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Guido Scaramellini. Terra di Gordona
18 Luglio 2008
 

Guido Scaramellini

Terra di Gordona

Comune di Gordona 2008, pagg. 194


L’elegante volume, edito dal comune di Gordona e scritto dal presidente del Centro di studi storici valchiavennaschi, prof. Guido Scaramellini, ripercorre la storia del territorio gordonese, citato per la prima volta in due pergamene degli inizi del XIII secolo, quando già esisteva il castello di Segname con la torre sul monte che domina il Piano di Chiavenna e, mediante segnalazioni, metteva in comunicazione la rocca di Chiavenna con il castello al porto della Riva di Mezzòla.

Si parla anche dei feudi tenuti nel Medioevo dal vescovo di Como, come quello nella frazione di Coloredo, indicata nel 1247 come “corte franca”, e delle chiese e oratori, a partire da quella di San Martino, già presente nel 1319, come riporta il testamento di Giovanni Pestalozzi, e ristrutturata verso la metà del Seicento. Tra le opere d’arte di maggior pregio che si conservano nella chiesa, si segnala la pala dell’altare maggiore raffigurante San Martino a cavallo che taglia il mantello al povero, eseguita nel 1705 da Salvatore Bianchi di Fogliaro di Velate. Dello stesso periodo sono i confessionali, il tempietto sopra il fonte battesimale e la cantoria con la cassa dell’organo, realizzati in noce da Giovanni Albiolo di Bellagio. Preziosi i doni dei Gordonesi emigrati, tra il XVI e il XVIII secolo, a Palermo e, soprattutto, a Napoli: il Tesoro della collegiata è tra i più importanti della Valchiavenna.

Oltre al complesso fortificato di Segname, a Gordona sorgeva un castello sulla collina di Santa Caterina, oggi costellata dalle cappelle settecentesche della Via Crucis, sulla cui sommità sorge ancor oggi la chiesetta fatta costruire alla metà del Trecento dal vescovo Bonifacio da Modena, il cui stemma è scolpito in una lapide in marmo bianco di Musso, murata sopra il portale di facciata.

Altri capitoli sono dedicati all’emigrazione, che portò alla costituzione nel Cinquecento di una Società dei fratelli benefattori napoletani, e agli alpeggi della val Bodengo, dove un architrave in legno in una cascina presso la chiesa di San Bernardo porta incisa la data 1559. L’autore parla anche degli Ordini della comunità, delle guerre e delle pestilenze del Seicento, della popolazione, dei cognomi e delle frazioni del comune, così come del complesso agricolo fortificato della Cesura, costruito a partire dal 1673 dalla figlia del podestà di Bondo, vedova di un Pestalozzi, e della separazione di Menarola dal comune gordonese nel 1756. Non è tralasciata neppure la storia più recente del paese con l’apertura nel 1860 di una scuola pubblica e, mezzo secolo dopo, della latteria sociale, tuttora attiva, o della fondazione nel 1908 della banda musicale, di cui quest’anno ricorre il centenario.

A completamento dell’opera, oltre alle numerose illustrazioni a colori, ogni capitolo è accompagnato da una serie di schede su vari argomenti e curiosità legate al territorio considerato. Tra questi la casa seicentesca fatta costruire nella frazione di Cimavilla dall’arciprete Giorgio Riva di Laglio sul lago di Como, l’oro e l’argento trovato nella valle della Forcola, la cascata della Boggia visitata nel 1816 dal viceré Ranieri, i lupi e gli orsi in val Bodengo, il console Domenico Guglielmotto imprigionato nel forte di Fuentes, un processo alle “gattane”, i Gordonesi nella storia, il futuro re di Francia Luigi Filippo d’Orléans che dormì in un fienile a Gordona, la corrispondenza tra don Guanella, l’arciprete Giovanni Battista Persenico e l’ingegnere agrimensore Agostino Tabacchi, nonché le usanze, il costume tipico del paese, la füghiascia, i crotti e il nuovo stemma di Gordona.

 

Cristian Copes

(per 'l Gazetin, estate 2008)


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