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Guido Biancardi. In Sardegna (come nel resto d’Italia) ha perso, con la democrazia, solo l’ambiente
20 Febbraio 2009
 

Sì, certo, Soru contro Berlusconi (stavolta senza bandane ma con Cappellacci). Ed ha vinto il secondo, con larghissimo margine. L'assenza di qualsiasi regola a tutela della comunicazione elettorale televisiva da parte di una Commissione di vigilanza tenuta in stato coatto di “invalidità” (monca addirittura dei consiglieri) ha certamente influito sul risultato. Ma del fatto che il Presidente uscente non sia stato confermato portano la responsabilità i suoi conterranei. Era un'elezione regionale che vedeva contrapposti all'apparenza due sardi di diversa fede politica ed è stata commentata come una battaglia periferica degli eterni duellanti in fieri, PD Vs PdL, cioè.

 

In realtà, dietro questo velatura mediatica di comodo per coscienze ed intelletti vili, si sono scontrate due visioni del futuro della Sardegna: quella elitaria di Soru, di una riserva naturale da conservare “al silenzio ed al buio” ancora magici nell'isola al centro del Mediterraneo dove sono sconosciuti persino i terremoti ed i cui abitanti tagliano traguardi di eccezionale longevità introvabile altrove e “senza prezzo”, e quella “di meta di massa“ (anche se qualificata ed affluente) come espressione di un sogno di consumo per ceti dai più ai meno (relativamente) abbienti ivi guidati dalla prospettiva della “seconda casa in un paradiso in terra” in grado di alimentare, a crisi mondiale risolta, il ripristinato flusso di compratori che soprattutto dal nord più sviluppato e facoltoso ha già fagocitato le più belle ex coste vergini d'Europa (dalla Costa del sol, all'Algarve, alle Baleari...) ed oggi, “ha fame” di nuove prede. All'Aga Khan (al quale si deve almeno riconoscere il merito di aver reso possibile la creazione, fra l'altro, della Residenza Presidenziale di villa Certosa che, in luogo di Buckingham Palace o Balmoral piuttosto dell'Eliseo riceverà i “potenti 8/9” della terra dopo le loro prossime fatiche alla Maddalena) che al rifiuto di un suo piano di nuova cementificazione del nord dell'isola ha da tempo ceduto e si è dedicato ad altre attività, ora sono subentrati i soliti immobiliaristi/costruttori di cui Berlusconi resta insuperata memoria di eccellenza con le celebrate città satellite di Milano; fra cui, tra gli altri “un (altro) compagno di scuola”, come il senatore Comincioli, eletto nel Lodigiano.

 

Chi ha votato e deciso della probabile sorte della Regione Sardegna sono stati i sardi, quindi, non tanto perché attirati come falene dallo splendore irresistibile del cavaliere, ma dalla visione della cuccagna che sembrava aprirsi per tutti i proprietari di pietraie pezzetti di pascolo residue attorno (almeno a vista mare all'orizzonte) della coste. Basta osservare la tendenza “di stile” delle neo-zone turistiche sotto Olbia o nel sud est della Sardegna solo per citare un paio fra le emergenti fungaie di centri, villaggi, resort, villini, bungalow, capanne... Povere vittime, così simili a quelle dei “sub-prime”, allora, o poveri speculatori?

 

Chi ha “perso” è, in ogni caso, l'ambiente, o meglio una visione strategica (ed economica e culturale) dell'ambiente. Ed a sconfiggerla irreparabilmente, temo, sono stati nostri concittadini che, finalmente in gradi di esprimere (“nazionalisticamente” quasi), una loro sovranità assoluta sul territorio che li ospita si sono sentiti liberi, senza remore, di potersi dedicare finalmente alla “sport nazionale” dello sfruttamento del territorio, cullandosi nel giustificatorio quanto illusorio pensiero che: poi, fatti i soldi, mi cercherò un posto tranquillo, “incontaminato”.

 

Guido Biancardi

(da Notizie radicali, 20 febbraio 2009)


 
 
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