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Massimo Filippini. Cefalonia. Occorre ricondurre la vicenda nei sui esatti termini
Massimo Filippini
Massimo Filippini 
19 Ottobre 2007
 

Ho letto su questo giornale la “lettera aperta” inviata nello scorso agosto ai massimi rappresentanti delle istituzioni da Marcella De Negri (figlia del capitano Francesco De Negri, fucilato a Cefalonia) e dal giornalista Franco Giustolisi (autore dell'Armadio della vergogna) a proposito delle, insoddisfacenti, -a loro parere- conclusioni del processo tenutosi in Germania, sulla strage di Cefalonia e concluso con due archiviazioni rispettivamente del dr. Stern a Monaco e del dr. Maas a Dortmund.

Quale Orfano anch'io di un Ufficiale fucilato dai tedeschi e primo ad essermi costituito Parte Civile per detto fatto oltre che autore di tre libri sulla vicenda e di conduttore -a mie spese- del sito www.cefalonia.it porto a vostra conoscenza la lettera che ho inviato il 3 settembre c.a. al Procuratore Militare della Repubblica in merito alla vicenda sulla quale in tanti parlano ma in pochi mi sembra abbiano compreso gli esatti termini giuridici ivi compreso il dato numerico delle Vittime enormemente gonfiato per dar vita ad un Mito sulla cui esistenza sono in molti a nutrire dubbi.

 

Ecco il testo della lettera:

 

«Latina, 3 settembre 2007

  

Egregio dott. Intelisano,

sono l’avv. Massimo Filippini figlio del magg. Federico Filippini, fucilato dai tedeschi a Cefalonia il 25/09/43 e dopo aver letto su Il Manifesto la Sua lettera del 30 agosto u.s. ritengo doveroso significarLe quanto segue:

 

- nel maggio 2003 incontrai il Procuratore di Dortmund dr. Maas all’Archivio dell’Ufficio Storico E.I. dove da molti anni svolgo ricerche documentali sulla vicenda di Cefalonia (sulla quale ho scritto 3 libri) ed egli mi suggerì di costituirmi Parte Civile per l’eventualità che fosse iniziata un’azione penale nei confronti di militari tedeschi ancora viventi di cui si fossero accertate responsabilità penali per quanto avvenne a Cefalonia, la qual cosa io feci ad agosto 2003;

- dopo tale data, pur avendo la Procura di Dortmund accusato ricevuta della mia Dichiarazione di Costituzione di P.C., non mi fu comunicato più nulla, neanche che l’istruttoria sulla fucilazione degli Ufficiali alla Casa Rossa (dove anche mio Padre fu assassinato) era stata stralciata e trasferita alla Procura di Monaco dove a settembre 2006 il procuratore Stern l’archiviò;

- conseguentemente io che ero stato il “primo” a compiere tale passo venni oscurato del tutto e i media continuarono ad additare come ‘UNICA’ Parte Civile Marcella De Negri orfana anch’essa di un Ufficiale, la quale si costituì Parte Civile dopo di me presso la Procura di Monaco dove, come ho detto, il procedimento contro l’unico imputato –l’ex s. ten. O. Mulhauser– non iniziò per la suddetta Archiviazione scatenando l’ira e le doglianze di costei e di altri soggetti tra cui i giornalisti Ambrosino e Giustolisi.

 

Tutto ciò io appresi esclusivamente dalla stampa – come risulta anche dall’articolo di G. Ambrosino dell’11 agosto scorso su Il Manifesto – fin quando il dr. Maas sanò l’irregolarità verificatasi e trasmise anche a Monaco la mia Dichiarazione di P.C. facendomi poi avere – per il tramite del mio legale tedesco BianKa Teuber – la copia del decreto di Archiviazione (48 pagine) da lui adottato l’8 marzo scorso a Dortmund.

Anche la Procura di Monaco, dal canto suo, ha provveduto in modo analogo inviandomi copia dell’Archiviazione del dr. Stern del settembre 2006.

 

Detti Documenti sono in mio possesso e, qualora Ella lo desideri, sono a Sua disposizione.

 

Con tale premessa, egregio dr. Intelisano, non intendo rivendicare una mia ‘primogenitura’ nel promuovere iniziative legali presso la Magistratura tedesca ma soltanto farLe presente di non essere l’ultimo arrivato in detta querelle in cui, tra l’altro, la mia esperienza o deformazione professionale che dir si voglia, mi ha portato a dare un giudizio positivo sulle due Archiviazioni poiché, ragionando sine ira ac studio e mettendo soprattutto da parte la mia qualità di parte lesa, mi sono reso conto dell’impossibilità per l’inquirente tedesco -come a suo tempo per quello italiano- di iniziare un’azione penale stante l’insormontabile difficoltà di accertare senza ombra di dubbio la responsabilità penale degli inquisiti aggravata, oltretutto, dalle gravi circostanze richieste per considerare il reato imprescrittibile.

Ciò dicendo, credo di essere in sintonia con quanto ella ha scritto e con il rilievo da Lei mosso all’altra parte civile nella sua lettera del 30 agosto u.s. a Il Manifesto.

