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L'irriverente e il Referendum trivelle 
Il Sindaco di Firenze non andrà a votare... bell'esempio di stile civico! Io invece ci vado due volte, e saranno entrambi voti validi!
17 Aprile 2016
 

Firenze – Per il referendum contro la proroga delle trivellazioni in mare per l'estrazione del petrolio, il Sindaco di Firenze, Dario Nardella, ha fatto sapere che non andrà a votare, sì da salvaguardare 11 mila posti di lavoro.

Per qualcuno che arrivasse da lontano, dopo un lungo periodo di isolamento mediatico in qualche langa sperduta, sarebbe occasione per sbottare “Oibò! Che Sindaco! Che saggio e che lungimirante! Amico dei lavoratori!”

Ma, a parte che crediamo che questo qualcuno non avrebbe motivo di modificare la sua scelta individuale ed affacciarsi al nostro mondo proprio ora... noi che invece siamo amministrati da questo Sindaco, siamo assaliti da tristezza. Per noi stessi e per gli altri amministrati. Solo questione di stile. Non altro. Dario Nardella non viola nessuna legge, visto che i contrari a qualunque quesito referendum sono privilegiati per legge rispetto alla loro “espressione” di contrarietà: mancando il quorum del 50% +1 degli aventi diritto al voto, la consultazione referendaria è come se non fosse esistita; tutto rimane come prima e quindi è come se avessero vinto i NO.

Qui noi non stiamo a fare i partigiani del SÌ o del NO, pur avendo idee precise in merito. Ma non ce la facciamo, è più forte di noi, ché siamo partigiani nel DNA, quello del diritto, delle istituzioni, del buon governo, della trasparenza e della chiarezza. Ché crediamo sia diventato questo il discrimine del nostro regime sempre più apatico; dove allo stile del buon esempio e della stima di qualunque forma ed espressione istituzionale, si è sostituita la mancanza di stile. Come quello che, in fila all'Asl per fare le analisi del sangue, per andare avanti e prendere il tuo posto, ti fa lo sgambetto o ti dà una spintarella, fischiettando mentre guarda verso l'alto facendo finta di nulla. Ce lo vediamo oggi 17 aprile, il Sindaco che passa davanti ad una scuola dove è stato allestito un seggio elettorale (nota A), farà finta di nulla fischiettando qualcosa tipo “la porti un bacione a Firenze...”

E poi, caspita, Nardella ha da difendere 11 mila lavoratori. Vuoi mettere? Che sia una qualche postilla del Jobs Act che ci è sfuggita? Lavoratori molto importanti per il nostro Sindaco sindacalista e proto-ministro del Lavoro, lavoratori mille volte più importanti di tutti quegli altri che lui e i suoi predecessori hanno “invitato” (quando non si è trattato di semplice spostamento da un posto ad un altro come nel caso dei lavoratori trivellatori oggi coinvolti dal referendum) a spostarsi o chiudere bottega per il decoro della città (cose talvolta anche giusto, per carità), chiudendo gli occhi agli indecorosi cartelli pubblicitari (talvolta giganteschi) che deturpano gran parte della bellezza urbana della nostra città, o non organizzandosi per evitare che il mercanteggio illegale di merci altrettanto illegali fiorisca in ogni angolo della Città del Giglio.

Ma dai, anche il capo che ora sta a Roma, già ex-Sindaco, dice le stesse cose di Nardella... perché lui non dovrebbe seguirlo?

E allora, sai cosa faccio io per il voto? In primissima mattinata esprimo la mia scelta (che può essere di quattro tipi: SÌ, NO, scheda bianca, scheda nulla) e poi nel pomeriggio vado a votare una seconda volta, con tanto di secondo voto valido. Ho inventato un marchingegno furbesco per “andare in culo” alla norma e quindi, a mio modo da partigiano del diritto, faccio il furbo come Nardella? Non sarebbe da me, preferirei buttarmi dal ponte all'Indiano in Arno: accompagno, come faccio ad ogni tornata elettorale, una mia amica nonvedente che è partigiana come me, non si perde mai una votazione, ma per farlo ha bisogno di qualcuno che l'accompagni al seggio, fin dentro la cabina e che, godendo della sua fiducia, metta la croce lì dove lei glielo chiede.

Addirittura -pensa un po' Nardella- ho organizzato una carovana in tal senso: ad ogni nonvedente, un accompagnatore e con un risultato triplo:

1. (il più importante): ogni nonvedente si sente cittadino a tutti gli effetti come qualunque altro normodotato (che in una città ostile ai disabili come Firenze, non è una soddisfazione individuale -purtroppo- da poco, pur nella sua limitatezza);

2. dò valore alla partecipazione istituzionale per uno strumento importante e fondamentale come il referendum, correttivo e aggiuntivo quando c'è una qualche frattura tra legislatori ed elettori (nota B);

3. avrò supplito in qualche modo al voto mancante di Nardella, di Renzi e dei loro seguaci. Tiè!

 

Vincenzo Donvito, presidente Aduc

 

 

(A) Ma perché si devono ancora usare le scuole per far votare gli elettori, non basterebbero i vari edifici pubblici comunali? Per carità, non par vero ai ragazzi che lunedì non andranno a scuola perché gli addetti dovranno smontare i seggi (che potrebbero essere essere smontati nella notte tra domenica e lunedì, così come i soliti ragazzi sono stati fatti uscire da scuola venerdì alle 13 per strutture che avrebbero potuto montare con estrema tranquillità per tutto il giorno di sabato pre-elettorale)... ma forse sarà anche questo che serve per far partecipare i minorenni al voto... a differenza del loro Sindaco che si ritroveranno probabilmente in qualche classe a parlar loro del valore e dell'importanza di tutte le forme di partecipazione istituzionale...

(B) Mi vengono i brividi a pensare -anche e soprattutto all'oggi- se in Italia, nel 1974 non fosse stato fatto il referendum che voleva abolire la legge sul divorzio, che confermò la legge da pochi anni in vigore e di cui molti allora non avevano capito l'importanza, molti dei quali oggi non ci penserebbero neanche a levare una legge del genere, nonostante alcuni sciocchini in Parlamento che dicono il contrario.


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