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Doriana Goracci: Stando in famiglia. Sul Caso Marrazzo con dintorni sessuali e materiali
25 Ottobre 2009
 

Piero Marrazzo si autosospende, per poi andare alle dimissioni da Presidente della Regione Lazio e ammette debolezze nella sfera privata, sembra con un trans in un appartamento privato, noto per il suo scantinato; Luca D’Innocenzo si è dimesso, per il filone dell’inchiesta relativa al crollo della Casa dello Studente. Era assessore del Comune dell’Aquila, con deleghe alle Politiche sociali, Politiche per la famiglia e la persona, Welfare, politiche abitative e per l’Immigrazione, era anche presidente dell’Adisu (Azienda per il diritto allo studio universitario) che gestiva la Casa dello Studente all’Aquila, per il cui crollo sono state indagate più persone.

Le motivazioni sono ben diverse, le scosse telluriche seguite al dramma collettivo e personale, sono entrambe molto forti e non possono essere a mio avviso liquidate come uno scandalo privé, in Famiglia o limitate ad una sentenza, se mai arriverà, al primato della Verità e Giustizia.

 

Il presidente del Pontificio consiglio per la famiglia denuncia: «Se fino a ieri la famiglia era sotto l’attacco dell’ideologia collettivista, oggi subisce il fuoco concentrico di una “deriva” individualista nella quale confluiscono il femminismo radicale, i militanti gay, i libertari, i neomarxisti progressisti, gli ambientalisti estremisti, i neomalthusiani. Il supporto ideologico è offerto dalla teoria del gender: conta non il sesso biologico ma l’orientamento sessuale che ognuno liberamente sceglie, costruisce, cambia, secondo le proprie pulsioni, desideri, preferenze». Lo afferma il cardinale Ennio Antonelli, presidente del Pontificio consiglio per la famiglia, nella lectio magistrialis con la quale ha aperto l’anno accademico dell’ateneo Regina Apostolorum.

 

E si fa cerchio, come la Lega Nord, chiamata in causa da Tremonti che aveva asserito il 20 ottobre: “Il posto fisso è la base su cui fare progetti e fondare famiglie. La mobilità per altri è un valore in sé per me no”. Bossi annuncia: «Siamo una stessa famiglia. È inutile dare spazio a chi fa casino e basta. Va tutto bene nella maggioranza e il governo è solido», dopo essere uscito per primo dal vertice con il ministro dell’Economia Giulio Tremonti e Silvio Berlusconi, ad Arcore, aggiungendo che per lui «non c’è nessun pericolo. Finché sono vivo io, non ce ne saranno». I pericoli per la famiglia…

 

La Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un extracomunitario originario di Tirana, Ledion T., che dalla Corte d’Appello di Cagliari, nel maggio 2006, era stato condannato ad un anno e otto mesi di reclusione per i reati di maltrattamenti in famiglia, violenza privata e ricettazione, dichiarando: «nel concetto di famiglia devono includersi a pieno titoli tutte le coppie tra le quali siano sorti rapporti di assistenza e solidarietà per un apprezzabile periodo di tempo… alla famiglia deve intendersi riferito ogni consorzio di persone fra le quali, per strette relazioni e consuetudini di vita, siano sorti rapporti di assistenza e solidarietà per un apprezzabile periodo di tempo…la tutela apprestata dalla norma penale si estende anche alle famiglie di fatto».

Credo che molti sappiano ma è bene ricordarlo, che in Francia si è arrivati a .venticinque suicidi in due anni tra i dipendenti della France Telecom

 

Cosa succede in Italia? Leggo che ad agosto del 2009 «secondo il Rapporto Eures-Ansa 2009 sull’omicidio volontario in Italia, di cui è stata fornita qualche anticipazione, il 90% degli omicidi-suicidi avviene tra le mura domestiche. Sono quasi esclusivamente gli uomini (93% dei casi) a programmare il “suicidio allargato” coinvolgendo i propri familiari e/o partner. Le vittime degli omicidi sono per la maggior parte donne (mogli, partner; 75% dei casi); poi vengono gli uomini (25% dei casi); i figli e gli altri componenti del nucleo familiare (19%). Nel 2008 gli omicidi-suicidi sono stati 32 (25 nel 2007); il 60% nelle regioni del nord Italia».

C’è anche da annotare e sottolineare che «da gennaio a settembre 2009 nelle carceri italiane si sono tolti la vita 56 detenuti, 24 in più rispetto ai primi 9 mesi dello scorso anno e 25 in più rispetto allo stesso periodo del 2007. Di questo passo a fine anno arriveremo a un numero di suicidi superiore a 70, un triste “primato”, mai registrato nelle nostre galere. Nel solo mese di settembre, 8 detenuti sono morti suicidi, il più giovane era un ragazzo cileno di 19 anni, che si è ucciso nel carcere di Castrovillari (CS). Particolare scalpore ha suscitato la morte di Sami Mbarka Ben Gargi, avvenuta a Pavia: il detenuto ha portato fino alle estreme conseguenze uno sciopero della fame di quasi due mesi, iniziato per protestare contro una sentenza che riteneva ingiusta».

Un Convegno si è chiuso a Roma, il 10 settembre 2009, per la Giornata Mondiale per la Prevenzione del suicidio 2009 con la cifra italiana che oscilla tra i 3.500 e i 4.000 suicidi l’anno: la regione che appare con il più alto tasso è il Friuli Venezia Giulia, con il 9,8 e la più bassa la Campania con il 2,6.

