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Platero y yo. Lunedì 5 Ovadia e Segre al 2° Concerto del CID Sondrio
31 Ottobre 2007
 

Circolo Musicale CID di Sondrio

47ª Stagione Concertistica 2007/2008

Secondo concerto

Lunedì 5 novembre

Sondrio, ore 21, Auditorium Torelli


  

PLATERO Y YO

 

MONI OVADIA

Voce recitante

 

EMANUELE SEGRE

Chitarra

 

PROGRAMMA

 

Mario Castelnuovo-Tedesco

Platero y yo

Asinografia

Platero

La Primavera

Amicizia

La Ninna-nanna

I Passeri

I Gitani


Carnevale

La Luna

Giuochi Dell’annottare

La Tisica

La Morte

Malinconia

 

Maurice Ravel

Pavane pour une infante défunte

(Trascrizione per chitarra sola di Mario Castelnuovo-Tedesco)

 

 

Moni Ovadia ed Emanuele Segre interpretano PLATERO Y YO

testo di Juan Ramón Jiménez

musica di Mario Castelnuovo-Tedesco per chitarra

 

L’opera del poeta spagnolo Juan Ramón Jiménez, premio Nobel per la letteratura, è dedicata alla storia dell’amicizia tra Platero - un asino -, e il poeta.

È un poema scritto in prosa, un componimento che evoca un mondo agreste in bilico tra fantasia e realtà, sullo sfondo del paesaggio andaluso. Il poeta fa riferimento alla vita e ai sentimenti dell’asino per conoscere e riflettere sulla natura e sul mondo degli uomini. In piccoli quadri, egli narra l’esistenza di Platero che, con il poeta, ripercorre le strade di Moguer - i luoghi della giovinezza di Jiménez - aiutandolo a ritrovare in questo viaggio il sentimento della vita.

Tra illusioni e certezze, l’asinello conduce il poeta nelle zone dove il mistero del vivere si ricompone e la poesia del tempo riesce a restituire il sentimento forte che scorre su cose umili e belle. Il fare poesia diventa qui ricerca della saggezza, che trova il suo centro in una accettazione della vita, capace di riconoscere come parte di sé anche il dolore e la morte.

 

Nato a Firenze nel 1895, Mario Castelnuovo-Tedesco divenne presto uno dei compositori più eseguiti e conosciuti della sua generazione. Fra i vari ‘grandi’ che frequentarono con amore la sua musica, si ricordano Toscanini, Heifetz, Piatigorski, Gieseking e Segovia. Dopo la promulgazione delle leggi razziali in Italia il compositore riuscì, con il sostegno di Toscanini e di Heifetz, a rifugiarsi con la famiglia negli Stati Uniti dove rimase fino alla morte, nel 1968.

Grazie alla sua fiducia nelle potenzialità espressive della chitarra, e anche all’amicizia e alla collaborazione con Andrés Segovia, Castelnuovo-Tedesco dedicò a questo strumento numerose composizioni.

Pur avendo scritto sempre in modo molto tradizionale, il musicista fu uno dei primi a comporre nel XX secolo un concerto per chitarra e orchestra. Inoltre, egli sperimentò audaci abbinamenti, proponendo per la chitarra combinazioni inconsuete come è nei casi del Romancero Gitano per coro e chitarra e di questo Platero y yo per voce narrante e chitarra.

Platero y yo – il delicato affresco che allinea centotrentotto liriche in prosa di Juan Ramón Jiménez – è una sequenza di ‘quadri narrativi’ nei quali il grande poeta spagnolo immagina di parlare con il suo asino. Di tali ‘quadri’ Castelnuovo-Tedesco ne scelse accuratamente ventotto, rivelando un talento magistrale nel trovare la misura per inserirsi con musica di eccellente fattura nella trama del capolavoro di Jiménez. Mario Castelnuovo-Tedesco ha concepito questa opera come melologo: il testo viene recitato seguendo la partitura musicale. Il dialogo tra il narratore e il musicista scorre intenso e la musica non si limita a un semplice commento, ma collabora con il testo alla creazione di un unico discorso poetico.

In questa serata, Moni Ovadia e io presentiamo tredici liriche, individuate fra le più rappresentative. Esse rispondono, in termini sia poetici che musicali, ai nostri gusti. La selezione comprende anche una lirica (con la quale Ovadia apre la serata) che Castelnuovo-Tedesco non musicò ma che appare particolarmente significativa.

