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Gordiano Lupi. La cameriera seduce i villeggianti (1980) di Aldo Grimaldi
27 Maggio 2015
 

Regia: Aldo Grimaldi. Soggetto e Sceneggiatura: Dardano Sacchetti. Fotografia: Angelo Lotti. Montaggio: Luigi Gorini. Musiche: Piero Umiliani. Scenografie: Franco Bottari. Trucco: Pietro Tenoglio. Produzione: European Film Distribuzione. Distribuzione: Harold Film. Durata: 92’. Genere: Commedia Sexy. Interpreti: Anna Maria Rizzoli (moglie di Orazio), Carlo Giuffrè (Orazio), Pippo Santonastaso (Amedeo), Ada Pometti (Guendalina, la cameriera), Raf Luca (Billy), Maurice Poli (Il Marsigliese), Giorgio Bracardi (Amedeo Ferretti), Isabella Biagini (Pucci Ferretti), Tognella (non accreditato).

 

Aldo Grimaldi (1942 - 1990), figlio del regista - sceneggiatore Gianni, si forma alla scuola di Matarazzo, Fizzarotti, Russo e Steno, esordisce alla regia nel musicarello con Al Bano e Romina Power (Nel sole, 1967), prosegue nel solco di un cinema commerciale dirigendo – tra gli altri – alcuni Franco & Ciccio movie. Nel campo del sexy citiamo Quando le donne si chiamavano madonne (1972), un decamerotico sofisticato interpretato da Edwige Fenech e Don Backy (si veda Le Dive Nude. Il cinema sexy di Gloria Guida e Edwige Fenech, Profondo Rosso, 2006) e Amanti miei, un erotico spinto ma di poche pretese interpretato da Cindy Leadbatter e Anna Maria Clementi. Aldo Grimaldi lascia il cinema con il terribile Champagne in Paradiso (1984), un ritorno del musicarello con Al Bano e Romina che fanno la storia dei loro successi. Non se ne sentiva il bisogno.

La cameriera seduce i villeggianti (1979) è il suo penultimo film, tarda commedia sexy che porta i segni di tutta la stanchezza di un genere ormai sin troppo sfruttato. Grimaldi non è un esperto di commedie scollacciate e certi attori sono del tutto impresentabili. Giorgio Bracardi e Pippo Santonastaso divertono in radio e in televisione ma sul grande schermo naufragano miseramente. Isabella Biagini, Maurice Poli e Carlo Giuffrè alzano il livello di recitazione, ma si cade di nuovo quando entra in scena un pessimo Raf Luca. Anna Maria Rizzoli è la protagonista, la storia è costruita per sfoggiare tutta la sua bellezza prorompente, ma è l’attrice la prima a definire la pellicola “un filmetto mediocre”. Ada Pometti è la cameriera del fuorviante titolo, perché in realtà non seduce nessuno, legge fotoromanzi e finisce per sbaglio nel letto di Giuffrè, ma niente più. Mancano le idee, una tarda commedia erotica priva di nerbo e inventiva, scritta per esibire le grazie della bella attrice milanese ma senza osare troppo. Forse sono più sexy i personaggi interpretati da Isabella Biagini (stralunata ninfomane) e Ada Pometti (disinibita cameriera). In breve la trama. Orazio (Giuffrè) e Marina (Rizzoli), gestori di una pensioncina, hanno alcune cambiali in sospeso con i coniugi Amedeo (Bracardi) e Pucci Ferretti (Biagini). Fra i quattro si innesca un giro di seduzioni e scappatelle, nel quale vengono coinvolti un trafficante di droga (Luca), un gangster (Santonastaso), un brigadiere (Poli) e la maldestra cameriera Guendalina (Pometti). Dardano Sacchetti viene accreditato dai titoli di testa come autore di soggetto e sceneggiatura, ma ci ha confidato di aver firmato una pellicola che non conosce neppure, in cambio di altri contratti. Infatti non è proprio il suo genere. Non resta che attribuire la responsabilità di una scrittura sciatta e approssimativa al regista, che segue (male) la lezione di Feydeau e imbastisce una pochade a base di scambi di camere, copie e tanti equivoci. Il film è una noiosa farsa scollacciata, costruita a imitazione di prodotti meglio riusciti, ambientata (per gli esterni) nell’Hotel Miraggio a Fregene, comune di Fiumicino. Neppure un attore come Carlo Giuffrè riesce a regalare un momento di ilarità al povero spettatore, pare svogliato e assente, sia nelle parti sexy che nei siparietti comici prevedibili e ripetitivi. Giorgio Bracardi è addirittura irritante, nonostante l’originalità del repertorio di smorfie e pernacchie. Va ricordato quando tasta ripetutamente il seno della Rizzoli e strabuzza gli occhi estraendo più volte la lingua con la sua tipica mimica. Pippo Santonastaso cerca di recitare scenette da cinema muto ma ci riesce poco, Raf Luca è addirittura indecoroso. Biagini, Rizzoli e Pometti mostrano poco o niente e quanto a recitazione meglio non parlarne. Bene la musica di Piero Umiliani, tra motivetti sexy e pezzi di jazz come Discomania, sigla finale del 90° minuto di Paolo Valenti. Un film che si dipana tra equivoci e malintesi, dopo una buona mezz’ora introduttiva che sembra non condurre da nessuna parte. Commedia sexy al tramonto, senza possibilità di rivalutazione. La versione spagnola (Camarera de Hotel) sfoggia una locandina ultra sexy con la Rizzoli versione colf, seminuda e a novanta gradi, ma è soltanto un disegno a colori che serve a illudere il pubblico su contenuti inesistenti.

