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Alejandro Torreguitart Ruiz. Quasi quasi mi faccio la casa
06 Gennaio 2009
 

Ragazzi sono cinquant’anni di eroica Rivoluzione e non sembra vero che sia passato tanto tempo dallo sbarco del “Granma”, dalla lotta sulla Sierra, dalla cacciata di Batista e tutte quelle palle là. Adesso ci tiene a galla Meo Porcello il petroliere e Speedy Gonzales governa per procura. L’altro giorno vedo alla tele i caraibici fratelli De Rege degli anni duemila, comici involontari, ubriachi di retorica e forse pure di Pampero, ché il rum venezuelano non è male, quasi meglio del nostro.

Meo Porcello rende omaggio al genuino fervore rivoluzionario, dice che è socialista, martiano e bolivariano, pure se a me pare che li prendiamo per il culo da cinquant’anni ai poveri José Martí e Simon Bolivar, qualcuno se n’è accorto, ma ha fatto una brutta fine, scomparso, morto, scappato, insomma, in un modo o nell’altro hanno messo il silenziatore alle idee fastidiose, ché la Rivoluzione si serve con l’obbedienza, mica con il peccato originale dell’intellettuale che pensa con la sua testa. Meo Porcello è così preparato in storia patria che racconta la Rivoluzione a modo suo, dice che Fidel è erede di Carlos Manuel de Céspedes, ché lui ha continuato la prima Rivoluzione del 1868. Bravo Meo Porcello che studi sui libri della retorica, bravo davvero. Io mica lo so se ci prende per il culo o se ci crede davvero alle cose che dice con quel bel faccione rosso vermiglio, però mi mette parecchia paura quando grida che il popolo cubano è preparato per resistere un altro mezzo secolo. Cazzo, Meo Porcello, tu fai il frocio con il culo degli altri, questo il problema. Non camperò un altro mezzo secolo, credo, ma l’idea di passarlo come questi primi trent’anni della mia vita mi prende male. M’importa un cazzo se ci accompagnerai nella dura battaglia, fattela da solo questa battaglia persa per costruire un mondo dove si rispetta la dignità dell’uomo. Qui sono cinquant’anni che tutto si fa meno che pensare a chi ci vive in questo maledetto paese, dove la gente scappa, approfitta di ogni mezzo per darsela a gambe e lasciarvi soli a sparare cazzate da una tribuna prefabbricata sul lungomare.

Meo Porcello parla a raffica e sembra che il discorso gliel’abbia scritto Fidel, da quant’è simile alle cose che diceva il vecchio quando era nei suoi cenci, che Dio lo conservi. Ci dice che a Cuba non sarà più vietato costruirsi o riparare la propria casa da soli. Cazzo che conquista! In tutto il mondo normale divieti come questi farebbero ridere i polli. Noi bisogna ringraziare Raúl perché li toglie.

Speedy Gonzales inaugura a Santiago un quartiere di petrocasas, abitazioni costruite con tecnologia venezuelana che combina Pvc e ferro, come misura tampone contro la scarsità abitativa dopo il passaggio degli ultimi uragani. A dire il vero le case ci si riparavano da soli pure quando era vietato, ma adesso che si può fare continueremo a farlo più volentieri. Cosa vuoi raccontare a gente come questa, che la Terra è tonda? L’ha già detto Galileo, mi pare, e qualcuno non ci credeva. E poi ci sarebbero altri problemini in questa terra maledetta dal sole infernale d’un’estate perenne. Ve ne dico qualcuno, così, tanto per gradire, magari prendete nota e nel prossimo discorso al popolo combattente ce li raccontate. Ci sarebbero salari da fame, doppia valuta in circolazione, trasporti che non funzionano, divieti di uscire e rientrare nel Paese, mancanza di libertà di espressione. E mica ho finito… solo che per adesso basterebbe, così, tanto per gradire. Cominciare da questo sarebbe un buon inizio.

Speedy Gonzales, invece, con il sostegno di Meo Porcello, dice che adesso dobbiamo costruire le case da soli, invece di ricorrere al metodo della microbrigada, siamo liberi di mettere su mattoni e calcina, travi di ferro e tetti di tegole in alluminio. Tutto da noi, con i soldi che non abbiamo, almeno chi lavora per lo Stato e non s’ingegna diversamente, chi segue le regole martiane e bolivariane, chi si fa il culo per loro da cinquant’anni. E allora compagni cubani che avete accalappiato uno straniero parecchio ricco che spedisce soldi dall’estero datevi da fare. Costruitevi la casa. Pure voi ragazzi cubani che vi fate il mazzo nella fredda Europa come lavapiatti, che non si sa come siete riusciti a scappare ma potete tornare, spedite denaro ai parenti e fatevi la casa. E ancora voi, cubani di Miami, anche se Speedy Gonzales e Meo Porcello vi chiamano vermi capitalisti, mandate dollari freschi ai parenti poveri che loro si faranno le case.

Bene. Pure io pubblico libri in Italia e ogni tanto un po’ di soldi arrivano. Magari pochi, ma meglio di niente qualcosa fanno. Bene. Allora quasi quasi anch’io mi faccio la casa…

 

Alejandro Torreguitart Ruiz

L'Avana, 3 gennaio 2008

Traduzione di Gordiano Lupi


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