La performance termina, in morte di Platero, con l’esecuzione della Pavane pour une infante défunte di Maurice Ravel, trascritta da Castelnuovo-Tedesco per chitarra sola: una trascrizione rimasta a lungo inedita, che mi fu affidata nel 1995, cioè nel centenario della nascita del compositore, da uno dei suoi figli

 

Emanuele Segre

 

 

Emanuele Segre

Ha eseguito concerti a New York, Los Angeles, Boston, Tel Aviv, Buenos Aires, Rio de Janeiro, Madrid, Roma, Istanbul, Varsavia, Seul. Definito al suo esordio americano «a musician of immense promise» (The Washington Post), ha suonato come solista con Yuri Bashmet e i Solisti di Mosca, con la English Chamber Orchestra diretta da Salvatore Accardo, la Rotterdam Philharmonic Orchestra, la European Community Chamber Orchestra, l’Orchestra da Camera Slovacca, la Süddeutsches Kammerorkester e quasi tutte le orchestre dei principali teatri italiani, da Trieste a Palermo, da Verona a Torino, Milano. Ha inoltre collaborato con l’Orchestra del Teatro alla Scala di Milano. Ha suonato in duo con Yuri Bashmet, Patrick Gallois e numerosi altri. È stato invitato a partecipare a prestigiosi Festival internazionali quale quello di Marlboro (USA), quello di Bratislava (Cecoslovacchia), le “Settimane Musicali Internazionali” di Napoli e il “Festival di Stresa”, le “Semaines Musicales de Tours” e il “Festival de Radio France et de Montpellier” (Francia), il “Festival di Bregenz” (Austria). Ha vinto numerosi concorsi, tra i quali, nel 1987 a New York, l’“East & West Artists Prize” che gli ha offerto il debutto alla Carnegie Recital Hall e il “Pro Musicis International Award”. Nel 1989 è stato selezionato per l’“International rostrum of Young Performers” dell’Unesco. Jean Françaix gli ha dedicato il suo concerto per chitarra e orchestra che egli ha anche inciso per la casa discografica Wergo. Segre ha registrato vari altri CD per la Delos, la Claves, Amadeus e altre case discografiche.

Nato nel 1965, ha studiato con Ruggero Chiesa al Conservatorio di Milano, dove si è diplomato con lode e menzione speciale, seguendo successivamente corsi di perfezionamento con Julian Bream e John Williams. Al Conservatorio ha studiato anche violino e composizione.

 

 

Moni Ovadia

Nasce a Plovdiv in Bulgaria nel 1946, da una famiglia ebraica sefardita, greco-turca da parte di padre, serba da parte di madre. Alla fine degli anni '40 si trasferisce a Milano con la famiglia.

Già negli anni del liceo comincia la sua attività artistica come cantante e musicista nel gruppo dell’“Almanacco Popolare” sotto la guida dell’etnomusicologo Roberto Leydi.

Dopo la laurea in Scienze Politiche nel 1972 fonda e dirige il Gruppo Folk Internazionale che si dedica allo studio della musica tradizionale di vari paesi, in particolare dell’area balcanica. Nel 1978 il gruppo cambia orientamento e diventa Ensemble Havadià, dedicandosi a musiche di propria composizione e sviluppando una forma inedita di concerto teatrale. In quegli anni alterna l’attività dei concerti con quella discografica anche come produttore.

L'attività di teatro vera e propria inizia nel 1984 quando avvia una serie di collaborazioni con numerose personalità della scena tra cui Pier’Alli, Bolek Polivka, Tadeusz Kantor, Giorgio Marini, Franco Parenti. E proprio per il Teatro “Franco Parenti” crea, in collaborazione con Mara Cantoni, lo spettacolo Dalla sabbia dal tempo in occasione del I “Festival di Cultura Ebraica” nel 1987. È questa per Moni Ovadia l’occasione di fondere le proprie esperienze di attore e di musicista, dando vita alla proposta di un “teatro musicale” lungo il quale ancora oggi opera la sua ricerca espressiva.

Nel ’90 fonda la TheaterOrchestra e inizia a lavorare stabilmente con il CRTArtificio di Milano che produce lo spettacolo Golem messo in scena con la collaborazione di Daniele Abbado. Dopo il debutto al Petruzzelli di Bari viene presentato con successo a Milano, Roma, Berlino, Parigi e New York.

