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Vincenzo Mastropirro: In ricordo di Alda Merini
Alda Merini e Vincenzo Mastropirro
Alda Merini e Vincenzo Mastropirro 
05 Novembre 2009
 

Era il lontano 4 settembre 1996 e sul pianoforte avevo poggiato il libro Ballate non pagate di Alda Merini. Avevo comprato quasi tutti i libri pubblicati dalla poetessa e conoscevo la sua poetica intrisa con il sapore forte della sua vita.

Mi siedo e cominciai a suonare e di getto le parole che erano stampate sulla copertina della collana di poesia detta “bianca” della casa editrice Einaudi, prendevano corpo in un canto etereo.

Apro la sigaretta” fu la prima poesia che divento canto.

L’appuntai sul pentagramma e cominciò a balenarmi l’idea di scrivere un progetto basato su quel libro. Lo leggevo e rileggevo decine di volte al giorno e sceglievo il suono che le stesse poesie mi sussurravano facendo diventare il mio corpo un grande orecchio sensibile al suono di quelle parole.

Lentamente la parola scritta diventava sempre più canto.

 

Un giorno trovo sull’elenco telefonico di Milano l’indirizzo di Alda Merini e le spedii una cassetta dove avevo registrato cinque brani con un registratore di bassa fedeltà.

Passa una settimana e squilla il telefono.

Pronto, sono Alda Merini parlo con Vincenzo?”

Dopo un attimo di apnea, col cuore in gola mi venne il fiato per dire “sì”.

Non ebbi il tempo di realizzare ma lei mi diceva che quello che aveva ascoltato le piaceva molto e m’incoraggiava a scrivere ancora. Mi parlò di Taranto e della sua disavventura manicomiale in quella città, del poeta Pierri e di un altro sacco di cose. Disse di tenerla aggiornata e mi salutò.

Quasi non ci credevo ma era tutto vero.

 

Verso la fine dell’aprile 1997 avevo scritto undici brani che arrangiai per soprano e un ensemble di sette strumenti.

Proposi il progetto al direttore artistico del Festival Internazionale Time Zones, Gianluigi Trevisi che con coraggio accettò di programmarlo per il Festival di quell’anno.

Telefonai ad Alda e le dissi che per ottobre si faceva il concerto in un teatro storico Kismet di Bari.

Era tutto organizzato Alda in scena con me e il gruppo per la Prima di BALLATE, fu questo il titolo che diedi al progetto, semplicemente Ballate.

Provammo tutto a puntino ma l’imponderabile, due giorni prima Alda mi telefona e dice che la sua salute non va bene e che non poteva affrontare quel viaggio, che la Puglia le ricordava Taranto e la brutta esperienza del manicomio.

Mi crollò il mondo addosso. Cercammo di spostare il concerto ma non ci fu verso. Suonammo senza la sua presenza.

 

Fu un concerto indimenticabile, suonammo da dio, come si suol dire e fu registrato tutto.

 

Quel concerto volevo farlo diventare un CD. Ci pensavo spesso ma non era facile. Con Alda mi sentivo per telefono, la salutavo ogni tanto senza essere appiccicaticcio. La sua notorietà cresceva per via delle presenze al “Maurizio Costanzo Show”.

Un giorno le chiesi se avesse voluto registrare alcune poesie che avevo musicato per inserirle nel CD che volevo pubblicare. Aveva avuto alcune disavventure con la salute ma un giorno di luglio di quell’anno mi diede un appuntamento. Presi il treno e andai a Milano a casa sua ai Navigli.

Suonai alla porta ma non rispondeva nessuno. Dopo un po’ vidi venire con passo lento da lontano una donna che sembrava Alda Merini. Era Alda Merini: la poesia avvolta in una nuvola di fumo.

Siamo vicini e mi dice: “Vincenzo?!? Bel ragazzo!!” Rimango sconcertato, quasi ammutolito. Saliamo nella sua casa, posa la stecca di sigarette che aveva appena comprato e mi chiede di accomodarmi, ma le sedie erano tutte occupate da una infinità di cose. Sul tavolo e su tutti i ripiani dei mobili non c’era spazio per poggiare niente. L’unico posto libero era lo sgabello del pianoforte messo sotto al piano verticale che sembrava il solo oggetto distinguibile. Al muro c’erano articoli di giornali, foto che la ritraevano in tante pose tra cui una foto, ma grande, in cui era distesa sul letto col seno nudo e l’immancabile sigaretta. Mi sembrava di stare in un film di Federico Fellini. Straordinario ed eccitante.

L’istinto fu quello di sedermi al piano e cominciare a suonare.

Cosi feci suonai e cantai “Apro la sigaretta”… bella – disse – continua e cantai “Cavernicola come sono”… e poi “Ti prego lasciami andare”… tre delle poesie tratte da Ballate non pagate.

Dopo la musica cominciammo a parlare e facemmo una lunga chiacchierata. Volle sapere del CD e le feci sentire un brano del concerto di Bari. Parlava parlava, praticamente mi raccontò della sua vita. Aveva una umanità straordinaria, non mi conosceva ma raccontava di tutto. Era leale, appassionata, vera. Poi si decise e mi regalò quattro poesie che lesse come solo lei sa fare. Registrai tutto sul mini cd anche parte della conversazione che custodisco gelosamente.

 

La giornata scorreva e l’invitai a pranzo ma non volle uscire di casa. Prima di lasciarmi mi regalò la foto che c’era sul muro, quella di cui ho raccontato, era del fotografo Grittini che le aveva dedicato una personale. Mi scrisse una dedica sul retro e insistette affinché la portassi con me. Non nego che l’emozione era a mille. La salutai e uscii di casa felice.

 

Uno dei giorni più belli della mia vita? Sì.

 

Portai quella foto, grande come un quadro, in un sacchetto di plastica nero che mi diede lei stessa da Milano a Bari. Quella notte in treno non dormii quasi per niente. Avevo la Merini con me, ma per davvero, dovevo proteggerla.

 

Nelle settimane successive, contattai alcune case discografiche indipendenti e la Phoenix Classics di Montebelluna del patron Giovanni Bettin rispose positivamente.

A Natale 1999 usci il CD “BALLATE”- versinmusica- poesie di Alda Merini, musica di Vincenzo Mastropirro.

 

Negli anni successivi, lei era spesso in TV trattata da prima donna meritandosi tutta quell’attenzione dopo gli anni bui del manicomio. La sua arte riconosciuta da tutti fu sottolineata da importanti premi e fu spesso segnalata per il Nobel. Una voce importante della poesia del ‘900.

 

Si pubblicavano libri suoi ad un ritmo elevato e avevo sentito di altri progetti poetico-musicali fatti da gente nota e meno nota e non volli insistere più di tanto nel telefonare. Mi disse che moltissimi bussavano a casa sua per tanti motivi diversi ed ecco che per evitare di essere invadente e anche perché la vita ti porta a voltare pagina, ci siamo sentiti sempre più di rado.

Comunque il mio lavoro sulla sua lirica oltre che sul CD è scolpito nel mio cuore con la passione che mi contraddistingue.

 

Oggi primo novembre 2009 la morte di Alda Merini nata il 21 marzo del 1931 coincide col mio pianto.

 

Ciao Alda sarai sempre con me, sempre.

 

Vincenzo Mastropirro


(In TELLUSmostre-Biografie per immagini la collaborazione Merini/Mastropirro)


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