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Andata/Ritorno/Andata. Al Teatro/Laboratorio. Prima a Verona il 6 giugno
Isabella Caserta (foto Andrea Darra)
Isabella Caserta (foto Andrea Darra) 
19 Maggio 2008
 

Venerdì 6 giugno ore 21:00, a Verona, Teatro/Laboratorio di piazzetta Fontanelle S. Stefano, debutta in prima nazionale Andata/Ritorno/Andata progetto di Jana Balkan, scrittura drammaturgica di Marco Ongaro, regia Walter Manfrè nell'ambito della manifestazione “Interazioni. Incontri e percorsi nella città globalizzata” in collaborazione con l’Assessorato alle Pari Opportunità del Comune e con la Provincia di Verona.

Il progetto nasce dalla constatazione che spesso molti stranieri approdano in Italia e in Europa con tanti sogni da realizzare, in primo luogo la speranza di trovare un lavoro e, una volta risolte le loro difficoltà economiche, ritornare nel loro paese. Quello che ci aspetta è una società multietnica e una cultura che deve guardare, pur nel rispetto e nella salvaguardia della nostra, alla pacifica convivenza di popoli culturalmente diversi, che trovano nello scambio del loro sapere e delle loro civiltà la crescita reciproca. È il loro un dis-integrarsi alla ricerca della libertà, dell’indipendenza per la propria famiglia, a costo spesso di umiliazioni e norme che li trasformano o vorrebbero trasformarli. Molti sono tornati e tornano nel loro paese d’origine, ma non possono essere più quelli di un tempo: la cultura che hanno assimilato, le usanze e le consuetudini “diverse” dalle loro originarie, finiscono per esportarle nei loro villaggi e città. Da questo arricchimento, che non può solo essere materiale, nascerà un mondo nuovo.

Protagonista è Isabella Caserta in scena con Marco Ongaro che canta dal vivo. Musica e canzoni sono di Marco Ongaro, arrangiamento musicale di Enrico Terragnoli. Sequenze video di Luca Caserta, foto di scena di Andrea Darra, scene Laboratorio Teatrale, produzione Teatro Scientifico - Teatro/Laboratorio.

La storia si sviluppa con una successione di quadri, che servono a giustificare la decisione del lungo viaggio fatto da Olga da uno sconosciuto villaggio della Moldavia per arrivare nel nuovo Eldorado dell’Italia. Sistemarsi e tornare, costruire una casa nel proprio villaggio, far studiare i figli, assicurare loro un futuro migliore… E tutto questo con il desiderio del ritorno, che si fa sempre più forte accanto alla nostalgia, quasi a cancellare il tempo, a cancellare le esperienze fatte fuori della propria comunità o a sentirle come non totali.

Umorismo e amarezza s’intrecciano in una regia che accompagna e sottolinea la forza e la poesia del testo. In scena, Isabella Caserta racconta e interpreta in un crescendo talora drammatico, talora spensierato, storie di disperazione di una vita precaria, della mancanza d’identità, dei dubbi sull’esistenza. Le canzoni di Marco Ongaro, che canta dal vivo, accompagnano e scandiscono i passaggi della narrazione.


Walter Manfrè, il regista, sottolinea: «Un movimento continuo, andata – ritorno - andata, domina questa nostra riflessione/spettacolo sull’andamento della vita umana. Il tema del viaggio, ormai desueto per la continuità con cui è stato trattato dai poeti, torna qui prepotente come costante di una povera anima che, se non fosse per la propria ingenuità e la solarità che la pervade, sarebbe da catalogare nel ciclo dei vinti di verghiana memoria. Ma qui la nostra “eroina” vince. Vince. Non trionfa. Sa attraversare con ostinazione il momento ‘Peripezie’ che ogni racconto impone ed arrivare al porto sicuro di un luogo senza mare dove sa ristabilire l’equilibrio. Quanta malinconia durante il percorso, quanta paura. Ma anche quanto calore: di fuoco di legna, di farine impastate, di pani, di case, di occhi di bambini. E poi odori di morte, di vita e tradizioni e regole e leggi che gente da lei lontana ha chiamato con nomi strani. Cud! Rimbomba questo suono e crea una eco fra i binari solitari di un treno che ogni tanto va e che lei affianca di nascosto per non farsi scoprire: conosce la sua meta e lì vuole arrivare per poi tornare e poi tornare indietro. Il linguaggio poetico si mescola alla cronaca, il quotidiano diventa sogno, il dolore racconto. Non più di sé ma di un’altra, ad un tratto, di una Olga come non fosse lei.

E le canzoni, storie anch’esse di altri, di sogni di altri, di vite di altri si intersecano con preghiere e sussurri e canti folklorici e litanie per essere insieme, tutti, “Poesia”. Si pensa all’inizio di narrare in bianco e nero. Poi ti accorgi che quello non è il sentimento della storia. Cioè non è solo quello. C’è il sogno del mare, il ricordo del fuoco e l’Eldorado con il suo miraggio. Entra il colore e con esso la fiaba. Senza il colore c’è solo cronaca. Quella di Olga è infine, per sua fortuna, una fiaba e non temiamo di aver edulcorato troppo quella che in realtà è la storia vissuta di una persona a noi vicina, che conosciamo e che ha impastato i pani che vediamo in scena. Un giorno, se il rombo cupo del CUD cesserà di minacciare, abbraccerà i propri bambini ormai grandi ed anche per lei ci sarà serenità: ristabilimento dell’equilibrio.

Quando tutto sarà a posto lei ricorderà, speriamo, questa sera di teatro di cui è protagonista e che forse, per un attimo, ha lenito il dispiacere della lontananza. Una sera di teatro che a noi, senza presunzione, può servire per cercare di capire. E non è poco».

 

Repliche 7, 8, 9, 10, 11, 12, 13 giugno ore 21:00

Ingresso euro 5,00

Info 045/8031321

 

Teatro Scientifico Verona


Foto allegate

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