Annamaria Rizzoli merita due parole di commento, perché è una delle attrici italiane più belle e desiderabili degli anni Ottanta, anche se il cinema non ha saputo utilizzare al meglio le sue doti. Nasce nel 1953 e si fa un nome come “il seno più bello d’Italia”, ma anche come testimonial del liquore Stock, vestita da sexy Babbo Natale. La Rizzoli è una bella ragazza bionda, alta e formosa, dallo sguardo finto ingenuo e ammaliante, che fa parlare di sé grazie agli spogliarelli televisivi durante la trasmissione Playboy di mezzanotte condotta da Enzo Tortora e Lucio Flauto. Sa gestire bene la sua immagine, si spoglia sulle pagine della rivista patinata per adulti Playboy, fino a quando nel 1979 riesce a condurre il Festival di Sanremo accanto a Mike Bongiorno. In televisione la ricordiamo insieme a Walter Chiari (con cui ha avuto una lunga relazione) e Vittorio Caprioli nel programma comico-musicale Io te tu io (1979). Per la televisione recita nello sceneggiato a puntate I ragazzi di celluloide di Sergio Sollima con Massimo Ranieri. Annamaria Rizzoli è stata oggetto di una “proposta indecente” – prima del famoso film – da parte di un industriale milanese che offrì ottanta milioni per passare una notte d’amore con lei. La sua carriera cinematografica si concentra in pochi anni (1979 - 1982) e rappresenta il canto del cigno della commedia sexy, che mette in campo una delle sue rappresentanti più belle proprio quando le idee sono finite. Edwige Fenech sta passando al cinema alto e si spoglia sempre meno, Annamaria Rizzoli è l’alter ego biondo della Fenech, disponibile a spogliarsi con generosità per una manciata di commedie sexy che le fanno toccare l’apice della popolarità nel 1980. Il suo debutto cinematografico avviene nel 1976 con Milano… difendersi o morire di Gianni Martucci, dove recita accanto a Marc Porel in un poliziottesco cult che vede far parte del cast anche Gorge Hilton e Al Cliver.

 

Gordiano Lupi


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