Ma è con Oylem Goylem, una creazione di teatro musicale in forma di cabaret, che Ovadia si impone all’attenzione del grande pubblico. Oylem Goylem osannato dalla critica ha avuto oltre 800 rappresentazioni e nel 2005 uscira con Einaudi la sua ripresa su DVD.

Nel gennaio1995 crea con la collaborazione di Mara Cantoni Dybbuk, spettacolo sull’Olocausto che viene accolto come uno degli eventi più importanti della stagione teatrale. Sempre nello stesso anno con Pamela Villoresi - che ne firma anche la regia - debutta con lo spettacolo Taibele e il suo demone, una co-produzione CRTArtificio-Piccolo Teatro di Milano.

Rinnovando la collaborazione con il Piccolo Teatro e con Mara Cantoni, nel febbraio ’96 da vita allo spettacolo Ballata di fine millennio, grandissimo successo di critica e di pubblico, con il quale intraprende un’impegnativa tournée nelle principali città italiane.

Nel 1994 inizia il sodalizio artistico con Roberto Andò debuttando nell’opera multimediale Frammenti sull’Apocalisse di Daniele Abbado, Nicola Sani e dello stesso Andò presentato a Palazzo dei Diamanti di Ferrara, e in forma di spettacolo al Festival Roma Europa nel giugno1995.

Nel febbraio 1995 nasce Diario ironico dall’esilio scritto a due mani con Roberto Andò e coprodotto dal CRTArtificio e Teatro Biondo Stabile di Palermo.

Partecipa insieme all’attore tedesco Bruno Ganz al primo lungometraggio di Andò Diario senza date (Diary with no dates), presentato alla 51ª Mostra del Cinema di Venezia nella sezione Finestra sulle Immagini.

Da non dimenticare nell’90 Progetto Ritsos Delfi Cantata, ispirato al poeta greco Ghiannis Ritsos con le musiche di Piero Milesi e ripreso nel 1994 in una nuova edizione per il festival Suoni e Visioni di Milano .

Per le “Orestiadi” di Gibellina del 1993, a memoria del venticinquennale del terremoto che distrusse la valle del Belice, costruisce con la collaborazione di Studio Azzurro e le musiche di Alfredo Lacosegliaz Ultima forma di libertà, il silenzio ambientato nell’inquietante scenario del Cretto di Burri. Sempre per il Festival di Gibellina del 1996 partecipa allo spettacolo evento Pallida madre, tenera sorella con la regia di Piero Maccarinelli.

Nel 1997 per una coproduzione CRTArtificio-Stabile Biondo di Palermo mette in scena Il caso Kafka, ideato da lui e da Roberto Andò e diretto dallo stesso Andò.

Nell’ottobre 1998 ha presentato Trieste… ebrei e dintorni al Politeama Rossetti, uno spettacolo prodotto in esclusiva per il Teatro Stabile di Trieste e, nel novembre dello stesso anno, al Piccolo Teatro di Milano, Mame, mamele, mamma, mamà… scritto, diretto e interpretato da lui stesso e dalla sua TeatherOrchestra. Seguono nel dicembre '99 Jossl Rakover si rivolge a Dio tratto dall'omonimo libro di Zvi Kolitz e l'anno seguente lo spettacolo Tevjie und mir, uno studio libero ispirato al racconto Tevjie il lattivendolo di Sholem Alekem da cui fu tratto il musical Fiddler on the roof.

In seguito nella stagione 2002/2003 Moni Ovadia dirigerà ed interpreterà la prima messa in scena italiana di quel musical con il titolo Il violinista sul tetto.

Nel 2001 debutta con Il Banchiere errante, spettacolo semiserio sul denaro.

Nell'autunno 2003 crea dirige ed interpreta lo spettacolo L'armata a cavallo, un libero adattamento del testo omonimo di Isaak Babel. Questa produzione ha concluso la sua tournée a Mosca nel giugno 2005.

Per la stagione 2005-2006 crea lo spettacolo Es iz Amerike, un viaggio teatral-musicale sull’epopea ebraica nella cultura e nello show biz statunitense è stato presentato in anteprima al Mittelfest di Cividale del Friuli e sarà presentato nelle principali città italiane.