 

Ma la questione -a mio parere- è ben lungi dall’essere stata definita poiché un altro suo aspetto va finalmente chiarito non solo ai fini di una sua retta comprensione dal punto di vista storico ma soprattutto per avere ben chiaro l’oggetto di un’eventuale nuova indagine istruttoria (come da Lei ventilato) che -rebus sic stantibus- sarebbe caratterizzata oggi come ieri dall’assoluta mancanza di un valido habeas corpus essendo stati i dati numerici dei Caduti nei combattimenti e soprattutto dei Fucilati dopo la resa, di gran lunga inferiori alle migliaia e migliaia di morti di cui con superficialità spesso voluta si è parlato in passato e si continua tuttora a fare stavolta però in completa malafede.

Infatti i miei studi e ricerche -ormai ben noti ai più- sfociati nell’ultimo libro edito nel 2006 I Caduti di Cefalonia: fine di un Mito che ho il piacere di inviarLe, sono in proposito eloquenti: le cifre dei Caduti o uccisi anche in modi violenti -ma pur sempre durante i combattimenti- ammontarono (e ciò è pacifico) a circa 1.300 militari per i quali il decesso avvenuto nella fase della battaglia (15-22 settembre) non è suscettibile ovviamente di dar luogo ad iniziative giudiziarie possibili solo in caso di rappresaglie o di eccidi indiscriminati compiuti dai tedeschi su nostri militari fatti prigionieri dopo la resa della Divisione avvenuta il giorno 24 settembre.

Di questi ultimi infatti non ne furono uccisi 5, 6mila o più -addirittura in un solo giorno (!) come si tramanda da decenni- ma a cadere furono principalmente gli Ufficiali contro i quali si indirizzò la rappresaglia tedesca che ovviamente coinvolse anche altri militari ma, nel complesso, i Fucilati dopo la resa non furono più di 350–400 in gran parte, come detto, Ufficiali (137 solo alla Casa Rossa) come è comprovato dai Documenti esistenti nell’Ufficio Storico dell’Esercito da me analizzati e riscontrati -con certosina pazienza- con molti altri già esistenti. Per inciso aggiungo che una lettera da me inviata al Ministro della Difesa ed ai capi di S.M. Difesa ed esercito sul delicato punto, a settembre 2006, non ha ricevuto risposta.

A scanso di equivoci ritengo doveroso aggiungere che da tale computo sono esclusi -perché non furono Vittime dei tedeschi- i circa 1.300 prigionieri affogati in mare durante il trasporto in Grecia e coloro (circa un migliaio) che successivamente morirono in prigionia essendo il luttuoso evento avvenuto fuori di Cefalonia.

È questo, a mio parere, il punto fondamentale che necessita di un approfondimento in un’eventuale nuova indagine in quanto -come Ella può ben immaginare- costituirebbe un non-senso giuridico oltre che un errore suscettibile di portare disdoro all’inquirente indagare su un fatto (l’eccidio di migliaia e migliaia di militari) non avvenuto nelle proporzioni -artatamente o meno volute- ma enormemente più limitato e relativo principalmente agli ufficiali: e chi scrive purtroppo ne sa qualcosa...

Detto questo, nel mentre rilevo che a Monaco l’inchiesta ha correttamente avuto ad oggetto un fatto accertato cioè la Fucilazione degli Ufficiali, altrettanto non può dirsi per l’istruttoria di Dortmund e per tutte le altre precedenti -sia tedesche che italiane- che basandosi su dati enormemente superiori a quelli reali si riferirono ad un eccidio di massa assolutamente inesistente.

 

Quanto sopra premesso e ritenuto Le rivolgo pertanto, egregio dr. Intelisano,

 

espressa e formale richiesta

 

di far sottoporre -se l’inchiesta su Cefalonia sarà riaperta- ciò che Le ho testé illustrato a specifiche indagini da parte del Suo ufficio e, per fornirLe ulteriori spunti, allego la seguente documentazione riservandomi, se del caso, di produrne numerosissima altra:

 

-Copia della lettera inviata al Ministro Difesa e capi di S.M. Difesa ed Esercito in data 26/09/2006 (rimasta senza risposta). (All. 1);

-Copia mio articolo “A Cefalonia non ci fu lo sterminio quasi totale della Acqui ma un’infame rappresaglia diretta contro gli ufficiali”. (All. 2);

-Copia mio articolo “Le FFAA su Cefalonia: non vedo, non sento, non parlo…” (All. 3);

-Sintesi -tratta dal web- del libro I Caduti di Cefalonia: fine di un mito. (All. 4).

-Lettere avv. Teuber alla Procura di Dortmund e al sottoscritto con relativa traduzione. (All. 5-6)

 

Nel dichiararmi a Sua completa disposizione -qualora Ella lo ritenga- Le invio rispettosi ossequi.

 

avv. Massimo Filippini»

 

 

Confido nella pubblicazione della presente in omaggio, se non altro, alla par condicio' di cui tanto si parla ma che raramente viene rispettata.

 

Massimo Filippini


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