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Massimo Parrino. Sul letto di morte chiede di vedere i suoi nipoti 
La psicologa, il neuropsichiatria e gli assistenti sociali gli rifiutano l’ultimo desiderio
31 Dicembre 2008
 

Rieti Novembre 2008. Una delle cose più tristi che possano accadere ad un essere umano è di andarsene da questo mondo senza il conforto dei propri cari. Ma quando questo desiderio viene negato da coloro che sono supposti a garantire la salute, l’integrità, la dignità umana e sono pagati per farlo, il dramma pretende giustizia. È questo il senso dell’esposto inviatoci dall’avvocato Filomena Angiuni e dalla sua collega Sonia Santarelli, che ci ha lasciati sbigottiti.

La vicenda coinvolge tre minori affidati ai servizi sociali di cui due allontanati dalla famiglia di origine con la formula “inidoneità genitoriale”. È in questo già tormentato scenario che avviene il dramma. La nonna aveva più volte ribadito il suo “ultimo desiderio” di riabbracciare i suoi tre nipoti ma, nonostante la sofferenza per un male incurabile che si stava aggravando, i professionisti suddetti si sono fatti negare senza rispondere a nessuna delle richieste. Nell’esposto si legge che durante una sua precedente visita (due soltanto nell’arco di due anni), le assistenti sociali avevano usato attacchi verbali e comportamenti a dir poco non certo gentili nei confronti della nonna e della zia che si era assunta la grave responsabilità di accompagnarla a Foligno, mettendo in dubbio anche il suo precario stato di salute. I legali della famiglia hanno cercato di ottenere quel minimo di considerazione, di umanità e disponibilità, ma nonostante svariati tentativi la risposta non è mai arrivata. Il Sindaco, di uno dei Comuni in provincia di Rieti coinvolto nella vicenda, in data 22 Novembre, ha fatto sollecitare con un telegramma, e chiesto di ottenere una immediata risposta. Il tempo passava lento ed inesorabile e purtroppo il giorno 26 novembre scorso la nonna moriva. I legali spiegano, nel loro esposto, che non esistono motivi validi per questo comportamento. Risulta incredibile una tale mancanza di rispetto della dignità umana che è il presupposto dei principi deontologici che dovrebbero guidare le attività di questi professionisti. Quale motivo di ordine pubblico così drammatico ha impedito di esaudire un così semplice e fondamentale diritto? Tanto è vero che le conseguenze si sono riprodotte sui minori inevitabilmente, in vero i legali riferiscono che non a caso uno dei minori ha proferito parole di rammarico e di dolore per non aver potuto accompagnare la nonna al cimitero per l’ultimo saluto, esclamando “bastardi tutti”.

Per chi scrive purtroppo l’esempio di cui sopra è fin troppo frequente. Anche se i numeri sono approssimativi, si stima che quasi 35.000 famiglie abbiano subito simili trattamenti anche se con forme diverse. Il mandato degli assistenti sociali, dello psicologo e del neuropsichiatria sembrano deliberatamente disattesi. Essi sembrano invece formare un sistema che un ex Senatore, senza giri di parole, considerava motivato solo dai soldi e dal potere.

Il recente suicidio di Ravenna e il caso di Basiglio sono campanelli di allarme di una situazione che è già esplosa e la conferma arriva da Genova dove un padre ha massacrato di botte un giudice minorile per avergli tolto la patria potestà. Migliaia le voci di protesta che si elevano, decine di associazioni nate per contrastare il fenomeno fanno apparire evidente che c’è qualcosa di sbagliato in tutto questo sistema formato ripetiamo da assistenti sociali, psicologi e psichiatri. Il danno devastante causato alle famiglie e l’enorme costo economico (ogni bambino rende al sistema dai 300 ai 500 euro al giorno) a carico del cittadino richiede che la politica faccia il suo dovere usando il suo potere per verificare questa situazione con un’indagine profonda, estensiva ed urgente.

 

Massimo Parrino

Comitato dei Cittadini per i Diritti Umani Onlus


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