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Ernesto Morales. Fare opposizione a Cuba
24 Maggio 2010
 

E. Morales – Reinaldo, parliamo delle attività che si possono considerare apertamente di opposizione. Molti cubani che dissentono dalle direttive del Governo, in maniera totale o parziale, non rispettano e non si fidano del lavoro degli attivisti e dei partiti di opposizione che esistono sull’Isola. Non reputano credibili le loro azioni. A tuo parere come si può giudicare l’opposizione che esiste oggi a Cuba?

 

R. Escobar Ti parlerò al plurale perché su questo tema io e Yoani siamo perfettamente d’accordo, mentre su altri aspetti le nostre opinioni divergono. Per prima cosa noi non ci siamo mai definiti oppositori. La nostra auto definizione, dopo esserci lambiccati a lungo il cervello in cerca della migliore, è quella di cittadini indipendenti. Io sono un cittadino indipendente. Sono una persona che ha scelto di agire soltanto come uomo libero. Se al Governo e alle autorità del paese dove vivo molesta che io mi comporti da uomo libero, che mi reprimano. Ma non mi sento un oppositore, perché secondo me un oppositore è una persona che ha una piattaforma programmatica, che ha un partito e un obiettivo politico, e non è il nostro caso. Io sono un disgustato. Un non conforme. Ma non sono un oppositore. In questo momento il paese è malato, e l’opposizione non può essere la sua sola parte sana. Citando una frase importante del nostro amico Dagoberto Valdés, ti dico che qui è accaduto un profondo danno antropologico, che colpisce ogni sfera della società. Questo è certo. Tuttavia, anche se ammettiamo questo, non può esistere un’opposizione sana in un posto dove le persone per esprimere un’opinione divergente devono agire contro la legge. Molto tempo fa scrissi un articolo intitolato Le spine del denaro, dove toccavo questo tema e dicevo che non si può fare politica senza risorse economiche, perché è impossibile fare politica se non puoi stampare un documento, viaggiare per il territorio, contattare persone tramite Internet… La politica costa denaro come qualsiasi altra attività umana. Questo Governo proibisce le gestioni economiche private per poter sopportare i costi della politica, quindi chi svolge attività politica può scegliere tra non ricevere finanziamenti o rinunciare a fare politica. Per questo motivo i gruppi di opposizione, presto o tardi, si vedono obbligati a chiedere aiuti. Da dove vengono questi aiuti? Logicamente dall’estero.

 

Y. SánchezCome una volta Fidel Castro ricevette aiuti provenienti da milionari cubani residenti all’estero, piccoli gruppi messicani, Carlos Prío Socarrás… Come prima aveva ricevuto aiuti José Martí, che aveva raccolto fondi per fare politica tra i coltivatori di tabacco di Tampa…

 

R. Escobar Il denaro ha inevitabilmente avvelenato le attività dell’opposizione. E l’ha fatto per la semplice ragione che non esiste possibilità di tenere i conti con chiarezza come li tengono tutti i partiti del mondo, siano o meno di opposizione. Qualunque partito del mondo ha finanze trasparenti, persino in una pagina web si può leggere: Abbiamo ricevuto 50 pfenings dalla Fondazione X. Visto che qui non è possibile una simile trasparenza, anche l’opposizione ha avuto diversi problemi per colpa del denaro. Un altro fattore di cui si parla molto, ed è un problema reale, è quello della mancanza di unità dell’opposizione. Il nostro paese ha avuto una disgrazia che si chiama caudillismo. Ascolta bene cosa ti dico: a quanto ne so tutti gli oppositori vogliono l’unità, ma tutti la vogliono intorno a loro. E in questo modo non può arrivare molto lontano nessuna attività politica seria.

