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Gianfranco Camero. Perché l'hanno ucciso dei palestinesi? 
La morte di Vittorio Arrigoni a Gaza
06 Agosto 2012
 

Lo scorso mese di maggio, presso “la Centralina” di Morbegno, ho presenziato ad un incontro commemorativo della figura di Vittorio Arrigoni, giovane attivista per i diritti umani da alcuni anni impegnato come volontario a Gaza, sequestrato e ucciso il 15 aprile 2011 da alcuni integralisti palestinesi guidati da un giordano.

Dopo un'introduzione degli organizzatori e la proiezione di un video di Al Jazeera dedicato all'attivista, ha preso la parola la madre di Vittorio, seguita poi dall'intervento di un partecipante ad una recente “visita guidata” nei territori palestinesi: nessun dibattito.

Sono rimasto sconcertato per il fatto che non uno dei presenti, almeno pubblicamente, si sia posto il problema del perché un simile esempio di solidarietà nei confronti della causa palestinese abbia trovato la propria fine per mano di militanti della stessa fazione.

Credo peraltro che in pochi sappiano che Arrigoni si era schierato con i giovani di Gaza che il 15 marzo 2011 avevano indetto una manifestazione interrotta da un brutale attacco della polizia di Hamas e ne aveva scritto il 17 marzo per Peace Reporter (reperibile sul sito di Guerrilla Radio) in questi termini:

[…] Verso le 14:15 e poi verso le 15 locali, di nuovo militanti pro governativi hanno cercato di infiltrarsi fra la folla pacifica di giovani, armati di bastoni e lanciando sassi. Ne è nato per alcuni minuti un furibondo parapiglia che ha visto alcuni feriti, finché i ragazzi sono riusciti a ricacciare indietro i facinorosi di Hamas dalla manifestazione. Alle 19 circa, quando ho lasciato Katiba square, la nuova Tahrir palestinese, la situazione era tranquilla: manifestanti e paramedici della mezza luna rossa avevano montato le tende e si preparavano per la notte. Molte famiglie con bimbi al seguito si susseguivano in visita l'accampamento dei giovani portando cibo, bevande calde e coperte. Meno di un’ora dopo Hamas decideva di terminare la festa a modo suo: centinaia di poliziotti e agenti in borghese hanno accerchiato l’area, e armati di bastoni hanno assaltato brutalmente i manifestanti pacifici, dando alle fiamme le tende e l’ospedale da campo. Circa 300 i ragazzi feriti, per la maggior parte donne, una decina con fratture. Per tutta la notte di ieri fuori dall'ospedale Al Shifa, nel centro di Gaza city, poliziotti arrestavano i contusi mano a mano che venivano rilasciati dal pronto soccorso. Molti gli attacchi ai giornalisti, ai quali sono stati confiscati telecamere e macchine fotografiche. Ad Akram Atallah, giornalista palestinese è stata spezzata una mano. Samah Ahmed, giovane collega di Akram, è stata colpita da un fendente di coltello alle spalle. Asma Al Ghoul, nota blogger della Striscia è stata ripetutamente percossa dagli agenti in borghese mentre cercava di soccorrere l’amica ferita. Le forze di sicurezza di Hamas hanno convogliato l’attacco nel centro della piazza Katiba, dove si concentrava il presidio delle donne, figlie e madri di una Gaza che hanno conosciuto la gioia della speranza di un cambiamento, per poi risvegliarsi alla cruda realtà dopo un breve sogno.

Cosa chiedevano i giovani del GYBO che avevano promosso la manifestazione? Ecco un passaggio del loro manifesto che si apre con queste parole: «Vaffanculo Hamas. Vaffanculo Israele. Vaffanculo Fatah. Vaffanculo ONU. Vaffanculo UNWRA. Vaffanculo USA! Noi, i giovani di Gaza, siamo stufi di Israele, di Hamas, dell’occupazione, delle violazioni dei diritti umani e dell’indifferenza della comunità internazionale!...» Qualche paragrafo più avanti si spiega il perché:

[…] Qui a Gaza abbiamo paura di essere incarcerati, picchiati, torturati, bombardati, uccisi. Abbiamo paura di vivere, perché dobbiamo soppesare con cautela ogni piccolo passo che facciamo, viviamo tra proibizioni di ogni tipo, non possiamo muoverci come vogliamo, né dire ciò che vogliamo, né fare ciò che vogliamo, a volte non possiamo neanche pensare ciò che vogliamo perché l’occupazione ci ha occupato il cervello e il cuore in modo così orribile che fa male e ci fa venire voglia di piangere lacrime infinite di frustrazione e rabbia! Non vogliamo odiare, non vogliamo sentire questi sentimenti, non vogliamo più essere vittime. BASTA! Basta dolore, basta lacrime, basta sofferenza, basta controllo, proibizioni, giustificazioni ingiuste, terrore, torture, scuse, bombardamenti, notti insonni, civili morti, ricordi neri, futuro orribile, presente che ti spezza il cuore, politica perversa, politici fanatici, stronzate religiose, basta incarcerazioni! DICIAMO BASTA! Questo non è il futuro che vogliamo! Vogliamo tre cose. Vogliamo essere liberi. Vogliamo poter vivere una vita normale. Vogliamo la pace. [...]

Per il suo sostegno ai ragazzi del GYBO, la credibilità di Arrigoni era stata messa in dubbio dal cosiddetto Campo Antimperialista, mentre questi suoi scritti gettano una luce sinistra sul funerale di stato organizzato da Hamas in sua memoria.

Premesso che non posso che apprezzare lo spirito internazionalista che animava Vik (come veniva chiamato) pur non condividendone la scelta di campo, è comunque difficile riuscire a capire come potesse conciliare la nonviolenza, a cui spesso si richiamava, con lo schieramento a fianco di Hamas (famosa la sua foto con il premier Haniyeh), un'organizzazione classificata come terroristica sia dagli USA che dalla UE e di cui si ricordano, ai tempi della presa del potere a Gaza, i massacri degli oppositori politici di Fatah. Mi chiedo se credesse davvero che la soluzione del conflitto mediorientale potesse passare attraverso la distruzione dello stato di Israele (come richiede lo statuto di Hamas) e quindi il lancio indiscriminato di migliaia di razzi ogni anno contro il suo territorio.

Dubito che con il processo iniziato a Gaza nel settembre scorso e affidato ad una corte militare si arriverà a conoscere la verità sull'omicidio di Vik: le ultime due recenti udienze non hanno avuto luogo poiché il presidente della corte risultava in “vacanza”. Smentendo gli impegni presi dalle autorità gli esiti dell'indagine non sono stati consegnati ai familiari di Arrigoni, gli imputati (alcuni dei quali risultavano sul libro paga di Hamas) prima confessano, poi denunciano la “forte pressione” degli inquirenti, poi ritrattano interpretando la parte dei giovani difensori delle tradizioni sociali minacciate da un presunto stile di vita troppo liberal di Vittorio e dichiarano: «Volevamo dargli soltanto una lezione, gli altri intendevano ucciderlo ma noi non lo sapevamo» (Il Manifesto, 13/04/2012).

Chissà se fra gli ultimi pensieri del povero Vik non ve ne sia stato uno che i suoi sodali considererebbero un tradimento.

 

Gianfranco Camero

(da 'l Gazetin, luglio-agosto 2012)


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