Venerdì , 29 Marzo 2024
VIGNETTA della SETTIMANA
Esercente l'attività editoriale
Realizzazione ed housing
BLOG
MACROLIBRARSI.IT
RICERCA
SU TUTTO IL SITO
TellusFolio > Diario di bordo
 
Share on Facebook Share on Twitter Share on Linkedin Delicious
Flavio Bacchetta. Kingston, anatomia di un massacro
13 Dicembre 2012
 

«Justice delayed is justice denied» (Il ritardo della Giustizia è la negazione della stessa).

La frase che campeggia nel logo di Jamaicans for Justice, la principale organizzazione per la difesa dei diritti umani in Giamaica, è la sintesi più efficace del sistema giudiziario di questa piccola isola dei Caraibi, che detiene il record degli omicidi di Stato nel Continente Americano, malgrado le ridotte dimensioni del territorio e una popolazione che non raggiunge i tre milioni di individui.

La JCF (Jamaica Constabulary Force), acronimo della polizia, si è macchiata nel corso degli anni, partendo dalla proclamazione dell’indipendenza (6 agosto 1962), di continue carneficine ai danni dei suoi concittadini, che in teoria dovrebbe “servire, proteggere e rassicurare” come recita il suo motto.

JFJ (Jamaicans For Justice) è stata fondata dal Dr. Carolyn Gomes il 16 Aprile del 1999, in seguito alla repressione dei moti di rivolta dopo l’aumento del prezzo del carburante durante l’Amministrazione di P.J. Patterson, Primo Ministro giamaicano dal 1992 al 2006. La frustrazione dei cittadini che appartengono ai ceti bassi del corpo sociale, cioè il 65% della popolazione, attinge conforto da tale Ong, la quale finanzia l’assistenza legale nel caso di violazioni dei diritti, che sono all’ordine del giorno quaggiù.

Negli ultimi quattro anni, le vite di circa duemila persone, tra cui donne, bambini e anziani, sono state falciate dai proiettili della polizia e JDF (l’Esercito); la versione ufficiale dello Stato è quella della difesa contro le aggressioni di bande criminali, che provoca accidentalmente vittime estranee ai fatti, sotto il fuoco incrociato delle sparatorie. In realtà, secondo perizie indipendenti e testimoni oculari, nella maggior parte dei casi le forze dell’ordine giustiziano persone disarmate o quasi, e spesso uccidono persone innocenti a causa di tragici errori dovuti a scarsa professionalità.

I casi di Braeton Hill del 2001, e di Tivoli Gardens del 2010, sono gli esempi più clamorosi delle stragi di questi anni. Nel primo, le Squadre della Morte di Reneto Adams, il famigerato Soprintendente andato in pensione alcuni anni fa, giustiziarono a sangue freddo con un colpo alla nuca 27 indiziati, molti giovanissimi, dopo averli radunati durante un rastrellamento. Amnesty International provò a svolgere un’inchiesta che fu bloccata dal governo per ingerenza negli affari interni della Giamaica, e i suoi funzionari espulsi dal Paese. Tivoli Gardens è il feudo elettorale da sempre del JLP, il Partito dei Laburisti, che era al governo con il suo leader Bruce Golding durante quel periodo. Il 27 Aprile del 2010, in seguito alla richiesta dell’Amministrazione Obama per crimini commessi sul suolo americano, fu ordinato l’arresto di Chris Coke, detto “Dudus”, il Boss del quartiere, capo del più importante narcotraffico dell’isola e soprattutto guardia spalle di Golding, da cui riceveva in cambio protezione e immunità per i suoi crimini.

Una resistenza armata accolse ferocemente la polizia al momento dell’irruzione, e una mezza dozzina di agenti e soldati rimasero uccisi, mentre la rivolta si estendeva su tutta la città e periferie. La rappresaglia non si fece attendere, e Tivoli Gardens fu messa a ferro e fuoco, insieme al ghetto limitrofo di Denham Town. I cadaveri erano così numerosi, che in breve la Morgue di Kingston venne intasata di corpi, e i poliziotti gettarono quelli eccedenti nei cimiteri di campagna, lasciandoli insepolti. Gli elicotteri dell’esercito bombardarono Tivoli, uccidendo anche donne e ragazzi.

