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Yoani Sánchez. E adesso che cosa accadrà?
15 Aprile 2009
 

Dal blog Generación Y

14 aprile 2009

 

 

¿Y ahora qué?

La pelota está en terreno cubano después que Obama la lanzara ayer anunciando nuevas flexibilizaciones en su política hacia Cuba. Los jugadores del lado de acá parecen algo confundidos, dudando entre recoger la bola, criticarla o sencillamente ignorarla. El contexto  no podía ser mejor: la fidelidad al gobierno nunca había parecido más dañada y el fervor ideológico no había estado –como ahora– tan en el piso. Encima de eso, pocos se creen todavía el cuento del poderoso vecino que vendrá a atacarnos y la mayoría siente que esta confrontación ha durado demasiado tiempo.

La próxima jugada le toca al gobierno de Raúl Castro, pero presiento que nos quedaremos esperando. Debería “despenalizar la discrepancia política”, lo que dejaría sin efecto –inmediatamente– las largas condenas de cárcel de quienes han sido castigados por delitos de opinión. La pelota que desearíamos que él lanzara es la de abrir espacios para la iniciativa ciudadana, permitir la libre asociación y –en un gesto de suma honestidad política– poner su puesto a disposición de unas verdaderas elecciones populares. En un osado salto sobre la cancha, “el eterno segundo” tendría que atreverse a dar algo más que un ramo de olivo. Esperamos que elimine las restricciones migratorias, que ponga fin a ese negocio extorsionador en que se ha convertido el permiso para salir o para retornar a la Isla.

El juego se volvería más dinámico si dejaran al pueblo cubano tomar la voluble pelota de los cambios. Muchos la golpearíamos para que termine la censura, el control estatal sobre la información, la selección ideológica para ocupar ciertos empleos, el adoctrinamiento en la educación y el castigo al que piensa diferente. La lanzaríamos para que nos dejen navegar en Internet sin páginas bloqueadas o para que en los micrófonos abiertos podamos decir la palabra “libertad” y no ser acusados –por ello– de hacer “una provocación contrarrevolucionaria”.

Varios nos hemos bajado de las apartadas gradas, desde donde mirábamos el partido. Si el gobierno cubano no recoge la pelota, hay miles de manos dispuestas a usar nuestro turno de lanzamiento.

 

Yoani Sánchez



E adesso che cosa accadrà?

La palla è passata a Cuba dopo che ieri Obama l’ha lanciata annunciando nuovi ammorbidimenti nella sua politica verso Cuba. I giocatori della nostra sponda sembrano un po’ confusi, incerti se raccogliere la palla, criticarla o semplicemente ignorarla. Il contesto non potrebbe essere migliore: la fedeltà al governo non è mai parsa così in ribasso e il fervore ideologico non è mai stato tanto a terra. Soprattutto, sono in pochi a credere ancora alla storia del potente vicino che ci attaccherà e la maggior parte della popolazione sente che il confronto è durato sin troppo.

La prossima giocata tocca al governo di Raúl Castro, ma presumo che l’attenderemo invano. Dovrebbe “depenalizzare la differenza politica”, cosa che lascerebbe senza effetto - immediatamente - le lunghe pene detentive di coloro che sono stati puniti per reati di opinione. La palla che desideriamo veder lanciare a Raúl Castro è quella di aprire spazi per l’iniziativa cittadina, permettere la libera associazione e - in un gesto di grande onestà politica - mettere il suo posto a disposizione di vere elezioni popolari. Con un audace ingresso in campo, “l’eterno secondo” dovrebbe azzardarsi a consegnare qualcosa in più di un ramo d’olivo. Attendiamo che elimini le restrizioni migratorie, che metta fine a quell’attività taglieggiatrice che è diventata la concessione del visto per uscire e rientrare sull’Isola.

Il gioco diventerebbe più dinamico se lasciassero prendere al popolo cubano la volubile palla dei cambiamenti. Saremmo in molti a colpirla per far terminare la censura, il controllo statale sull’informazione, la selezione ideologica per occupare certi impieghi, l’indottrinamento nell’educazione e la punizione per chi non pensa in modo conforme. Lanceremmo la palla per la libertà di navigare su Internet senza pagine bloccate e per poter pronunciare la parola “libertà” a microfoni aperti senza rischiare l’accusa di fare “una provocazione controrivoluzionaria”.

In molti siamo scesi dai gradini appartati dai quali guardavamo il partito. Se il governo cubano non raccoglie la palla, ci sono migliaia di mani disposte a utilizzare il nostro turno di lancio.


Traduzione di Gordiano Lupi


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