 

Y. SánchezIn un paese dove lo Stato ha il monopolio dell’attività legislativa, dei mezzi di informazione, della polizia politica (che è sempre nelle mani dello Stato ma nel nostro caso esiste una notevole sproporzione tra il numero degli abitanti e quello delle persone impiegate nella polizia politica, che in realtà è la Sicurezza di Stato), in un paese con queste caratteristiche è molto difficile non subire conseguenze negative se non fai parte del sistema. È molto difficile svolgere un lavoro di opposizione e di critica radicale, senza essere distrutto socialmente. All’interno dell’opposizione abbiamo il lavoro sistematico di persone che si infiltrano per minare dalle fondamenta movimenti nati in maniera spontanea: gli infiltrati creano conflitti artificiosi e finiscono per distruggere i movimenti di opposizione. Cominciano a tirare fuori una serie di prove che in un paese normale non convincerebbero l’opinione pubblica, ma che in un paese disinformato come il nostro ottengono il risultato voluto. Per assurdo, cominciano a dire che chi si mette le dita nel naso ha il frigorifero pieno oppure è gay, e subito rendono pubbliche le presunte prove per distruggere la morale di certe persone, senza concedere loro il benché minimo diritto di difesa. Ricordo un altro atto abominevole: la pubblicazione di un libro intitolato El Camaján, per distruggere la figura dell’oppositore Elizardo Sánchez Santa Cruz. Il libro racconta la storia di una persona viva, residente in questa città, rende pubblico il suo telefono e per oltre cento pagine rende protagonista il dissidente, senza riportare una sua testimonianza. Si tratta di un vero e proprio sopruso, una vergogna su carta stampata: un giornalista firma un libro che ha come tema una persona vivente senza farle neppure un’intervista. Un’altra cosa: da molti anni in quest’Isola si usa mettere nello stesso sacco persone i cui lavori, principi, persino metodi, sono diversi, soltanto perché divergono dalle posizioni ufficiali. Nello stesso sacco del governo finiscono persone come Ventura Novo, Posada Carriles, e Yoani Sánchez. Tutto questo è aberrante. Non puoi mettere sullo stesso piano Ángel Santiesteban, che ha criticato usando le parole, che ha raccontato in maniera molto dura la realtà, incluso la Cuba carceraria, con una persona che svolge attività politica o addirittura con un terrorista. Non è possibile! La parola è un’altra cosa. Non si possono mettere sullo stesso piano chi mette una bomba per uccidere persone e chi scrive ciò che vede e che sente, oppure difende con le parole le cose in cui crede. Io soffro sulla mia pelle questa stigmatizzazione. Chi è Yoani Sánchez? È una cronista che racconta cose che non ci piacciono, quindi Yoani Sánchez è una terrorista, è una mercenaria, è il diavolo. Con un simile meccanismo di diffamazione è molto difficile avere giudizi obiettivi su chi fa opposizione. Ci hanno avvelenato il cervello. Da bambini sentivamo gridare nei confronti di certe persone epiteti offensivi come traditori e vermi, poi abbiamo conosciuto quelle persone e ci siamo resi conto che erano soltanto giovani irrequieti che qualche volta avevano indossato dei jeans o un paio di orecchini. Per questo adesso non mi lascio impressionare dalla propaganda negativa: cerco di conoscere la persona, sapere se vale o se non vale, ma voglio farlo da sola.

 

