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Rosario Amico Roxas: Il cattolicesimo di Ratzinger (parte 2ª)
02 Agosto 2009
 

L’identificazione di questa epoca con il cristianesimo di Ratzinger, risulta essere il grande equivoco dei nostri giorni, in quanto l’itinerario da seguire risulta essere totalmente inverso, cioè quello di valutare quanto il cristianesimo di Ratzinger riesca ad adeguarsi alle esigenze del mondo contemporaneo, pur senza rinnegare le tradizioni cristiane, ma, anche, senza ripiombare nell’oscurantismo medievale e nell’integralismo dell’Inquisizione, nonché esaminare quanto l’interpretazione di Ratzinger coincida con il genuino insegnamento di Cristo.

Non possiamo nemmeno attingere alla protezione dei santi, per capire e cercare la retta via; infatti i santi sono diventati preda dei potenti che ne monopolizzano la protezione:

  • San Padre Pio proteggerebbe il clan Mastella.

  • San Gennaro benedirebbe i clan camorristici, schierandosi con quello più forte.

  • San Nicola di Bari, ha il suo gran da fare a destreggiarsi tra le variegate cosche della Sacra Corona Unita.

  • San Francesco di Paola è rigorosamente nel cuore della ‘ndragheta calabrese.

  • Santa Rosalia di Palermo piangerebbe il cattolicissimo Cuffaro condannato a cinque anni per complicità in «mafia personalizzata», includendo anche Carlo Vizzini, anch’egli inquisito per fatti mafiosi, ma componente della Commissione anti-mafia.

  • Santa Agata di Catania affiderebbe alla mafia la sua onorata processione, salvando l’amministrazione comunale dalla bancarotta provocata dal prediletto sindaco.

  • San Cristoforo proteggerebbe i viaggiatori, ma trascurerebbe di stimolare i controlli di sicurezza necessari, come accaduto a Viareggio.

  • Santa Maria Goretti rivive il suo martirio paragonata alla ministra showgirl Mara Carfagna.

Ci fermiamo qui per evitare ulteriormente questa dissacrazione.

Per ritrovare le radici di questo Occidente, esautorando le radici cristiane in quanto queste ultime non possono essere monopolio di genti o di razze, occorre ritrovare il perduto soggettivismo, trasformato in individualismo selettivo che si colloca ai vertici delle società, al di sotto del quale insiste la massa amorfa di quanti devono subire il loro destino di obbedienza, sia nella vita sacra e confessionale che in quella profana, civile e sociale.

Il soggettivismo da esaltare è quello dell’uomo che si pone a fronte del mondo, ma non riesce ad identificar visi totalmente, mantenendo una riserva etica che salvaguarda la trascendenza nella quale si proietta. Il cristianesimo di Ratzinger si caratterizza in una immanenza radicale, che arriva al tentativo di storicizzare la divinità di Cristo, infatti i n quel suo anti-vangelo che è “Gesù di Nazaret”, fin dalla introduzione chiarisce gli intenti, prioritariamente dottrinali e molto meno spirituali; scrive infatti nella introduzione a pag. 11: 

Il metodo storico –proprio per l’intrinseca natura della teologia e delle fede- è e rimane una dimensione irrinunciabile del lavoro esegetico.

...(omissis)

Se dunque la storia, la fatticità, in questo senso appartiene essenzialmente alla fede cristiana, quest’ultima deve esporsi al metodo storico. È la fede stessa che lo esige.

Ma così emerge il relativismo della interpretazione storica, nonché il positivismo dei fatti coniugato forzatamente con la metafisica dello spirito. Viene trascurata l’indiscutibile differenza tra storia e fede: la prima opera dell’uomo e la seconda dono di Dio.


Rosario Amico Roxas

Con umiltà, ateo, per grazia di Dio.



Parte 2ª – continua


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