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Reinaldo Escobar. Un’idea giusta in fondo a una cella
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L'Avana. Immagine di Piazza della Rivoluzione il 30 dicembre (EFE) 
02 Gennaio 2015
 

Soprattutto mette in luce l’assenza, in questo tavolo delle trattative, della società civile alternativa

 

 

Con l’uniforme grigio topo che usano i detenuti, spettinata come al solito e con gli occhi spalancati, Tania Bruguera, seduta su un banco della Stazione di Polizia di calle Acosta, sembrava stesse realizzando la migliore performance della sua carriera artistica. A mezzogiorno del 30 dicembre 2014 all’Avana erano già state arrestate decine di persone, perché fosse loro impedito di raccogliere il suo invito a raggiungere Plaza de la Revolución.

Come diceva Arnold Hauser “le opere d’arte sono provocazioni, non ce le possiamo spiegare, al massimo potremmo polemizzarci”. Già nel 2009, nel centro Wifredo Lam, durante la Biennale dell’Avana, il Susurro de Tatlin aveva fatto molto discutere. Un microfono aperto per permettere a chiunque di dire in un minuto ciò che pensava fu troppo per i burocrati del Consiglio Nazionale delle Arti Plastiche del Ministero della Cultura che resero pubblica la loro indignazione verso l’atto libertario. Ma questo di oggi andava oltre: non si trattava dello spazio chiuso di una galleria, ma di Plaza de la Revolución e non in un momento qualunque, ma due settimane dopo l’annuncio del ristabilimento delle relazioni tra Cuba e gli Stati Uniti.

Se il proposito della performance era quello di misurare e mettere in evidenza il grado di scarsa tolleranza governativa verso la libertà di espressione bisogna dire che è stato un successo, seppur per alcuni si è soltanto rimarcata una verità lapalissiana. Se lo stile “senza fretta ma senza sosta” ha caratterizzato il daffare del “rivoluzionario progressivo” in campi meno complessi, come sono il lavoro in proprio o la consegna di terre in usufrutto, cosa ci si poteva aspettare di fronte a libertà civiche e politiche a pochi giorni dall’inizio del disarmo di questa piazza assediata, in cui ogni dissenso è stato interpretato come un tradimento.

Lungi dal pregiudicare il normale svolgimento di eventuali negoziazioni tra i partecipanti dell’antica controversia, ciò che è successo negli ultimi giorni di questo 2014, chiarisce per gli uni e per gli altri i limiti entro cui si possono muovere i condizionamenti e le pretese. Soprattutto mette in luce l’assenza in questo tavolo delle trattative della società civile alternativa, il cubano medio, il popolo, o come si voglia chiamare la parte più danneggiata in questo conflitto in via di estinzione.

 

Reinaldo Escobar

(da 14ymedio.com, 1° gennaio 2015)

Traduzione di Silvia Bertoli


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