Giovedì , 28 Marzo 2024
VIGNETTA della SETTIMANA
Esercente l'attività editoriale
Realizzazione ed housing
BLOG
MACROLIBRARSI.IT
RICERCA
SU TUTTO IL SITO
TellusFolio > Critica della cultura > Lo scaffale di Tellus
 
Share on Facebook Share on Twitter Share on Linkedin Delicious
Ilaria Poerio e Vania Sapere. Vento del Sud
14 Dicembre 2007
 

Ilaria Poerio, Vania Sapere

Vento del Sud Gli antifascisti meridionali nella guerra di Spagna

Istituto “Ugo Arcuri” per la Storia dell’Antifascismo e dell’Italia Contemporanea in provincia di Reggio Calabria

 

Trasmetto l'abstract che due giovanissime ricercatrici (non hanno ancora trent'anni) mi hanno fatto avere: si riferisce ad un libro appena uscito che hanno scritto con grande passione. Ricostruisce le vicende di 311 antifascisti del Sud (ci sono anche quattro donne) che andarono a combattere con i repubblicani in Spagna durante la guerra civile del 1936-39. Nell'intento di aprire uno spiraglio sul troppo spesso dimenticato antifascismo meridionale, la loro fatica è stata condotta con sensibilità e rigore: forse per questo le loro giovani voci riescono a raccogliere l'eco di antiche passioni e ci danno, a loro volta, speranza.

Il volume si può richiedere all'Istituto “Ugo Arcuri”, c/o Centro culturale polivalente, Piazza Calvario, 89022 Civitanova (RC).

 

Aurora Delmonaco

(da newsgroup ANED Torino, 12/12/2007)

 

 

Vento del Sud

Gli antifascisti meridionali nella guerra di Spagna

 

Con i 311 antifascisti presi in esame – di cui quattro sono donne – questo lavoro costituisce la più ampia ricerca finora pubblicata sugli italiani del Sud, che si schierarono al fianco dei repubblicani spagnoli sul suolo iberico durante la guerra civile del 1936-39.

Il conflitto spagnolo, con il suo carico ideologico, rappresentò per l’antifascismo italiano il banco di prova per saggiare la possibilità di sconfiggere le mire espansionistiche del regime fascista e nel contempo il tentativo di iniziare quella battaglia per la libertà che in Italia sembrava impossibile. Oltre quattromila furono gli italiani, che aderirono al moto di solidarietà che si strinse, come in un abbraccio fraterno, attorno alla gente di Spagna. Non si trattò di uno spostamento di massa ma di certo, per l’epoca storica e per la spontaneità che lo caratterizzarono, resta, a nostro parere, degno di nota, se non esemplare caso di comune lotta per la libertà.

Questo fenomeno è indissolubilmente legato alla metamorfosi subita, agli occhi del mondo, dalla guerra civile spagnola che trascese i suoi confini, suscitando il coinvolgimento emotivo, e non solo, di milioni di uomini e di donne, assumendo in breve tempo la valenza ideale di guerra per la libertà e dunque di guerra di tutti.

Questo lavoro nasce e si fonda su un modo di intendere e fare storia che appare sulla scena della storiografia nel periodo a cavallo tra gli anni Sessanta e gli anni Settanta.

L’idea di una storiografia che rivolge, per la prima volta, il suo sguardo verso chi si è opposto alla “linea vincente” della storia, alle idee e alle istituzioni dominanti, correggendola e opponendo ad essa freni e limiti. Una storiografia che elegge come suo oggetto d’indagine i “senza storia”; che abbandona l’idea di fare la Storia totale, le grandi sintesi, e sceglie di fare la storia di una singola cellula, adattandosi alla dimensione ridotta dei microcosmi e della microstoria.

Una storia che riscopre gli uomini nascosti dietro alle cifre interminabili di statistiche e serie numeriche. Che restituisce agli uomini la loro natura di esseri viventi «che nascono e che muoiono, che si legano con forti sentimenti di amore e di odio, che sono immersi infine in una materialità fisica e biologica che non può essere sottovalutata», che si trasforma in Storia di tutti gli uomini nel momento stesso in cui non li guarda più soltanto in quanto «protagonisti o vittime di paci e di guerre, soggetti o oggetti della politica e dello Stato, strumenti attivi o passivi della produzione economica di beni (…)».

