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A. Torreguitart Ruiz. Le barzellette di Ricardo Alarcón
14 Luglio 2007
 

Le elezioni generali in Cuba si svolgeranno in totale libertà, senza la pressione che esercitano il denaro, la demagogia o la corruzione, come avviene in altre parti del mondo, scrive sul Granma il presidente del Parlamento, Ricardo Alarcón (foto). Possiede un grande senso dell’umorismo il vecchio Alarcón, non c’è che dire. E io sono qui che rido, nemmeno mi avessero raccontato una barzelletta, l’ultima volta che ho riso così tanto è stato sul Malecón insieme al mio amico Paco. – Tu sai come possiamo risollevare l’economia, Alejandro? – dice.

No – faccio io. Mica lo immagino che è soltanto una barzelletta.

Semplice. Spediamo Fidel a fare il ministro dell’economia negli Stati Uniti. Tempo poco noi ne usciamo fuori e loro sono nei guai.

Bella battuta, non c’è che dire, ma quella di Alarcón le supera tutte, non ha rivali, ché a Cuba non c’è demagogia e corruzione, santo Dio, nemmeno ce la faccio a scriverle cazzate così grosse, mi si ferma la penna e non vuole andare avanti, si rifiuta come un somaro ostinato.

Alarcón rincara la dose e dice pure che le elezioni saranno un’altra grande vittoria del popolo, dei suoi ideali socialisti e della vera democrazia. Fonte della notizia il Granma, nota marca di carta igienica cubana, la più usata e a buon mercato, ma a tempo perso pure giornale unico a diffusione capillare, tanto per dire che la democrazia non manca, è proprio una caratteristica della nostra società esemplare. I cubani partecipano a un processo che si caratterizza per la singolarità che ogni cittadino ottiene automaticamente la condizione di elettore, compiendo i sedici anni, ricorda Alarcón. Ma tu guarda, e io mica lo sapevo di avere tutto questo potere tra le mani, sono stato proprio un idiota a non averne approfittato sino a oggi. Non lo so proprio perché mi sono sempre limitato a votare per il candidato che mi consigliavano quelli del comitato di quartiere. Non è necessario realizzare noiose documentazioni, perdere ore per andare da un ufficio all’altro reclamando quel che è un diritto naturale, precisa. E tu guarda come siamo fortunati noi cubani e come abbiamo fatto a non renderci conto di tutta questa fortuna, anche perché siamo un vero esempio di democrazia diretta. Ma lo sapete che milioni di cubani partecipano a decine di migliaia di incontri nei quartieri, dove postulano e decidono coloro che saranno candidati e per i quali voteranno? Non fate quelle facce sorprese, ché siamo noi a decidere, mica il partito comunista, noi proponiamo i candidati che occuperanno la responsabilità di delegati nelle circoscrizioni elettorali del paese. Siamo una società che partecipa davvero e per questo abbiamo debellato demagogia e corruzione, fenomeni sconosciuti per la nostra realtà, collaboriamo con il partito e mica lo deleghiamo, siamo noi che formiamo i quadri dirigenti e che diamo fiducia a chi deve governare.

Ha proprio ragione il vecchio Alarcón e chi parla di dittatura è fuori strada, cari miei. Se non ci credete venite a vedere come si svolgono le famose elezioni cubane per rinnovare assemblee di delegati che recepiscono decisioni prese dal comandante in capo. Venite pure che poi ne riparliamo. Magari se proprio ne dovete scrivere fate bene attenzione, prendete esempio dai veri giornalisti internazionali che copiano il Granma e recepiscono le veline del governo. Veri professionisti che piacciono tanto a Fidel Castro, esempi di correttezza e preparazione culturale, uomini che non si fanno corrompere dall’imperialismo statunitense e neppure dai soldi della Cia. Non commettete l’errore di scrivere le cose che vedete, ché magari dopo vi negano il visto per tornare e vi tocca commentare le elezioni cubane da Miami. Per quel che mi riguarda ho già in tasca il nome del delegato di Toyo che devo votare, ché quando mi vengono a prendere con il torpedone devo essere pronto, non posso sbagliare. A Cuba non ci sono i fenomeni di demagogia e corruzione della vecchia Europa, posto di mafiosi unico al mondo, e neppure i metodi subdoli degli Stati Uniti dove i partiti sono tutti uguali. Qui da noi l’unica cosa che fanno è che dopo controllano come hai votato, ma mica per cattiveria o per sfiducia, vogliono essere sicuri che non hai commesso errori. Dopo tanto lavoro e tanta partecipazione sarebbe proprio un peccato.

 

Alejandro Torreguitart Ruiz


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