Alla fine di quei sanguinosi giorni, i media parlarono di circa ottanta morti tra gli insorti, ma le cifre reali e i nomi delle vittime rimangono occultati. Cesare Romano è un Professore di Legge che insegna alla Loyola University di Los Angeles; è un esperto di Diritto Internazionale e ha creato, fin dal 1997, il Progetto Sui Tribunali Internazionali, collaborando anche con la IAHRC (Interamerican Human Rights Commission); viaggia periodicamente in tutto il mondo con lo scopo di perorare la difesa dei diritti violati, raccogliendo casi che poi cerca di portare all’attenzione dei suddetti Organismi. E’ quello che sta provando a fare anche con la Giamaica.

Arrivato a Kingston, visitiamo insieme la sede di JFJ; Carolyn Gomes ci consegna un corposo fascicolo pieno di nefandezze compiute dalla Polizia, invitandoci ad assistere a un’udienza che si svolge alla Coroners Court di Kingston; una donna, cugina di un agente di polizia, è sospettata di essere la mandante dell’omicidio del fidanzato, Robert Hill, che è stato ucciso dallo stesso poliziotto.

Entriamo nella fatiscente aula del tribunale, dove campeggia una targa sopra lo scranno del giudice che recita: «Qui la giustizia è garantita ad alti livelli». Ci accorgeremo presto della verità racchiusa in queste solenni parole. La formazione è la seguente: davanti a noi l’Avvocato di JFJ che rappresenta la vittima; alla sua destra Mr. Williams, il Capo Indecom, la Commissione Indipendente di Investigazione sui crimini della polizia, insediata in Giamaica dopo i fatti di Tivoli nel 2010. Nel banco dietro, i legali della donna, e alle nostre spalle siede con sguardo truce l’indiziata stessa, con i suoi parenti. Alla nostra destra, il banco della Giuria e, a fianco del Giudice, il banco dei testimoni. È chiamata a deporre per prima l’amante del defunto, cittadina statunitense, che dichiara senza reticenze di essere stata più volte minacciata dalla compagna legittima dell’uomo, la quale era stata informata della sua tresca con Robert Hill.

La donna aggiunge di aver avuto una conversazione telefonica nell’estate del 2008 con l’indiziata, alla quale aveva annunciato il suo ritorno in Giamaica nel Gennaio del 2009. L’uomo fu ucciso il mese dopo questa telefonata. Il giudice, dopo averle imposto di dichiarare il suo recapito negli Stati Uniti, senza considerare il rischio di esporla a ritorsioni da parte della sua rivale con relativo parentado, le chiede di scendere dallo scranno, avvicinarsi all’imputata, puntarle il dito contro e riconoscerla. Se le occhiatacce che la fidanzata ufficiale rivolge a quella “abusiva” fossero proiettili, quest’ultima sarebbe già morta sul colpo. È il turno dell’indiziata, che su consiglio della legale, si rifiuta di testimoniare e di profferire verbo.

Il giudice la accusa blandamente di contempt (oltraggio alla Corte), avvertendola della “terribile” sanzione in agguato, 4000 ja$ di multa (40 euro) oppure un mese di carcere… la difesa si alza dal banco strepitando che la cifra è troppo alta, e subito Vostro Onore riduce la somma a 20 euro… oppure, a scelta, una settimana di detenzione… e stiamo parlando di una causa per omicidio premeditato!

L’udienza si trascina stancamente, fino a rianimarsi all’improvviso, toccando vertici di comicità tipica giamaicana… l’amante di nuovo chiamata sul banco dei testimoni, chiede al piantone una salvietta di carta per asciugarsi il sudore che sgorga copioso dalla fronte, complice un mix di caldo e paura.

