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Genialità, follia, e sregolatezza: Filippo Tommaso Marinetti 
di Stefano Bardi
08 Dicembre 2016
 

Son passati ormai 107 anni, da quel lontano 1909, anno in cui comparve nello scenario letterario e intellettualistico italiano, il Manifesto del Futurismo, ideato e scritto dal poeta e drammaturgo Filippo Tommaso Marinetti (Alessandria d’Egitto, 22 dicembre 1876 – Bellagio, 2 dicembre 1944). Per il Marinetti, in questo primo manifesto, la morte era qualcosa di eroico, mentre invece la vita, qualcosa che si deve rintracciare nel gesto, ovvero ancora, nell’azione estremamente energica, impercettibile, e smargiassa. Lo spirito guerrigliero è personificato con il bellicismo, il sacrificio, e con il desiderio di sangue dei libertari. Secondo il Marinetti, la modernità, deve essere obbligatoriamente sottomessa e schiavizzata dalle automobili, dalla velocità, dalla potenza, e dal sangue. In questo Manifesto futurista, sono attaccate ferocemente le arti scultoree e quelle figurative, viste come arti inutili, insensate, e prive di valori e principi educativi. Inoltre, anche i Musei e le Biblioteche, sono istituzioni da distruggere, poiché antiquate e contro la velocità della macchina. In particolar modo, l’arte umanistica deve essere obliata e annebbiata, come lo deve anche essere, la reminiscenza del tempo che fu. Per Filippo Tommaso Marinetti, solo la guerra conta, poiché essa è l’unica cura per il Mondo, ovvero, è vista come l’unico strumento utile, per creare la potenza; e inoltre, è qualcosa da contemplare e “divinizzare”. Andando ancora più nel dettaglio, la guerra è considerata come uno shampoo igienico, il quale proprio come un normale shampoo, purifica il genere umano dall'antiquato moderatismo. Guerra che deve condurre, al dinamismo e al martirio volontario. Guerra come vita e sviluppo, mentre invece quiete come decomposizione e patimento etnico. In poche parole, la guerra è una grande avventura, che è decantata dal Marinetti attraverso uno stile e un vocabolario parolibero, composto da grafismi, onomatopee, e invenzioni linguistiche. Per questo scrittore, il vitalismo estremo e il martirio, si devono concretizzare con la violenza e con il coraggio di spirito. Un Futurismo, che deve uccidere la spazio-temporalità e deve far rinascere l’Uomo, il quale non deve essere più suggestionato dalle reminiscenze del passato.

Nel 1912 esce il suo secondo capolavoro, ovvero, il Manifesto tecnico della letteratura futurista. La letteratura deve abolire e uccidere, l’aggettivo e l’avverbio, e così facendo può totalmente contemplare e divinizzare la carnalità e la meccanicità dell’esistenza. È in questo manifesto del 1912 che verranno teorizzate le “parole in libertà”, le quali, secondo il Marinetti, permettono la “comunicazione senza fili”. La letteratura è intesa da Filippo Tommaso Marinetti come accettazione e ricreazione, delle infinità esistenziali e delle deformabilità perspicaci. Con questo manifesto, vuole salvare un eloquio chiarissimo e una personale scrittura. Questo secondo manifesto si basa su tre grandi aree critico-letterarie. La prima tratta la rapidità d'archiviazione degli accadimenti, ovvero lo smembramento e la duplicazione delle sensazioni sensoriali, collegate alla velocità del movimento degli oggetti o dell'osservatore. Tutto questo può verificarsi, solo ed unicamente con la distruzione della grammatica, che per il Marinetti simboleggiava la morte sensazionale e sentimentale. In particolar modo, è la punteggiatura che deve essere uccisa, poiché il suo stile è un organismo che si crea e rigenera da solo. La seconda area riguarda la varietà sensoriale e i mezzi di copiatura, delle sensazioni. Si attuano attraverso tre modalità, che sono l'onomatopea diretta imitativa elementare realistica (specchio della verità), l'onomatopea indiretta complessa analogica (velocità e macchina), e le onomatopee astratte (sentimenti ed emozioni). La terza e ultima area si applica con l'analogia disegnata, ovvero, attraverso l'incontro e la fusione di un segno iconico figurativo e un segno simbolico, proprio come dimostra la poesia Bombardamento o Il palombaro dell'amico Corrado Govoni.

 

Accanto al Marinetti teorico di letteratura c'è anche il poeta e scrittore di teatro, ma iniziamo con calma dalla poesia, attraverso la raccolta poetica Peso+Odore e il poema Zang Tumb Tumb. In queste particolari opere di poesia, vengono decantate le gesta della Grande Guerra, attraverso immagini raffiguranti onomatopee e parole, vuote di una solida semantica. In particolar modo, nel poema Zang Tumb Tumb, vengono decantate le vicende della Guerra balcanica (1912-1913), cui il Marinetti prese parte come corrispondente del giornale Gil Bals. L'intero poema è costruito attraverso connessioni grammaticali e pause espositive. Il tema principale del poema è composto dal dinamismo molecolare e dall'oceanicità della materia. In particolar modo analizza il DNA della molecola, dopo la sua immediata esplosione. Il principale scopo di questo poema è quello di copiare gli accadimenti sonori della realtà, attraverso le diversità glottologiche, che cercano – inutilmente – un'altra realtà. Questi accadimenti sonori, inoltre, non sono rappresentati solo con suoni e rumori, ma anche e soprattutto con effetti visivo-figurativi. I personaggi umani presenti nel poema, si trovano in uno stadio fra il sonno e la veglia, in cui si potrebbe vivere, nell'assoluta verginità e naturalità.