«Nel convegno furono tutti d’accordo nell’affermare il valore di certi contenimenti drammatici, e i fattori di protezione, quali: ” le buone relazioni familiari, una forte consapevolezza del proprio valore e la fiducia in se stessi, la capacità di chiedere aiuto, di confrontarsi con gli altri e di imparare, l’interiorizzazione di valori e tradizioni della propria cultura, una rete di buone relazioni con amici, vicini, compagni di lavoro o di scuola, l’integrazione nel lavoro, nelle attività culturali e di tempo libero, o anche fattori ambientali come l’assenza dell’uso di droghe o tabacco, mangiare e dormire in modo corretto, una buona attività fisica e la presenza della luce del sole»”. Bene benissimo…, mi sembrano tutte strade percorribili e in piano.

 

Torniamo invece in Francia, al lavoro “sparente” come la Sacra Famiglia. Segnalo un articolo del 19 aprile 2006, sul Suicidio Il rovescio del nostro mondo, tradotto in italiano da Express Livres, del 17 aprile 2006 e che invito a leggere, per intero. È una recensione al libro pubblicato dai sociologi Christian Baudelot e Roger Establet che raccoglie i dati sui tassi di suicidio degli ultimi due secoli nel mondo e lo consiglio, da leggere integralmente. Tra le preziose e curiose informazioni si evince che: «il tasso di suicidio degli adulti è diminuito, mentre quello dei giovani non cessa di aumentare nella maggioranza dei paesi dell’OCSE soprattutto a partire dagli anni ’70. La Francia, in particolare, si distingue per il suo elevato tasso di suicidi: 11.000 ogni anno…il tasso di suicidi è più alto nei paesi più ricchi. I paesi più poveri, come l’Egitto, il Perù o la Cina, fanno registrare i tassi più bassi… il suicidio non è un affare da ricchi, come lo era nel diciannovesimo secolo, ma un problema dei poveri: dipendenti, operai, disoccupati… La miseria odierna consiste invece nel diventare povero in un paese ricco, eventualità molto più sofferta che essere povero in un paese povero… Non è nelle grandi città che ci si dà la morte (il suicidio conosce i suoi tassi più bassi nelle metropoli, a Parigi, Londra, New York), ma nelle campagne diseredate: per la Francia, nelle zone rurali dell’Ovest, in particolare la Bretagna… Ovunque le donne si suicidano quattro volte meno degli uomini. La concezione femminile dell’esistenza, della famiglia, del prendersi cura, è ancora un atteggiamento saldo nel mondo odierno e le donne sono ancora coinvolte in diffuse e protettive reti di rapporti familiari. Ma allora perché la Francia resta uno dei paesi occidentali dove ci si suicida più? Con 20 suicidi per 100.000 abitanti?.. Secondo i due studiosi le ragioni di questo piazzamento sono da rintracciarsi nella laicizzazione del paese e nella disgregazione della famiglia. La religione ha perso gran parte della sua influenza e il numero di divorzi appare più elevato rispetto agli altri paesi… ci si suicida di più la domenica che il lunedì, l’estate più dell’inverno, in tempo di pace piuttosto che in guerra».

 

L’articolo si conclude così: «Sarebbe interessante riuscire a sapere qualcosa in più della situazione italiana».

In una piazza italiana, quella del Sacrario a Viterbo, dove si tiene il Mercato del sabato di nuovo e usato, ho acquistato per 1 euro un curioso animaletto in peluche, ancora con cartellino, una specie di porcospino dal lungo becco. Tornando a casa, e guardandolo meglio, ho visto che proveniva dall’Australia, si chiama echidna.

Volendo conoscere meglio, oltre il nome che lo “identificava”, mi sono resa conto che è un insettivoro, privo di denti e con il corpo ricoperto di peli e di aculei sul dorso, vive in Nuova Guinea e Australia, mammifero. Ma l’echidna viene dal greco Eχιδνα, “la Vipera”, un animale mitologico, un mostro il cui corpo di donna terminava con una coda di serpente al posto delle gambe e che viveva rinchiusa in una caverna della Cilicia… aveva l’abitudine di divorare i passanti. Ma «gli abitanti delle colonie greche raccontavano una leggenda d’Echidna piuttosto diversa. Secondo loro, Eracle , giunto in Scizia, aveva messo i suoi cavalli a pascolare prima di addormentarsi; ma risvegliandosi non li trovò più. Cercandoli, trovò un mostro, Echidna, che viveva in una caverna, e che gli promise di restituirgli i cavalli se avesse acconsentito a unirsi carnalmente a lei. Eracle accettò, ed essi ebbero tre figli».

 

Vi chiederete cosa c’entra tutto questo con Marrazzo, Berlusconi, le Libertà, la Chiesa, la Giustizia, la Lega, la Famiglia, il Lavoro, i Suicidi, la Crisi dei Valori, e l’Italia dei Valori, i Primati e le Primarie… non lo so neanche io, ma spesso andando avanti, mi rendo conto che gli Animali possono liberarci, a noi umani, con amore cura e solidarietà, dall’Animal Liberation Front.com, oltre il mito e la protezione della specie scomparsa.

Sulla via dell’Arte e il Mestiere di vivere la vita e non morirne, facendo 4 salti tra le notizie “drammatiche” della Famiglia.

  

Doriana Goracci


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