L’avvocato della difesa, in pieno pathos, si alza e, sbraitando, esige un controllo immediato del pezzo di carta, che potrebbe contenere chissà quali equivoci messaggi, tipo “pizzini” alla Provenzano… la ragazza mostra il foglio immacolato alla giuria, che si sganascia dal ridere… ma non paga della “grezza” ottenuta, il legale pretende dal giudice un rimprovero ufficiale al povero piantone, che così si becca pure un bel cazziatone per la sua gentilezza… tutto in stile teatro della pantomima caraibica, che ricalca perfettamente gli schemi della commedia napoletana, alla De Filippo per intenderci.

Dopo questa lezione di “alto livello”, impartita dalla giustizia locale, ce ne andiamo al quartier generale Indecom per farci una chiacchierata con Mr. Williams. Allo stato attuale sono 1.500 i casi in oggetto che riguardano i crimini commessi dallo Stato, di cui 500 sono omicidi… e zero condanne comminate. Il totale degli agenti di polizia non arriva a 9.000… una percentuale di circa il 20%. L’ostacolo più grosso è rappresentato dalla costante opposizione del DPP (Department of Public Prosecution), il Pubblico Ministero, che spesso e volentieri avoca a sé i casi della Commissione, tacciandola di incompetenza territoriale, e sottoponendo a inutili indagini preliminari anche casi eclatanti di corruzione e omicidio in flagranza con presenza di testimoni, che poi spesso spariscono o vengono fatti sparire in sede processuale.

Per esigenze di spazio, mi limito a citare brevemente i casi più efferati di “omicidi giudiziari” estrapolati dal dossier di Jamaicans For Justice; tutti confermati da testimoni oculari che hanno riferito ai familiari o a JFJ.

Kevin Smith, 27/02/2003, Portmore: È prelevato dalla sua abitazione con la forza da una pattuglia e freddato in mezzo alla strada. Si ignorano a tutt’oggi i motivi.

Troy Gordon, 19/04/2004, Stony Hill: L’uomo è stato visto trascinarsi nudo e bastonato da due agenti che lo colpivano anche con calci ai testicoli. Sarà poi finito da tre colpi di pistola. Il suo crimine? Quello di essere un barbone.

Kemar Walters e Oliver Duncan, 23/12/2004: Sono uccisi in carcere durante la detenzione. La testimonianza è riportata da un ex poliziotto, collega degli assassini al momento del delitto.

Jevaugh Robinson, 22/09/2008, St Catherine: Viene prima bloccato in un vicolo e poi ucciso a sangue freddo, disarmato e con le mani alzate. L’inchiesta rimane sospesa.

Winston Malcolm Snr e Jnr (Padre e figlio) 21/12/2008, Spanish Town: Una notte una pattuglia mista di agenti e soldati entra nella loro abitazione e comincia a prenderli a pugni; alle loro proteste, i familiari sono cacciati di casa. Dopo un po’ si odono degli spari. I due corpi sono caricati sulla jeep della pattuglia e portati via.

Anthony Nelson, 07/01/2009, St Catherine: Muratore, è circondato da tre agenti mentre insieme ad un altro operaio sta costruendo una parete. Uno dei tre gli spara addosso un intero caricatore, uccidendolo sul colpo. Il suo compagno rimane ferito mentre cerca di soccorrerlo.

Paul Wallace, 19/09/2009, Westmoreland: È crivellato di colpi da un poliziotto, che è il genero del padrone di casa al quale Wallace doveva dei soldi. Così impara a pagare i suoi debiti.

Ian Lloyd, 29/07/2010, Buckfield - Ocho Rios: Un senzatetto; accusato di aver pugnalato una donna, è bastonato a morte davanti alla folla plaudente. Un ispettore in borghese lo finisce con un colpo di pistola. Un telefonino riprende la scena, e il relativo video inviato a YouTube; malgrado l’evidenza visiva, il processo ai responsabili è rimandato di continuo per l’assenza di testimoni. Pare che l’accusa rivolta all’uomo fosse del tutto infondata.