 

Tuffiamoci ora nel suo teatro, ricordando il suo primo capolavoro che è Simultaneità, in cui è rappresentata la vita di una brumosa famiglia borghese e di una cocotte. In quest'opera, le azioni sono sostituite e soppiantate dai momenti e i protagonisti, si trasformano nel significato. Inoltre sono avvolti e abbracciati da un'atmosfera ascetica e surreale, ma comunque imparziale, dove però la magia è l'unica via per la creazione.

Un altro capolavoro che merita di essere ricordato, è il dramma per oggetti Il teatrino dell'amore. Tragicità delle cose, che, cerca di fondersi con la narrativa-base, la quale è composta da ombre realistiche usuali. Dramma psicologico e che rappresenta l'inutilità della lusinga amorosa. L'opera marinettiana fu ed è tutt'ora rivoluzionaria, poiché fu la prima opera ad introdurre e usare i protagonisti indefiniti, anticipando in questo modo quello che farà Luigi Pirandello nel dramma Sei personaggi in cerca d'autore. Accanto ai personaggi indefiniti, quest'opera è stata la prima a rimodulare e drammatizzare le più oscure e mortali sensazioni ed emozioni umane. Accanto a quest’opera, dobbiamo ricordare anche il capolavoro Un chiaro di luna. Un dramma composto da simboli, con due giovani innamorati, che all'improvviso sono fuggevolmente toccati da un ciccione, il quale provoca nella giovane coppia un stato d'animo di paura. Tutto è metafora è metafora e simbolo in quest'opera, ma a guardare bene non tutto lo è, poiché il ciccione è la rappresentazione carnale e psicologica della giovane coppia nel loro lontano futuro.

Andiamo avanti e ricordiamo il grande capolavoro Il tamburo di fuoco, in cui il linguaggio è eternamente abbruciacchiato, infuocato, nervoso, ed esclamativo. Non protagonisti per intero, ma solo ombre che emanano, forze e tristezze. Un fuoco che simboleggia la lotta della luce contro le tenebre. Il principale tema sviluppato da Filippo Tommaso Marinetti è quello dello sviluppo tecnologico, rappresentato attraverso la dipartita del protagonista principale. Per quanto riguarda il teatro marinettiano, concludo con gli ultimi due capolavori, che meritano di esseri ricordati, che sono Prigionieri e Vulcano. Il primo è composto da otto summe avvinghiate con accadimenti privi di legami veri, esteriori, e privati, eppure quest'opera simboleggia la parabola del cammino esistenziale dell'Uomo. Il secondo capolavoro, invece, riprende la tematica etica, spirituale, e sacrale legata al fuoco.

 

Termino questo mio articolo con un genere poco conosciuto del Marinetti, che è l'Aeropoesia. Genere che si basa su un'opera fondamentale, che è il Dizionario Aereo composto insieme al pilota, pittore e grafico pubblicitario Fedele Azari. Attraverso quest'opera, la coppia Marinetti-Azari volle imporre l'introduzione di lessemi aerei, nella lingua e grammatica italiana. Aeropoesia che voleva declamare la summa del Mondo, distruggere e uccidere il tempo attraverso le parole fuse, unire le percezioni alle figure geometriche, ecc. Aeropoesia che ci ha donato due bellissime opere, che sono L'Aeropoesia del golfo di Spezia e il Poema africano della Divisione “28 ottobre”. Nella prima opera, sono trattati i temi dell'erotismo e del sesso meccanizzato; e viene distrutta la spazio-temporalità, attraverso l'utilizzo di lessemi. Principale scopo dell'opera è quello di dare voce al linguaggio degli aerei e del loro controllo dell'aria. Gli accadimenti assumono la forma di incorniciature e fotografie caotiche, che esaltano e contemplano l'atomismo marinettiano. Accanto a queste incorniciature e fotografie, sono presenti anche delle ombre antropomorfiche e puerili. Nel Poema africano della Divisione “28 ottobre” ritorna la guerra, la quale essendo accelerata dalla macchina sveltisce e diminuisce l'energia cattiva, riuscendo così a prolungare ed elargire, la gioia. Un poema, in cui c'è anche un aspetto sacrale, attraverso il misticismo linguistico e la confessione rivelatrice. Seppur questo poema è avvolto da atmosfere oscure e colme di sangue, riescono comunque ad affacciarsi, dei caldi e affettuosi sentimenti umani.

 

Stefano Bardi


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