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Bruna Spagnuolo: 25 XI giornata contro la violenza sulle donne
Donna in croce
Donna in croce 
27 Novembre 2008
 

(Ovvero i margini caduti.) Ho reperito l’immagine e la scritta che vedete nel riquadro in esergo di copertina, tramite la posta-news di libero. Questa immagine è blasfema?

 

Il manifesto di Telefono Donna per la giornata mondiale contro la violenza sulle donne non piace all'assessore al decoro urbano di Milano. Offende la tradizione cristiana e il pubblico decoro. Ma qui stiamo parlando di stupro, ci rendiamo conto?

 

    Questa ‘notizia’-immagine (“Donna in croce contro lo stupro”) è decisamente offensiva per le donne. Non lo dico per dar ragione all’assessore di MI, che la trova oscena, perché, istintivamente, quando un politico dice qualcosa sono portata a ‘sospettare’ che la ‘posizione’ possa non essere del tutto ‘disinteressata’. Osserviamo la foto: prima e al di sopra di tutto, non è una donna in croce! Fa pensare a una giovane donna fragile immersa nel sonno (eventualmente turbato da fantasmi impredicibili). La magrezza adolescenziale (e anoressica) del corpo esposto agli sguardi indiscreti fa tenerezza e suscita la voglia impulsiva di coprire le nudità e di restituire alla fanciulla addormentata il meritato scudo di una privacy protetta e sicura. Lo scopo della foto, probabilmente, era proprio quello di suscitare ciò che ho appena esposto, ma… siamo sicuri che fosse proprio necessario farlo mettendo alla berlina il pudore e la pudicizia (in questo modo violati)? E non è la violazione del candore inscindibile dal ‘pudore’ di ogni donna la vittima eccellente di ogni stupro?  E quella foto non viola in pieno candore e pudore, derubandoli del diritto al nascondimento e a una sfera privata invalicabile? Lo fa, perché, purtroppo, non viviamo in un mondo angelico e senza malizia, nel quale si possa mettere in disuso il vestiario e circolare come mamma ci ha fatto senza andare incontro a brutte sorprese e senza suscitare cattivi pensieri.   

  

Direi che, se, per protestare contro qualcosa di terribile (come la violazione perpetrata dai predoni senza scrupoli/veri e propri killer della libertà di essere e della sacralità dei corpi-casa di menti-anima) siamo ridotti a commettere errori con essi imparentati, siamo, a dir poco, fuori strada… o no? Si voleva far sentire in colpa i violentatori, con la giornata mondiale contro la violenza sulle donne… e come si sceglie di farlo? Mostrando ai violentatori una donna ‘violata’ nella sacralità del suo diritto più intimo: quello di appartenersi, senza doversi mettere alla berlina, esponendosi senza veli fino al punto di farsi contare le costole… Chi ha scelto la modella, ha pensato bene di non evocare immagini erotiche, evitando di mettere in mostra un corpo giunonico (ci sarebbe mancato altro!), benché nessuno possa dire quale tipologia di corpo sia capace di attrarre i bavosi-disgustosi-fetidi-marci divoratori-abbattitori di sacrosante barriere.

 

Il problema non è in ciò che i possibili letcher possano provare e/o immaginare, di fronte a quella foto niente affatto volgare, è nella simbologia sbagliata dei messaggi da veicolare. Il messaggio doveva essere: la donna è una persona e, come tutte le persone, va rispettata (non va ‘esposta’) e non va ‘usata’ in alcun modo, come un oggetto da piegare-strapazzare-schiacciare-abbrutire-abusare-violare e persino uccidere/chi fa violenza alle donne/ le usa come preservativi e ne spezza la volontà (e con essa, il più delle volte, la voglia di vivere) commette un crimine così vile da scendere, nella scala delle categorie di classe e di specie, al di sotto dei criminali di altro tipo e al di sotto degli animali. L’uomo può diventare assassino e fuorilegge per varie ragioni, ma chi lo diventa per la violenza ingiustificata sulle donne ( e sui bambini- ancora peggio- ma questo è un discorso a parte) e per stupro, appartiene a una categoria a sé stante: quella degl’invertebrati più ottusi-contorti-distorti-irrecuperabili e dannosi/quella il cui paragone offenderebbe gli ominidi vari e qualsiasi specie vertebrata e/o invertebrata/quella degli esseri che abbrutiscono-imbruttiscono e danneggiano la terra (che farebbe volentieri a meno di essere sfiorata dai loro piedi). Bene…, dunque… è a ‘forme di vita’ così che si dà l’onore di vedere nuda una delle creature cui infliggerebbero più che volentieri abusi e torture fisiche e spirituali…? Spero si capisca che… qualcosa (anzi moltissimo) non va da qualche parte… Sicuramente un’immagine indifesa, dolce, casta, pulita, tenera e minacciata si sarebbe potuta ‘inventare’ pur con i panni addosso (o no?)/ un’immagine che dal fondo del baratro-buco nero (quello dell’universo/il contrario della vita) dell’inconscio di biechi individui (come i violentatori) potesse ripescare qualche brandello di ricordi-valori di qualche tipo (ove ve ne fossero) e indurre qualche ombra di… pentimento (nell’eventualità dei miracoli possibili). La foto in questione, mi dispiace, non rientra tra quelle con dette caratteristiche (peccato, perché rappresenta un’occasione mancata per una ricorrenza di grandissima importanza).

 

Il problema risiede nel malessere generale (dovuto all’omologazione ormai endemica del bombardamento-virulenza-infezione bubbonica mediatico-televisiva) che ha abbattuto margini per decenni e che ha reso ormai difficile vedere dove finisca la decenza e dove cominci l’indecenza. La verità è che non è più chiara la differenza tra l’una e l’altra cosa (come tra il bene e il male) e che pochi hanno il coraggio di parlare di bene e di male ai giovani (che non conoscono più il gradino oltre il quale si scenda nel permissivismo senza discrimine e, oltre il quale ancora, nell’unico mare di acque confuse che non sanno più separarsi dall’olio). Si spiega così come mai si voglia combattere la violenza sulle donne commettendo una violenza sul rispetto del decoro e della sacralità della donna stessa. L’assenza dei margini caduti (non si sa bene dove/ non si potrebbe dire esattamente quando) è una presenza dura da scacciare… Si aggira, raminga, dolente, piangente, e… chiama… come evangelica ‘voce nel deserto’ (le anime, anestetizzate dalla cosmesi-finzione del ‘progresso’-consumismo/e dagli auricolari tuonanti, non sanno di essere sorde). Si sveglieranno, un giorno, nel silenzio propizio per le catarsi-rinascita…?

  

Mala tempora currunt, purtroppo, ma il risveglio è possibile, con l’aiuto di Dio… e la speranza era, è , dovrà essere (ora e sempre, da qui all’eternità) ‘dura a morire’ (anzi…immortale)…

  

    

 

                                                     Bruna Spagnuolo   

 

 


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