Frederick “Mickey” Hill, 04/11/2010, Negril: Capitano del catamarano di Negril, fedina penale immacolata, lavoro stabile. A causa di un’errata segnalazione, una pattuglia proveniente da Kingston irrompe nel cortile dell’hotel Sunrise, proprietà di un italiano, e ferma Mickey che ritorna dal supermercato con la busta della spesa. Gli impone di aprirla, e mentre il ragazzo si accinge a farlo, uno degli agenti, Malika Reid, gli spara a bruciapelo due colpi uccidendolo. Gli altri caricano il corpo sulla jeep e si dileguano. Malgrado le testimonianze schiaccianti, finora il procedimento penale contro Reid non ha fatto alcun progresso e il poliziotto continua a rimanere in servizio.

Nicketa Cameron, 08/03/2012, Denham Town, Kingston: Una ragazzina di soli 13 anni; alcuni poliziotti in tenuta da guerra perdono la testa durante il pattugliamento ed esplodono raffiche a casaccio che falciano lei, ed altre 5 persone, tra le quali due anziani ottantenni. L’inchiesta è ancora pendente.

Diana Gordon, 16/03/2012, Cassava Piece, Kingston: Una donna di 50 anni, madre di due figlie. Fulminata da un colpo di M-16, mentre rientrava in bicicletta dal lavoro.

Vanessa Kirkland, 22/03/2012, Scuola Cattolica Immacolata, Kingston: Studentessa modello, 16 anni. Rimane uccisa da una raffica di mitra esplosa da un’agente, che scambia il taxi che la trasportava per un’auto rubata. La sua compagna di classe rimane ferita gravemente. È la vittima n° 36, a causa della negligenza criminale della polizia, solo nel mese di marzo.

Kayann Lamont, 04/09/2012, Yallahs, St Thomas: Incinta di otto mesi, viaggia su un minibus che è fermato da una pattuglia per un controllo; la gente, fatta scendere, rimane sotto il sole cocente per oltre mezz’ora; la donna comincia a inveire e viene arrestata, insieme alla sorella, per indecent language. Mentre cerca di liberarsi, uno degli agenti ammazza lei e il nascituro con due colpi di pistola, ferendo gravemente anche la sorella. In virtù della nuova tecnologia balistica, donata di recente dal Regno Unito, la Indecom sta cercando di inchiodare il responsabile di questo delitto tramite il rito abbreviato.

È il solo modo per evitare un’altra farsa come quella alla quale abbiamo assistito a Kingston.

 

Flavio Bacchetta

© Kingston – Jamaica, 10 December 2012


Articoli correlati

 
 
 
Commenti
Lascia un commentoNessun commento da leggere
 
Indietro      Home Page
STRUMENTI
Versione stampabile
Gli articoli più letti
Invia questo articolo
INTERVENTI dei LETTORI
Un'area interamente dedicata agli interventi dei lettori
SONDAGGIO
TURCHIA NELL'UNIONE EUROPEA?

 72.7%
NO
 27.3%

  vota
  presentazione
  altri sondaggi
RICERCA nel SITO



Agende e Calendari

Archeologia e Storia

Attualità e temi sociali

Bambini e adolescenti

Bioarchitettura

CD / Musica

Cospirazionismo e misteri

Cucina e alimentazione

Discipline orientali

Esoterismo

Fate, Gnomi, Elfi, Folletti

I nostri Amici Animali

Letture

Maestri spirituali

Massaggi e Trattamenti

Migliorare se stessi

Paranormale

Patologie & Malattie

PNL

Psicologia

Religione

Rimedi Naturali

Scienza

Sessualità

Spiritualità

UFO

Vacanze Alternative

TELLUSfolio - Supplemento telematico quotidiano di Tellus
Dir. responsabile Enea Sansi - Reg. Trib. Sondrio n. 208 del 21/12/1989 - ISSN 1124-1276 - R.O.C. N. 32755 LABOS Editrice
Sede legale: Via Fontana, 11 - 23017 MORBEGNO - Tel. +39 0342 610861 - C.F./P.IVA 01022920142 - REA SO-77208 privacy policy