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Kandinsky→Cage: Musica e Spirituale nell’Arte 
A Reggio Emilia, ancora fino a domenica
21 Febbraio 2018
 

Ancora pochi giorni (l'esposizione chiude domenica 25 febbraio), a Reggio Emilia nella sede di Palazzo Magnani, per chi ancora non avesse visitato la grande mostra dal titolo KandinkyCage e lo Spirituale nell’arte” (catalogo Skira), a cura di Martina Mazzotta, su arte e musica che parte da Kandinsky e approda a Cage. Dove le nozioni di interiorità e spirituale vengono indagate come temi aperti, capaci di raccogliere molte suggestioni. La freccia del titolo indica la direzione per compiere un viaggio polisensoriale attraverso un capitolo importante della storia dell’arte. Arte-musica-spirito si allineano in un percorso che, oltre ai maggiori nuclei dedicati ai due artisti presenti nel titolo, mostra le opere e le vite di protagonisti dell’arte e della musica che con loro si sono venute a intrecciare. L’occasione è offerta dalla celebrazione del ventesimo anniversario della Fondazione Palazzo Magnani, a Reggio Emilia, in quella che fu la dimora di città del collezionista, filantropo e musicologo Luigi Magnani, autore fra l’altro di libri bellissimi e fondamentali come Proust e la Musica o Goethe, Beethoven e il demonio. Questa mostra-viaggio permette di contemplare con l’occhio alcuni capolavori e al contempo di attivare l’orecchio nell’ascolto delle musiche ad essi abbinati, ovvero si è invitati a connettere in maniera intuitiva suoni e visioni sostando sotto “campane sonore” che avvolgono come in un cilindro acustico il visitatore: in alcuni casi, la sinestesia si può sperimentare anche in maniera tattile (alcune opere sono state realizzate in copia per essere toccate, in collaborazione con l’UICI), oppure addentrandosi in vere e proprie stanze che offrono installazioni immersive. Tanti inoltre gli eventi collaterali a far da corredo alla mostra con concerti, laboratori e conferenze diffusi su tutto il territorio.

Se si pensa bene, non vi è grande artista visuale del XX secolo che non abbia in qualche modo dialogato con la musica, l’arte senza oggetto e spirituale per eccellenza. Il processo di distruzione della tonalità, d’altra parte, si è sviluppato in parallelo con la nascita dell’arte astratta che ha riguardato simultaneamente più centri d’Europa, nonché Mosca e poi gli USA. Il contesto da cui questa mostra prende le mosse è quello dell’astrazione spirituale portata avanti da Wassily Kandinsky che nel 1912 pubblicava il famoso libro Lo Spirituale nell’arte.

Kandinsky parte dai colori. Anzi dall’accostamento dei colori con i suoni musicali.

Nello Spirituale nell’arte fa corrispondere il giallo alla tromba. “l’azzurro al flauto, al violoncello, al contrabbasso e all’organo, il verde al violino”. Sostiene che “il rosso richiama alla mente le farfalle, il rosso di cinabro la tuba o il cembalo, l’arancione una campana di suono medio o un contralto che suoni largo”. Che “il viola suona come un corno inglese, o come i bassi dei legni”.

Tra ‘800 e ‘900, in particolare nei paesi di lingua tedesca, il culto di Goethe, il wagnerismo, le scoperte scientifiche (dalla disgregazione dell’atomo alla teoria della relatività ristretta), la teosofia, la filosofia di Schopenhauer e di Nietzsche fanno sfondo a un clima culturale unico e irripetibile. Il ricorso alla tradizione mistica, occidentale come orientale, pare accomunare molti ambiti del sapere. Si assiste infatti a una vera e propria spiritualizzazione dell’arte che pone in primo piano la dimensione dell’interiorità dell’individuo e elegge le arti, nella loro unione, la sede privilegiata di idee universali. La mostra introduce Kandinsky attraverso il suo rapporto con Wangner, con i lubok, con Klinger e con Čiurlionis – lo straordinario e misterioso musicista e artista lituano che è molto raro poter vedere dal vivo – fino alla presenza imprescindibile dell’amico Schönberg, divenuto in seguito maestro di Cage. I rapporti tra le arti, la musica e la spiritualità vengono letti in Kandinky – di cui sono presenti una cinquantina di opere – attraverso la teoria dell’Empatia (Einfühlung), che allora come oggi invita lo spettatore ad attivarsi a livello psico-fisico di fronte all’opera e a divenire ri-creativo. Anche dopo il trauma della guerra, seppur in termini diversi, queste istanze restano feconde: la straordinaria serie degli acquarelli per Quadri di un’esposizione, per esempio, racconta come dalla musica di Musorgskij, ispirata a propria volta dalla visita di una mostra di Kandinsky avesse potuto realizzare nel 1928 uno spettacolo teatrale astratto. Due grandi compagni del Blaue Reiter particolarmente legati alla musica sono qui colarmente legati alla musica sono qui celebrati: si tratta di Paul Klee e di Marianna Warefkin, la gran dama di questo viaggio, di cui sono presenti in mostra opere bellissime.

Si passa poi al Dopoguerra: oltre alla scultura in musica di Melotti e alla pittura Jazz di De Stael (entrambe cari a Magnani), si riscopre dopo 33 anni lo spettacolo con musiche di Berio Moduli in viola. Omaggio a Kandinsky di Giulio Turcato.

Un’altra inedita scoperta è rappresentata da Oskar Fischinger, pittore cineasta, autore negli anni ’30 di opere “pre-pop” che intrecciano Kandinsky con Walt Disney, nonché con alcuni capitoli più belli di quel capolavoro del cinema di animazione che fu Fantasia, del 1940. A Fischinger, divenuto in seguito maestro di Cage, si attribuisce l’affermazione secondo cui «nei suoni si cela l’anima degli oggetti inanimati». L’ampia sezione finale dedicata a John Cage vuole illustrare la parabola creativa del geniale musicista, artista, poeta e pensatore. Consonanze e dissonanze collegano le sue opere allo spirituale nell’arte così come formulato da Kandinsky e dagli altri protagonisti. Si può sperimentare il ritorno all’armonia dell’artista immergendosi in una ricostruzione in miniatura del Teatro Valle che ospita lo spettacolo con danza Ocean. Si può rivivere la poetica del silenzio, legata ai quei famosi 4’33” che ancora oggi destano scalpore, immergendosi in una vera e propria stanza anecoica e priva di cromie (dove troneggia una tela bianca dell’amico Rauschemberg), nella quale lo spettatore non potrà che fermarsi un tempo zero e ascoltare il proprio respiro, il proprio sangue che circola, i battiti del nostro cuore.

La si può ben illustrare con questi passi de Lo spirituale nell’arte di Kandinsky:

Il bianco ha il suono di un silenzio che improvvisamente riusciamo a comprendere.

È la giovinezza del nulla, o meglio un nulla prima dell’origine, prima della nascita. Forse la terra risuonava così, nel tempo bianco dell’era glaciale.

 

Maria Paola Forlani


Foto allegate

Marianna Warefkin
Paul Klee
Oskar Fischinger
Giulio Turcato
John Cage
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