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Donatello. Restauro dei rilievi dei pulpiti nella chiesa di San Lorenzo a Firenze
06 Novembre 2017
 

Restaurati con sapienza dall’Opificio delle Pietre Dure sotto la direzione di Maria Data Mazzoni, i rilievi in bronzo di Donatello anziano che compongono i pulpiti in san Lorenzo a Firenze si offrono ora nella piena e completa visibilità della loro qualità artistica e intensità devozionale.

Ormai vecchio e malato, l’artista riceve dall’antico amico Cosimo de’ Medici l’incarico di realizzare i due pulpiti per la chiesa di famiglia, San Lorenzo. Donatello vi lavora fino alla fine dei suoi giorni: dopo la sua morte, a quanto sembra, non erano ancora stati installati in loco, Donato deve aver plasmato i modelli in cera e poi lasciato la fusione ai collaboratori.

I Pulpiti sono decorati con scene della Passione e della Resurrezione realizzate in bronzo a bassorilievo. Nella parte superiore il fregio sembra essere successivo alla fase donatelliana, così come i rilievi in legno che chiudono l’antico accesso ai pulpiti stessi. Le due tribune sono però identiche: differenti le dimensioni, la ripartizione delle scene.

Il pulpito meridionale è più corto ma più alto. I lati maggiori sono divisi in due scene: queste hanno inizio dalla Orazione nell’Orto, sul lato posteriore, cui seguono sul lato est: Cristo davanti a Pilato e Caifa; su quello frontale: Crocifissione e Compianto; sul lato ovest: Sepoltura. Il resto è completato dai rilievi secenteschi in legno con la Flagellazione e San Giovanni Evangelista.

Le scene meno conosciute, come Cristo davanti a Pilato e Caifa, presentano l’ormai sperimentato gioco fra una parte superiore dominata dal fondale prospettico e la parte inferiore popolata di figure. In quest’ultima porzione non vi è più nulla di ordinato: i personaggi affollano la scena uno accanto all’altro e, spesso, uno sopra l’altro. Possiamo solo intuire che i momenti sono due, appunto Cristo davanti a Pilato e davanti a Caifa, e riconosciamo la volta a botte cassettonata presente già a Padova nel Miracolo della mula. A causa della vicinanza con l’opera padovana, questa porzione della decorazione viene considerata quella che Donatello eseguì per prima. Nelle scene dal soggetto più intenso del pulpito sud di San Lorenzo, eseguito come quello nord per Cosimo il Vecchio, Donatello impiega un registro espressivo carico di accentuazioni drammatiche. I giochi prospettici degli interni sono quasi abbandonati e la sua attenzione si concentra sul tema da rappresentare.

Nel caso della Deposizione, l’artista fiorentino riprende l’idea, utilizzata anche a Padova, di rappresentare il corpo di Cristo parallelo al sepolcro. Il corpo sembra pesantissimo e appare singolarmente umana la posizione che raffigura la testa riversa all’indietro retta tramite il lenzuolo da Giuseppe d’Arimatea.

Tutta la parte centrale vede uomini e donne intenti nella dolorosa operazione funebre. Tra queste, colpisce la nostra attenzione la figura di spalle (Nicodemo probabilmente) piegata in avanti nell’atto di reggere le gambe di Gesù: era dai tempi di Giotto che non si vedeva un personaggio all’interno della scena dare le spalle allo spettatore nascondendo del tutto il volto in modo così composto.

Poco dietro il sepolcro si scorgono le Marie piangenti: in quest’occasione Donatello rispolvera l’antica tecnica dello “stiacciato” per acuire il senso del dramma, disegnando appena queste figure che sono dotate di un rilievo quasi impercettibile.

Ai lati della scena, come negli altri riquadri, Donatello ha posto sulle colonne delle figure che in qualche modo hanno il ruolo di intermediari fra lo spazio reale, quello dello spettatore, e quello rappresentato. Queste due figure sono senz’altro opera di Bartolomeo Bellano, uno degli scultori che aiutò il maestro nelle operazioni di modellato e di fusione. La sua mano è infatti riscontrabile anche nella scena narrativa, ad esempio nella figura barbuta di destra, ma la qualità generale e l’impostazione spaziale sono da tutti considerata opera di Donatello in persona.

Assieme al pulpito sud, quello posto a nord nella chiesa di san Lorenzo rappresenta l’ultima commissione prestigiosa giunta dai Medici. Nonostante in uno dei medaglioni compaia l’iscrizione «OPUS DONATELLI FLO», l’opera è da considerarsi essenzialmente un prodotto di bottega: vecchio e malato, Donatello deve aver svolto un ruolo essenzialmente progettuale, lavorando sui modelli di cera in sito.

Al contrario del pulpito posto a sud, le scene raffigurate sui lati lunghi sono tre: da una parte sono visibili la Discesa al Limbo, la Resurrezione e l’Ascensione; sui lati corti la Pentecoste e le Pie donne al sepolcro; sulla facciata posteriore il Martirio di San Lorenzo, completato dagli intagli lignei seicenteschi con Cristo deriso e San Luca.

La scena del Martirio di San Lorenzo è l’unica a soggetto non cristologico del ciclo ed è un evidente omaggio al santo cui era dedicato il tempio mediceo. Qui le forme sono esasperate dai gesti e dalla violenza commessa. Domina la scena, ricordando le battaglie di Paolo Uccello, il boia che con una lunga tenaglia costringe Lorenzo sulla graticola. Quest’ultimo ha i tratti del volto sconvolti dal dolore e non sembra provare conforto alcuno dall’angelo che accorre per portargli la palma del martirio.

 

Maria Paola Forlani


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