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Primarie PD. Michele Serra e Khaled Fouad Allam: “Perché no a Pannella?”
28 Luglio 2007
 

Due, tra le tante dichiarazioni e opinioni raccolte in queste ore da Radio Radicale ci sembrano cogliere meglio di altre, il senso politico sia delle primarie (quello che dovrebbero essere e non sono) e della candidatura di Marco Pannella. La prima è di Michele Serra, che ha preso parte alla trasmissione “Paura genera censura” con Oliviero Toscani. Dice Serra: «Mi sembra che le primarie del Partito Democratico abbiano un eccesso di preparazione a monte. Dovrebbero essere superlibere, aperte a più candidati possibili. Designare a tavolino dei candidati, escludendone degli altri, al di là della vicenda Pannella che conosco poco, mi sembra un errore. È una cosa che scoraggia gli elettori. È molto pericoloso pilotare le primarie in partenza. Di fronte alla prima volta che sembra che il rapporto tra elettori ed establishment di partito possa modificarsi, i dirigenti politici dovrebbero approfittarne, spingere l’acceleratore. Invece niente. È sbagliato fare delle primarie pilotate, persino pensando di fare calcoli di potere, perché ne esce fuori una leadership indebolita».

«Perché no a Pannella?», si chiede Khaled Fouad Allam (foto), parlamentare del centro-sinistra. «Queste primarie devono avere un ventaglio di candidati i più diversi ed eterogenei possibile, e che vinca il migliore. Io dico che fa bene avere una candidatura dirompente. È come in una grande orchestra, dove per costruire una grande armonia c’è bisogno di aggiungere note ad altre note. Il messaggio che è insito nella sua candidatura è un messaggio che occorre saper leggere: la necessità di innovazione, e il timore sproporzionato che vedo di fronte a questa candidatura dimostra che non si è capito questo messaggio. Questo paese soffre di una specie di paralisi. Questa candidatura aiuterebbe a riflettere sul fatto che questo Partito Democratico dovrebbe essere la cinghia di trasmissione per il cambiamento di questo paese».

E ora registriamo la risposta burocratica e stolida, da apparatchik del sinedrio che si è proclamato detentore di regole, e di quello che si può e deve fare per poter concorrere alle primarie. In una risposta all’editoriale di Piero Ostellino sul Corriere della Sera, Maurizio Migliavacca, Antonello Soro e Mario Barbi riconoscono – bontà loro – che la questione «è tutta politica»; per poi aggiungere: «È Pannella che deve dimostrare di fare sul serio». Perché? C’è una volta che Pannella non abbia fatto sul serio? I tre premettono che «la democrazia non significa assenza di regole, ma un quadro di regole e di impegni condivisi, e questo vale anche per le candidature». E anche qui: ricordare a Pannella e ai radicali cosa sia la democrazia, e che questa postuli regole e non la sua assenza, è qualcosa tra l’umoristico e l’offensivo; ma passiamoci sopra. Andiamo al cuore della questione che viene posta: «DS e DL, i partiti promotori del PD, hanno deciso di sciogliersi. Altri aderiscono a titolo individuale o come organizzazioni che si sciolgono nel PD: Pannella ad oggi è dirigente di una forza politica che ha percorso, nel centrosinistra, una strada alternativa al progetto del PD, investendo sulla Rosa nel Pugno. Se Pannella vuole aderire al PD lo faccia, lasciando i radicali italiani, o promuovendo il loro scioglimento nel Partito Democratico».

No, non è un piano di discussione e confronto accettabile. Si è riconosciuto prima che la questione è politica, e dunque, se è tale, di politica e di politiche si parli e si discuta. Il leguleismo non conduce da nessuna parte. I termini politici li ha per esempio posti Gianfranco Spadaccia ieri in un editoriale pubblicato su Il Riformista: la candidatura di Pannella pone «Problemi politici a un riformismo che voglia essere protagonista di vere riforme», dal ruolo del laicismo ai diritti civili, dalla riforma dell’economia e del Welfare, alla liberalizzazione della società e dello Stato; e che pone problemi di «concezione e di funzionamento di un partito e di partiti che vogliano essere non chiusi nelle loro identità ideologiche, ma democratici e laicamente aperti al confronto».

È questo confronto che si vuole evitare, questo è il nodo della questione che si cerca di eludere affidandosi ai verboten burocratici e ipocriti. Sono verboten mortificanti, avvilenti. Ma se c’è chi spera di risolvere in questo modo la questione, si sbaglia di grosso. Pannella e i radicali sono di dura cervice. Ne dovranno prendere atto, e se ne dovranno fare una ragione.

 

Gualtiero Vecellio

(da Notizie radicali, 27 luglio 2007)


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