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Alejandro Torreguitart Ruiz. Il canto di Natale di Fidel Castro #4. 
L’ultimo dei tre spiriti
Lo spettro mostrò una gigantesca tomba di marmo bianco
Lo spettro mostrò una gigantesca tomba di marmo bianco 
22 Dicembre 2009
 

4 – L’ultimo

dei tre spiriti


Il fantasma avanzava lento e silenzioso. Quando gli fu vicino Fidel cadde in ginocchio, oppresso dalla cupa atmosfera che percepiva intorno a sé. L’apparizione era avvolta in un pesante mantello nero che le nascondeva la testa, il viso e il corpo intero, lasciando intravedere solo la mano tesa davanti a sé che distingueva la figura dalle tenebre della notte.

Fidel era intimorito da quella presenza, ma trovò la forza di parlare.

Sei il fantasma dei Natali futuri? – chiese.

Lo spirito indicò il cielo nero con la mano tesa.

Sei venuto per mostrare cosa sarà di me? Sei l’ultimo spirito e con te capirò come finirà la mia vita. Mi fai più paura dei tuoi predecessori.

Lo spettro non parlava. I suoi occhi scintillanti si intuivano appena dietro la copertura di una cappa nera. Fidel temeva cosa avrebbe potuto rivelare.

Portami con te. Sono disposto a vedere il mio futuro –, disse.

Lo spirito prese per mano Fidel e si alzò in volo, giunsero in una strada avanera, nei pressi del Cimitero Colombo. Due passanti parlavano.

Finalmente è morto e ci ha liberato dalla sua presenza.

Non ne potevamo più di sentirlo parlare e di leggere sempre le stesse sciocchezze.

Nessuno lo rimpiangerà.

Adesso che se n’è andato siamo liberi di scegliere la nostra strada.

La sua presenza era diventata un peso insopportabile. Bloccava ogni cambiamento.

Adesso sarà tutto diverso.

Fidel si rese conto che parlavano di una persona scomparsa e purtroppo comprese di essere il protagonista della discussione.

Quando è accaduto? – chiese.

Lo spettro mostrò una gigantesca tomba di marmo bianco, una statua che raffigurava un angelo con la spada, l’iscrizione evidenziava il nome di Fidel Castro, ma non si comprendeva il giorno e l’anno della morte.

Poco più avanti due commercianti discutevano tra loro.

Come è accaduto?

Lo sa soltanto Dio.

Forse adesso saremo liberi.

Lui è morto, portandosi via potere e tracotanza.

Lo spettro mostrò un funerale sfarzoso, l’esercito schierato, il fratello Raúl circondato dai ministri, una folla che gremiva la piazza in attesa del discorso commemorativo. Le persone fingevano commozione e trasporto, ma in realtà tutti si sentivano liberati da un peso, da una presenza ingombrante e insopportabile. Persino Raúl sorrideva in silenzio, pensando a tutto quello che avrebbe potuto cambiare senza il fratello, ai progetti che aveva in mente ma che non potevano svilupparsi.

Adesso che sei morto faremo come dico io… – mormorava.

Fidel lo udì in maniera distinta ed ebbe un moto di ribellione.

Sei sempre stato un vigliacco e adesso che sono morto tradisci la mia memoria e disprezzi chi ti ha dato il potere! – esclamò.

Nessuno poteva sentirlo. Era inutile parlare. Lo spettro allungò la mano verso il cielo e invitò Fidel a seguirlo. Lui doveva soltanto osservare.

Spirito, dimmi se posso cambiare il corso degli eventi. Ho capito che ho commesso molti errori, ma vedere queste cose e non poterle modificare serve soltanto a farmi soffrire.

Lo spirito calò la maschera e Fidel vide il volto d’un ragazzo che conosceva bene. Era lo spirito di Elvis Manuel, il cantante di reggaeton amato dai giovani cubani, morto naufrago nello Stretto della Florida mentre tentava di compiere il viaggio della speranza.

Sono uno dei tanti che hai sulla coscienza. Siamo morti in troppi per assecondare la tua sete di potere. Hai costruito una rivoluzione sui cadaveri. I miei sogni sono sprofondati in mare aperto, inghiottiti dai flutti, divorati dalla tempesta.

Fidel sembrava aver capito. I primi due spiriti avevano fatto la loro parte, ma il terzo assestava il colpo decisivo. Il vecchio comandante viveva nel suo cuore il dramma di un popolo, sentiva dentro di sé le drammatiche sofferenze di persone private della libertà e costrette a fuggire.

Spirito, è troppo per il mio vecchio cuore. Non voglio vedere altro. Dimmi solo che non è tardi per cambiare.

Lo spirito rimise il mantello sul volto, gli occhi scintillarono nel vuoto, una mano tesa indicò una strada percorsa da uomini e donne diretti verso il domani. Sembrava un quadro che dipingeva l’avanzata del popolo incontro al futuro, davanti a loro splendeva il sole, in sottofondo si udiva una canzone che parlava di libertà e di amore.

Non è mai tardi per scegliere la strada giusta –, disse lo spirito.

E scomparve nei primi bagliori del mattino.


Alejandro Torreguitart Ruiz

L’Avana, 1 - 8 dicembre 2009

Traduzione di Gordiano Lupi


4 - segue

(Brevi note biografiche dell'autore del racconto e dell'autrice delle illustrazioni sono riportate in calce al 1° capitolo)


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