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Giuliano Ghilotti. Bassissima, lordissima, lentissima! 
Quando la giustizia è ingiustizia, nelle nostre belle valli...
01 Ottobre 2010
 

(In onore di Giovanni Grignano,

a cui è intestata la nuova Onlus per il diritto)

 

 

SOLO 9 ANNI!

Era il 11 giugno 1981: non solo fu dichiarato il fallimento della sua azienda in fretta e furia, senza ragione, essendo stata ritirata l’unica istanza -per un credito di 5 milioni di lire- ma fu anche imputato di bancarotta fraudolenta.

Dopo 9 anni, il 29 giugno 1990, Giovanni Grignano, socio amministratore della società Isav Sas di Grosio, viene assolto «per non aver commesso il fatto».

Grignano ne vede e ne passa di tutti i colori, in quegli anni, ma crede nel diritto e fa la sua battaglia.

Un primo importante riconoscimento gli viene dalla Corte Europea dei diritti dell’Uomo, che per questa vicenda, così malamente gestita da taluni magistrati del Tribunale di Sondrio, condanna in modo inappellabile lo Stato Italiano (vedi documento) e impone il pagamento di un risarcimento di 12 milioni di lire al Grignano. Ben poca cosa rispetto ai danni e alle spese patite dall’imprenditore in questa vicenda, da lui stimate prudenzialmente in circa 2 miliardi di lire. La sentenza è una mazzata alla credibilità del Tribunale di Sondrio, emessa dalla corte all’unanimità, per violazione dell’art. 6 della Convenzione che riconosce il diritto a che «una causa sia esaminata equamente, pubblicamente, ed entro un termine ragionevole da un tribunale indipendente ed imparziale».

 

SOLO 15 ANNI!

Tanto è durata la procedura fallimentare dell’Isav di Grignano.

Il perché è di immediata comprensione ai nostri intelligentissimi, pulitissimi e velocissimi lettori: occhio alle date e alle cifre. Nella richiesta di rinvio a giudizio per uno dei procedimenti intentati dal Grignano contro i curatori (il primo: Necchi Alberto, il secondo: Serventi Mario, entrambi deceduti) si legge: «per avere quali curatori del fallimento Isav Sas … abusato del loro ufficio, consentendo che sui libretti di deposito intestati al fallimento presso la Banca Popolare di Sondrio e la Banca Credito Valtellinese fosse applicato un tasso di interesse inferiore a quello praticato dal sistema bancario, omettendo di procedere a riparti parziali in favore dei creditori delle notevoli somme depositate, effettuando un primo riparto parziale anteriormente al 1987 per sole lire 32 milioni circa nonostante le rilevanti disponibilità ed un secondo riparto parziale soltanto nel giugno 1994 per appena 186 milioni mentre alla data del 12.08.1987 risultavano depositate sui libretti bancari complessive lire 1.093.483.886, proponendo la nomina, il Necchi, e non proponendo la sostituzione il Serventi, della Banca Popolare di Sondrio quale componente del comitato dei creditori nonostante il contenzioso giudiziario esistente con il fallimento, ed inoltre il Serventi omettendo di procedere al recupero presso la Banca Popolare di Sondrio della somma di lire 913.628.140 per capitale ed interessi in base alla sentenza emessa dalla Corte di Appello di Milano… in tal modo procurando alle suindicate banche un ingiusto vantaggio patrimoniale ed ai creditori del fallimento un rilevante danno patrimoniale». Tanto per citare un esempio.

 

RAPIDI COME UN BRADIPO, SPIETATI COME UNA PECORA!

Ecco qualche illuminante dato sulla corsa ad ostacoli intentata dal focoso tribunale nostrano, con oggetto uno di questi procedimenti, contro il curatore Mario Serventi.

3 giugno 1992: denuncia di Grignano alla Procura.

Segue breve istruttoria, fino al 14 marzo 1994: richiesta di rinvio a giudizio.

Poche ore dopo, il 3 novembre 1994, il GIP De Rosa rinvia (è il caso proprio di dire) a giudizio: udienza fissata per 23 giugno 1995.

Si ride e si scherza: udienza rinviata al 15 novembre 1995.

Oh! perbacco, udienza rinviata al 15 marzo 1996.

Nemmeno il tempo di respirare: udienza rinviata al 22 novembre 1996.

Giustizia non demorde ma, ohibò, udienza rinviata al 9 maggio 1997.

Chi la dura la vince, ma l’udienza è rinviata al 10 ottobre 1997.

Evviva, finalmente l’udienza. Ma, guarda la sfiga, il presidente del collegio giudicante Dr Fanfarillo, fine giurista qual è, si accorge che l’art. 323, abuso d’ufficio, sarebbe incostituzionale. Sospende il processo e pone il quesito alla Corte Costituzionale, corredato da dissertazioni, prolusioni, disquisizioni, arzigogoli, sofismi e ridondanze sì raffinate che … vengono stroncate brutalmente per «manifesta inammissibilità per difetto di attuale rilevanza» e siamo al 17 luglio 1998 (e sorvoliamo su quanto saranno costate tante convocazioni e l’attività dei 14 giudici costituzionali).

Così arriviamo, ma è pura sfortuna, al 22 settembre 1998, con il decreto che fissa l’udienza per il 15 gennaio 1999.

Un altro procedimento, contro lo stesso Mario Serventi e Alberto Necchi segue analogo percorso.

Sono piccoli esempi, per illuminare il lettore sull’importanza dei tempi, che giustificano la condanna internazionale.

Per quanto attiene al merito basti il ricordo del fatto che per vicende di fallimenti l’ex-Presidente del Tribunale di Sondrio Luigi Minotta e giudice delegato al fallimento Isav, venne processato a Brescia e fu costretto alle dimissioni dalla magistratura, che il primo curatore Alberto Necchi fu incarcerato nel 1987, che nella vicenda furono coinvolti curatori, magistrati, avvocati, periti, oggetto di 38 pratiche per procedimenti penali poi occultati (con altri 20.000 fascicoli) presso la Procura di Brescia, a dimostrazione che le accuse di Grignano avevano sostanza e gravità.

Certo qualcosa è cambiato. Ma qualcosa no.

Da quanto dura la procedura del fallimento Gianoncelli?

Da 13 anni! Il Giudice delegato? Vediamo… vediamo… coincidenza: il Dr Fanfarillo (a cui da poco è subentrata la Dr Barbara Licitra).

Buona notte!

 

Giuliano Ghilotti

 

 

 

Freddure d’agosto

CURATORI SCELTI

 

Appostati ad un trivio, fra gli alberi, due distinti signori attendono, pazienti.

Infine, un sussurro:

Ecco gli imprenditori! Io miro quello a sinistra, ha due capannoni e una villa da sballo a Santa Bernarda.

Io quello a destra, ha un capannone solo, ma una bernarda da sballo a Villa.

Compiuto il losco gesto si allontanano, spavaldi, trascinando il prezioso bottino.

Una voce li raggiunge, proviene dai curiosi sopraggiunti, insinuante, tagliente:

Li ho visti: sono vecchi e serpenti!

 

Lupo

 

(da 'l Gazetin Carta canta”, settembre 2010)



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Dir. responsabile Enea Sansi - Reg. Trib. Sondrio n. 208 del 21/12/1989 - ISSN 1124-1276 - R.O.C. N. 32755 LABOS Editrice
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