R. Escobar Sul lavoro dei partiti di opposizione ti faccio un esempio per analizzare fino a che punto sono privi di libertà e di diritti. Io non credo che gli Stati Uniti siano un modello perfetto di democrazia, credo che anche loro abbiano molti problemi, ma ricordo con stupore quando il presidente Nixon dovette dimettersi perché si scoprì che aveva fatto spiare la sede del Partito Democratico a Watergate. Mi domando come possa essere ammissibile che a Cuba il Governo possieda un apparato organizzato per infiltrarsi nei partiti politici di opposizione. Da noi viene considerata normalissima un’attività di spionaggio che negli Stati Uniti fece dimettere il presidente. Io dico sempre che se avessi l’opportunità di stare 5 secondi davanti alle telecamere della Televisione Cubana, so bene ciò che direi. Mi sto preparando da tempo un discorso, nel caso che - un giorno o l’altro - quei 5 secondi arrivassero davvero. Ho persino ridotto il mio discorso a 3 secondi. Mi basterebbe dire: Depenalizzare le divergenze politiche. Tutto qui. Quando depenalizzi le divergenze devi far scomparire la polizia politica, come una volta è successo con il personale destinato a perseguire e ad arrestare chi possedeva dollari quando a Cuba era proibito. Ho avuto la curiosità di andare a leggere il Decreto Legge che depenalizzava il possesso di dollari, che venne reso pubblico un 13 di agosto. Ricordo che tra i motivi inclusi nel preambolo per giustificare questa depenalizzazione, si diceva: per liberare da un lavoro eccessivo polizia e tribunali che si occupavano di questo delitto. Come dire: non si presuppone che le persone abbiano il diritto a possedere ogni tipo di moneta, ma soltanto che è preferibile far risparmiare lavoro a chi era deputato a perseguire questo tipo di illegalità. Allo stesso modo, il giorno in cui depenalizzeranno la divergenza politica, tutto ciò che va sotto il nome di Sezione 21, o come la chiamano nei loro codici interni, dovranno dedicarsi a cose più utili come perseguire i narcotrafficanti o i prosseneti. Nelle mie fantasie, quando verrà decretata la depenalizzazione della divergenza politica, la prima cosa che accadrà è che ci renderemo conto di dove si trova davvero l’opposizione. Perché? Perché per essere oppositori oggi a Cuba bisogna avere una certa dose di irresponsabilità. Anche per fare quello che facciamo noi bisogna essere un po’ irresponsabili, perché uno sa che sta mettendo immediatamente in pericolo la stabilità della sua famiglia. Se uno non dovesse rischiare la stabilità della sua famiglia per realizzare un certo tipo di attività politica contraria a quella del Governo, questa cosa spingerebbe persone di altra natura a occuparsi di politica. E ciò porterebbe aria nuova nell’opposizione che non sarebbe composta soltanto da kamikaze e da persone dotate di un coraggio incredibile, ma anche da persone comuni. E quando ti parlo di consentire la divergenza politica porto il discorso alle estreme conseguenze, perché a me piacerebbe vedere alla Televisione Cubana e in tutti i mezzi di comunicazione, persone che difendono la posizione che Cuba debba essere annessa agli Stati Uniti, idea che non condivido e che mi sembra un’atrocità. Quando vedrò un individuo con una bandiera americana insieme alla cubana, difendendo questa posizione, allora potrò dire: è stata depenalizzata la divergenza. Un professore di Economia all’Università che per dieci anni ha elaborato un programma socialdemocratico dirà: bene, se lasciano parlare lannessionista senza metterlo in prigione o allontanarlo dal lavoro, anch’io posso esprimere la mia idea senza correre rischi. In quel momento ci renderemo conto di quali sono i veri programmi alternativi. Per questo è così importante che esista la possibilità di divergere senza sostenere alcun costo. Perché oltre al diritto proprio di ogni essere umano a esprimersi liberamente, potranno venir fuori le soluzioni per risolvere quasi tutti i problemi.

 

(Pare proprio che siano giunti entrambi al nucleo centrale delle loro idee. Si muovono in questo dialogo come pesci nell’acqua)

 

Y. SánchezIn questo paese esistono slogan molto ripetitivi e una persona deve imparare a difendersi da loro. A me dicono: Tu non proponi soluzioni, e io rispondo che non sono una specialista. Soltanto osservo la realtà e partendo da impressioni epidermiche mi faccio delle opinioni su quel che vedo. Ma non ho le soluzioni perché non sono specialista in Economia, non sono laureata in Agricoltura e non so come far progressi in Biochimica. Ma possiedo un Abracadabra che non fallisce mai: Lasciate esprimere le persone e le soluzioni verranno fuori. Non le possiedo, ma so da dove vengono. Perché così come io stessa posso avere alcune soluzioni per l’uso di Internet, potrà venir fuori un altro con la soluzione al problema delle caffetterie piene di mosche e senza prodotti da vendere, altri ancora potranno far sì che l’agricoltura produca ciò che manca. Pertanto credo che questo richiamo alla critica costruttiva, vale a dire se non porti le soluzioni non parlare, sia solo un modo per dire adeguati e stai zitta.

 

Ernesto Morales

ernestomorales@gmail.com

Traduzione di Gordiano Lupi

 

12. Segue alla prossima puntata...


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