Il suo ultimo lavoro teatrale, attualmente in tournée nei maggiori teatri italiani, è di nuovo un lavoro in collaborazione con il regista Roberto Andò, dal titolo Le storie del sig. Keuner, una lettura e una libera interpretazione dei famosi testi di Bertolt Brecht in occasione del 50° anno dalla morte.

Le sue interpretazioni vocali e di narratore gli hanno permesso alcune collaborazioni con prestigiosi solisti ed enti classici; con il violinista Pavel Vernikoff allestisce il concerto-spettacolo Canti di Odessa ed è voce recitante nel brano “Trough Roses” di Marc Neicrug. Con il chitarrista Emanuele Segre interpreta Platero y Yo, testi del poeta spagnolo premio nobel Juan Ramon Yimenz e musiche di Mario Castelnuovo-Tedesco. Nel 2006 interpreta per il teatro Alla Scala di Milano la voce narrante ne Il sopravvissuto di Varsavia di Arnold Schönberg, sotto la direzione del M° Roberto Abbado.

L'attività di Moni Ovadia non si è limitata solo a quella teatrale: per il cinema ha prestato il suo volto partecipando a Caro Diario di Nanni Moretti e, con il ruolo di co-protagonista, a Facciamo Paradiso di Mario Monicelli. Di grande successo è la serie radiofonica per RAI 2, nella primavera del 1994, Note Spettinate, di cui è coautore e conduttore, rinnovando la collaborazione con Mara Cantoni. Nel luglio ’95 gli viene conferito dal sindaco di Firenze il “Sigillo per la pace”.

Premio speciale UBU 1996 per la sperimentazioni su teatro e musica.

Fra gli altri riconoscimenti, nel 2000 ha ricevuto il Premio Amelia, nel 2002 il Premio Palmi e nel 2003 il Premio Govi. Nell’autunno del 2005 gli verrà conferita la laurea onoris causa in filosofia dall’università di Pavia. Moni Ovadia è stato professore a contratto nell’Università di Padova e nel gennaio 2004 riceve l’incarico triennale di Direttore Artistico del prestigioso “Mittelfest” di Cividale del Friuli.

Moni Ovadia è anche noto per il suo costante impegno politico e civile a sostegno dei diritti e della pace ed è un punto di riferimento anche per le giovani generazioni. I suoi contributi in questo campo vengono pubblicati su riviste e quotidiani fra i quali: il Corriere della Sera, L’Unità, il Secolo XIX e il Mattino.

Numerosi i libri pubblicati: il primo, Perchè no? (Bompiani 1996) entra subito nelle classifiche dei libri più venduti come in seguito molte delle sue pubblicazioni. Seguono il testo integrale di Oylem Goylem (“I Miti” Mondadori 1998), l’autobiografia Speriamo che tenga (Mondadori 1998) il saggio sull’umorismo ebraico L’ebreo che ride corredato da un video antologico che propone frammenti tratti dalle opere teatrali di Ovadia (Einaudi 1998), Ballata di fine millennio, cofanetto libro + CD che propone testo e musiche dell’omonimo spettacolo (Einaudi 2000), il saggio Vai a te stesso (Einaudi 2002) ed infine il saggio Contro l’idolatria (Einaudi 2005), arrivato al terzo posto delle classifiche di vendita.

Moni Ovadia non ha limitato la sua attività musicale al teatro, ha interpretato anche alcuni CD con le musiche dei suoi spettacoli: Oylem Goylem, Dibbuk, Ballata di fine Millennio, Nigun. Nel 2005 con la sua Stageorchestra ha creato e inciso Kavanah, frutto di una lunga frequentazione dell’arte cantorale ebraica di cui M.O. da un’interpretazione inedita.

Moni Ovadia, oggi è considerato uno dei più prestigiosi e popolari uomini di cultura ed artisti della scena italiana, il suo teatro musicale ispirato alla cultura yiddish, che ha contribuito a fare conoscere e di cui ha dato una lettura contemporanea, è unico nel suo genere, in Italia ed in Europa ed ha un vasto pubblico di tutte le generazioni.

Da tre anni è direttore artistico del Mittelfest di Cividale del Friuli.

 

CID Sondrio


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Dir. responsabile Enea Sansi - Reg. Trib. Sondrio n. 208 del 21/12/1989 - ISSN 1124-1276 - R.O.C. N. 32755 LABOS Editrice
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