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Come reagire al danno antropologico, riuscire a fare informazione e... vivere felice 
Yoani Sánchez risponde alle domande dei lettori di “Diario de Cuba” - 24. / 25. / 26. / 27. / 28. / 29.
(foto Orlando Luis Pardo Lazo)
(foto Orlando Luis Pardo Lazo) 
22 Gennaio 2011
 

24. Hildegardis Ferreira: Prima di tutto ti dico che hai la mia ammirazione e il mio rispetto. Tramite http://universitarioskariri.blogspot.com divulghiamo in Brasile Generación Y. La mia domanda: Quale può essere il modo migliore di aiutare chi si esprime senza timore e chiede libertà?

 

Yoani: Il miglior modo di aiutare le persone che si esprimono senza paura è quello di divulgare le cose che fanno. Esiste una dinamica contraddittoria ma che sta funzionando molto bene nel caso dei blogger alternativi cubani: esprimendoci pubblicamente corriamo rischi maggiori, ma al tempo stesso questo esercizio di trasparenza ci protegge e genera intorno a noi la protezione che offrono i lettori, i commentatori e chi segue i nostri testi in ogni parte del mondo.

 

25. Caleb Vega: La domanda è per te e per tutti i cubani. Come sei sopravvissuta senza che ti abbiano accusata di aver commesso reati comuni, se la cosa più facile a Cuba è compiere reati per poter sopravvivere? Alcuni giorni fa il Granma ha raccolto un’espressione dello stesso Raúl dove dice che il salario è insufficiente. Il problema non è solo quello di cercare con metodi poco ortodossi la parte di salario che non riceviamo, ma soprattutto quando troviamo questo denaro - donato, regalato, ottenuto nelle maniere più strane - dobbiamo acquistare i prodotti, operazione che si trasforma in un reato perché sono venduti nei mercati alternativi e sono di provenienza dubbia. Non cambiare e non far sporcare il tuo nome. Cuba ha bisogno di gente come te.

 

Yoani: A Cuba siamo undici milioni di abitanti e non possono metterci tutti in galera, il governo si vede impedito a punire tutti quei piccoli e quotidiani reati che vengono commessi per sopravvivere. D’altra parte, questa presunta permissività, questa “manica larga” funziona come una valvola di scappamento e paradossalmente come una forma di repressione. Quando qualcuno commette qualcosa contro la legge, qualunque cosa sia - vendere granite senza licenza come comprare latte di vacca da un contadino - cerca di rendersi invisibile, evita di farsi notare e questa cosa avvolge le persone in un silenzio complice. Sicuramente da quando ho cominciato a esprimere le mie opinioni ho dovuto guardarmi dalle possibili trappole che sono rappresentate da un venditore di frutti di mare che bussa alla porta e da una signora che vende formaggio sulle scale. Uno degli effetti collaterali che ha prodotto la sorveglianza permanente nei dintorni del mio edificio da parte degli “inquieti ragazzi della Sicurezza di Stato” è stato proprio la riduzione del numero di venditori del mercato nero che salgono questi 14 piani.

Il giorno che vorranno costruire nei miei confronti un’accusa per reati comuni lo faranno, ma almeno ho il sollievo che non viviamo più ai tempi del KGB: certe tecniche sono ben note e ogni giorno che passa convincono sempre meno persone.

 

26. Néstor Hernández, España: Ciao Yoani, sono un fedele lettore del tuo blog e ammiro la tua lotta per restituire la libertà al popolo cubano. Mi piacerebbe conoscere la tua opinione su come riuscire a modificare l’abulia del nostro popolo, su cosa pensa la gente davvero a Cuba e sul perché non cerca di provocare un cambiamento sociale che in molti desiderano. Un saluto e sappi che non sei sola.

