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Vincenzo Donvito. Scuola e laicità. Meglio due bugie che una mezza verità…
01 Dicembre 2015
   

Firenze – Due episodi a breve distanza uno dall'altro ci fanno riflettere e valutare sul chi -noi “animali” civici- siamo e dove siamo finiti. Niente di meglio che farlo con la scuola, palestra per definizione e faro di fatto per ciò che avverrà nel prossimo futuro.

Abbiamo scelto due episodi sulla laicità e -soprattutto- sulle reazioni e -infine- su quel che resta nella nostra memoria e opinione (per coloro che -quest'ultima- hanno avuto la possibilità di farsela a fronte di una certa obiettività della conoscenza dei fatti).

Il primo episodio è fiorentino. In una riunione interclasse di un istituto superiore si era deciso di organizzare un’uscita didattica per andare a vedere una mostra, idea poi rientrata quando qualcun altro ha precisato che non era il momento, visto che si deve aspettare la programmazione di tutte le attività dell’anno. La mostra però, riguardava una serie di opere ispirate alla cristianità di alcuni grandi artisti, e un genitore particolarmente devoto a questa fede non ha trovato di meglio da fare che chiamare un suo amico giornalista e raccontargli una balla, cioè che la visita alla mostra era stata vietata per non turbare gli animi degli studenti non cristiani che sono nella scuola. Bufera fino ai piani alti delle istituzioni, inchiostro (come si diceva una volta) a ettolitri per biasimare il preside che aveva offeso la cristianità, e conseguenti comportamenti più o meno folkloristici di coloro che credono in questo modo di attirare e conquistare la fede dei dubbiosi (un metodo -discutibile anche da parte di molti religiosi- di praticare l'evangelizzazione).

Il secondo episodio è nella provincia milanese, Rozzano. Un preside ha negato l'autorizzazione perché alcuni genitori insegnassero canti natalizi cristiani durante la mensa. Anche qui, alcuni genitori, anch'essi particolarmente devoti a questa fede, con buoni amici giornalisti sono riusciti a trasformare l'episodio come se la negazione fosse per i festeggiamenti del Natale in generale per non turbare i non-cristiani, tralasciando il non-secondario fatto che la negazione riguardava il luogo (la mensa) in cui non si insegna la religione così come previsto nella didattica e il festeggiamento del Natale che, ovviamente, non può che essere di fede cristiana (altrimenti non sarebbe Natale….). Anche qui bufera fino ai piani altissimi delle istituzioni, essendosi pronunciato il Vaticano e il capo del Governo per deprecare quanto gli è stato riferito fosse accaduto.

Nel primo e nel secondo episodio, queste alte figure istituzionali che abitualmente fanno dimostrazione di laicità, pur -crediamo- avendo tutti gli strumenti per essere informati sulla reale portata di quanto accaduto, non hanno ritrattato quanto affermato. E, da osservatori quali siamo, almeno per ora, non ci sembra che la ritrattazione mediatica dei due episodi sia stata tale da far sì che ogni utente medio dell'informazione, sentendo queste importanti figure istituzionali, sia stato stimolato a sviluppare una propria opinione non dettata solo dalla mera e presunta appartenenza religiosa.

Diciamo “presunta” per un preciso motivo. Nel nostro Paese, si dice che i cattolici siano in una percentuale più vicina a cento che non cinquanta dell'intera popolazione; quando succedono episodi del genere, in un contesto globale di molti media scatenati nella caccia al musulmano che minerebbe le nostre tradizioni,1 il “piccolo cristiano” che è nascosto in ognuno di noi, anche il più dubbioso,2 un piccolo istinto di appartenenza colpita e minacciata lo sviluppa comunque. Ma poi -potrebbe pensare qualcuno- quando “il piccolo cristiano”, (e non solo) sa come veramente stanno i fatti, si ricrede… E proprio qui sta la capacità e volontà mediatica, politica e culturale dei distorsori di professione: quando tu distorsore dici a titoli cubitali che uno è cattivo e poi -forse- in dodicesima pagina sussurri che potrebbe anche non essere così, è altamente probabile che nella testa dei più -più o meno consapevolmente- resti solo buona parte di qanto gridato a titoli cubitali, andando a determinare il suo bagaglio di memoria e cultura. Invece di sviluppare il senso critico degli individui, li si considera solo come spettatori del proprio teatro. Il preciso contrario di quello che -a nostro avviso- dovrebbe fare l'informazione.

Et voilà, il gioco è fatto. I politici in cerca di visibilità per un loro presunto consenso legato ad alcuni elementi religiosi -forti della mediatica “caccia al musulmano”-, hanno ottenuto ciò che volevano. I media che volevano vendere di più hanno anch'essi ottenuto ciò che volevano: si sa, il malvagio, il peccato, la presunta trasgressione, stimolano i neuroni anche dei più disattenti.

Viviamo nell'epoca di “meglio due bugie che una mezza verità”. Anche perché la “mezza verita'”, non facendo appello alla pancia ma alla testa degli individui, potrebbe portare questi ultimi a pensare di più. E già sono in tanti a non volere che gli individui pensino, figuriamoci se questi tanti vogliano lasciare spazi perché possano farlo “di più”.

Il potere -fine a se stesso e alla propria ideologia- si basa proprio su episodi di questo tipo.

 

Vincenzo Donvito, presidente Aduc

 

 

1 Perché alcuni terroristi hanno deciso di sfogare il proprio istinto suicida facendo riferimento all'Islam piuttosto che -come si faceva un tempo- a qualche credo politico fideistico.

2 Come potrebbe essere altrimenti, visto che fin dall'asilo ci hanno insegnato a pregare davanti a Cristo in croce e poi, quando si è diventati grandi, ad ogni cerimonia importante a cui si assiste, c'è sempre un prete che benedice.


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