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Luciano Curreri. Per una notte d'amore e altri racconti 
Piccoli capolavori di Émile Zola: divertitevi!
30 Maggio 2012
 

Émile Zola

Per una notte d'amore e altri racconti

Prefazione di Pierluigi Pellini

Traduzione di Paolo Fontana

MUP Editore, Parma 2012, pagg. XXVII-216, € 19,00

 

Per farvi correre tutti a leggere questo bel volumetto che inaugura - insieme a A casa del diavolo di Evgenij Zamjatin, Debite proporzioni di Andrea Menetti, Viaggio in Palestina di Matilde Serao - una nuova collana della MUP, “Petitó”, basterebbero un paio di incipitarie osservazioni del partecipe prefatore, Pierluigi Pellini, in Italia, oggi, il lettore di Zola (ideatore e curatore dei “Meridiani” allo scrittore francese dedicati, certo, ma, come dire, critico zoliano per vocazione, che fa di Zola un grimaldello per guardare alla modernità tutta, comprese le sue più o meno depistanti derive critiche, impegnate, dei nostri giorni): «la disposizione dei testi [della raccolta] non risponde a criteri cronologici [...] ma a una deliberata, quasi anarchica strategia della variatio [...] quanto di più lontano dalla rigorosa compattezza tonale di quasi tutti i romanzi zoliani. Ne nasce perciò una raccolta miscellanea e centrifuga, che dà la misura di quel che Zola avrebbe potuto fare se non avesse deciso di diventare Zola» (p. IX).

Insomma, divertitevi, cari lettori, perché avete a disposizione piccoli capolavori che vi mettono sotto gli occhi le censurate, ma mai sopite, nostalgie romantiche di Zola (vena bucolica, racconti di veglia...) da un lato, e la sostanziale continuità fra Naturalismo e Décadence (femmes fatales...) dall'altro. Basta con quel monolite di Zola, così freddo, dogmatico, privo di ironia e autoironia. Ben venga, invece, l'Émile Zola che si contraddice, in un certo senso, tra teoria e pratica e in anni densi e cruciali per la costruzione della sua identità di scrittore, che poi, come ogni altro uomo (e forse più di ogni altro uomo), è in continua lotta con se stesso, col suo progetto, con la sua vita. Certo, ci sono punti fermi, tra racconto e romanzo, e sono tali da farci apprezzare Zola oggi come ieri: «la centralità della vita dei sensi, il riscatto del corpo, delle sue indomabili pulsioni - forse l'elemento più autenticamente sovversivo, rispetto alla morale dell'epoca: Zola si richiama a Rabelais [...] ma annuncia il Novecento» (p. XVIII). Leggendo alcuni di questi racconti, cui auguro nuova fortuna editoriale nel bel paese, e ripensando a certi romanzi zoliani, consiglio a Pierluigi Pellini di togliere il «forse».

 

Luciano Curreri


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