Ad alcuni di quei 4.000 antifascisti che vennero messi, con il valore delle loro storie, in attesa, con grave danno per la nostra già tormentata memoria storica, dalle dominanti historie bataille ed histoire evenementielle è dedicato questo lavoro. La ricostruzione delle loro biografie è sembrato il modo migliore per restituire loro un posto nella storia, al pari dei “grandi uomini”.

Perché, laddove possibile, fossero loro stessi a raccontarci le loro vite.

Perché siano gli stessi documenti e le lettere a parlare e a lasciare che vengano alla luce i fattori umani, oltre che politici e storici. Perché l’idea che l’antifascismo sia fenomeno esclusivo del Nord risulti quanto meno scalfita. Perché emerga, finalmente, in quelle che furono le sue reali dimensioni, il dissenso dei meridionali al regime e il prezzo che fu pagato da chi, tra questi, ebbe l’ardire di dimostrarlo, urlarlo, scriverlo.

Non è un caso che si scelga di rivolgere l’attenzione alle biografie dei combattenti, lasciando ampio spazio alle lettere che gli stessi inviavano ai loro familiari perché si ritengono la fonte più autentica e più adatta a ricostruire la realtà degli eventi. Anche questa scelta risponde ad un precisa idea di fonti storiche che reputa tali tutte le testimonianze lasciate dagli uomini, che si focalizza sul contenuto che esse recano con sé e non sul genere a cui appartengono. La maggioranza dei documenti consultati restano pur sempre “carte di polizia”, da leggere ed esaminare in “controluce”, senza dimenticarne la natura di atti scaturiti da un apparato poliziesco all’esclusivo servizio del regime. Documenti che pur contenendo una parte della verità non consentono di per sé una imparziale lettura dei fatti se non, solo successivamente, ad una loro demistificazione e lettura critica.

Eppure da questi documenti vergati in un rigido linguaggio poliziesco abbiamo visto delinearsi i volti di questi uomini e di queste donne.

Troverete tra queste pagine dei nomi, quelli dei combattenti meridionali. Ogni nome vale, per noi, una storia; una storia che loro stessi hanno scritto e alla quale diamo voce attraverso le loro stesse lettere sequestrate dalla polizia fascista, volutamente lasciate nella stesura originale senza correzioni di sorta.

Ne viene fuori una storia “umana” che, se perde dal punto di vista della ricostruzione scientifica, ha il merito di disegnare una cornice di motivazioni, rapporti, sentimenti, non meno interessanti.

Una storia di uomini, prima che di fatti.

 

Ilaria Poerio e Vania Sapere


 
 
 
Commenti
Lascia un commentoNessun commento da leggere
 
Indietro      Home Page
STRUMENTI
Versione stampabile
Gli articoli più letti
Invia questo articolo
INTERVENTI dei LETTORI
Un'area interamente dedicata agli interventi dei lettori
SONDAGGIO
TURCHIA NELL'UNIONE EUROPEA?

 72.7%
NO
 27.3%

  vota
  presentazione
  altri sondaggi
RICERCA nel SITO



Agende e Calendari

Archeologia e Storia

Attualità e temi sociali

Bambini e adolescenti

Bioarchitettura

CD / Musica

Cospirazionismo e misteri

Cucina e alimentazione

Discipline orientali

Esoterismo

Fate, Gnomi, Elfi, Folletti

I nostri Amici Animali

Letture

Maestri spirituali

Massaggi e Trattamenti

Migliorare se stessi

Paranormale

Patologie & Malattie

PNL

Psicologia

Religione

Rimedi Naturali

Scienza

Sessualità

Spiritualità

UFO

Vacanze Alternative

TELLUSfolio - Supplemento telematico quotidiano di Tellus
Dir. responsabile Enea Sansi - Reg. Trib. Sondrio n. 208 del 21/12/1989 - ISSN 1124-1276 - R.O.C. N. 32755 LABOS Editrice
Sede legale: Via Fontana, 11 - 23017 MORBEGNO - Tel. +39 0342 610861 - C.F./P.IVA 01022920142 - REA SO-77208 privacy policy