 

Yoani: Stimato Néstor, buona parte del nostro popolo è stato sottomesso all’obbedienza con diversi sistemi: il terrore, l’indottrinamento e la convenienza opportunista. Questo non vuol dire che non ci siano persona davvero convinte che il sistema imperante sia il migliore possibile per il bene della nazione. Nessuno può dire in maniera scientificamente esatta cosa pensa il popolo. A volte ho l’impressione che tutti siano non conformi e che viviamo in una pentola sul punto di esplodere, ma poi arriva il giorno del primo maggio e un milione di persone sfilano nella Piazza della Rivoluzione della capitale, mentre altri milioni di individui fanno la stessa cosa nelle rispettive province. Ho scoperto sullo schermo del televisore - quando ritrasmettono le scene girate nella Piazza - il volto di un amico che ogni giorno maledice il governo o una vicina che un giorno prima si lamentava con amarezza della sua situazione mentre faceva la coda dove vendevano il pollo al posto del pesce, ma nessuno sfila con la pistola puntata alla tempia.

Il danno antropologico che abbiamo sofferto richiede una cura lenta e profonda. La violenza improvvisa che potrebbe scaturire da uno scontro sociale, che sfortunatamente tanta gente desidera, servirebbe soltanto a creare una nuova spirale di intolleranza e di odio. Non voglio che accadano cose simili nel mio paese, che forse è anche il tuo, e spero di non essere la sola ad avere questo desiderio.

 

27. Eduardo Alfonso: Yoani, i miei rispetti. Sono esiliato da appena due anni e credo di conoscere da vicino la realtà che descrivi così bene nel tuo blog, ma ci sono molte regioni a Cuba dove il lavoro dei blogger indipendenti e della dissidenza è praticamente sconosciuto. Come credi che possiamo contribuire dall’esilio a diffondere meglio il vostro lavoro, visto che Internet e la posta elettronica sono praticamente inaccessibili per la popolazione e che generalmente sono controllati da istituzioni statali? Per il cittadino comune che possiede una casella postale telematica può essere pericoloso ricevere informazione alternativa…

 

Yoani: Uno dei processi più interessanti che si sono verificati a Cuba negli ultimi anni è stato la rottura del monopolio assoluto sull’informazione che prima era nelle mani del partito-Stato. La morte per sciopero della fame di Pedro Luis Boitel fu conosciuta dalla popolazione vent’anni dopo che era accaduta. L’immolazione di Orlando Zapata Tamayo è diventata notizia per tutta Cuba in meno di 24 ore. Persino le autorità si sono viste obbligate a parlare del tema sui mezzi di comunicazione ufficiali. L’aiuto che può dare l’esilio consiste proprio nel diffondere informazione verso l’interno dell’Isola. Non è necessario inviare notizie sull’opposizione, ma è sufficiente ampliare l’orizzonte di quel che accade nel mondo e su questa isola.

 

28. Luis: Yoani, come ti comporti con i commenti critici che compaiono sul tuo blog? Come fai per sovrapporti a tutte le cose cattive che dicono di te? (Mi riferisco ai blogger).

 

Yoani: Sovrappormi? Non sai che gioia mi dà sapere che ci sono persone libere che dicono quel che pensano. Se poi non si tratta della loro vera opinione ma si limitano a eseguire degli ordini, in quel caso non ho niente di cui preoccuparmi.

 

29. Pablo Ávila: Secondo lei si può paragonare il comportamento della dittatura cubana a quello delle SS tedesche? Secondo lei è vero che utilizzano le stesse tecniche per reprimere il popolo?

 

Yoani: Non sono una studiosa della Germania hitleriana e non credo che si possano fare comparazioni tra scenari ed epoche storiche diverse. Credo che in fondo tutti i regimi totalitari presentano similitudini nei metodi anche se le ideologie sono diverse. Di sicuro il sistema della propaganda ideologica asfissiante che va per la maggiore sulla nostra Isola, era già stato provato e perfezionato da Goebbels. A volte vedo con stupore una grande similitudine estetica a base di cartelloni politici e discorsi retorici tra il nostro sistema e quello che finì sepolto nel bunker di Berlino. Ma credo che in realtà tutti i regimi autoritari siano simili, tutti i sistemi che annullano la volontà dell’individuo usano le stesse tecniche, anche se applicate diversamente. La lettura del libro LTI: La lingua del Terzo Reich, di Víctor Klemperer, mi ha aperto la sensibilità e gli orecchi facendomi capire molti elementi comuni ai due sistemi.

 

Yoani Sánchez

L’Avana, 10 dicembre 2010

Traduzione di Gordiano Lupi

 

(FINE)


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