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Ricerca su feti morti: una buona proposta per il progresso della medicina
21 Marzo 2008
 

Il progetto della banca di cellule e tessuti prelevati da feti morti per aborto spontaneo o volontario del Policlinico di Milano, è una buona proposta per il progresso della medicina che ci auguriamo venga realizzata al più presto nonostante le perplessità del Comitato etico. Una ricerca che potrebbe perfino portare alla cura di malattie nello stadio fetale e in utero, e quindi evitare aborti terapeutici.

Le criticità secondo Paolo Rebulla, direttore del Centro di Medicina trasfusionale, terapia cellulare e criobiologia della Fondazione Policlinico di Milano, dovrebbero essere superate dalla revisione del progetto iniziale.

Ciò che stupisce sono le perplessità sollevate dal comitato. Come quella di chiedere il consenso per la donazione solo dopo l'aborto e non prima, per «assicurarsi l'assenza di qualsiasi 'alleggerimento morale' dell'atto abortivo».

Più in generale si cerca di allontanare qualsiasi dubbio sul possibile accostamento alla legge 194, come se a qualche donna potesse mai venire in mente di abortire solo per fare una donazione, o sentirsi meglio per aver fatto una donazione!

Sono piccole spie di una sedimentazione culturale che anche grazie alle campagne demagogiche e populiste contro l'aborto, ci ricordano che anche se disciplinato e regolamentato da una legge l'aborto viene comunque e ancora percepito come un atto malvagio e in alcuni casi perfino come un omicidio.

Il fatto che la Regione Lombardia abbia pensato di promuovere la sepoltura dei feti invece che la loro destinazione alla ricerca scientifica è sintomatico del clima. Il fatto che non esistano delle leggi ad hoc a disciplinare la donazione di questi tessuti e cellule, ma che si decida attraverso i Comitati etici dei vari ospedali, è l'ulteriore conferma della difficoltà a legiferare in materia.

Del resto l'Italia è il Paese che preferisce destinare gli embrioni orfani, originati da tecniche di fecondazione assistita prima dell'entrata in vigore della legge 40/2004, alla crioconservazione infinita piuttosto che alla ricerca scientifica. Per fare questa operazione faraonica per i 2.527 embrioni abbandonati abbiamo stanziato 50.000,00 euro a favore dell'Istituto superiore di Sanità e 400.000,00 euro a favore dell'Ospedale Maggiore di Milano per creare una struttura per crioconservare gli embrioni. La stessa che ora vorrebbe ospitare la banca delle cellule e tessuti fetali?

Peccato che quell'operazione costosa e faraonica a quattro anni di distanza non sia mai stata realizzata, e nonostante interrogazioni presentate, il ministro della Salute Turco non solo non ha mai voluto modificare l'irrazionale scelta iniziale voluta dal precedente ministro Sirchia, ma neppure ha mai spiegato a che punto fosse.

 

Donatella Poretti

parlamentare radicale della Rosa nel Pugno,

candidata al Senato (Puglia) per il Partito Democratico


 
 
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