Giovedì , 28 Marzo 2024
VIGNETTA della SETTIMANA
Esercente l'attività editoriale
Realizzazione ed housing
BLOG
MACROLIBRARSI.IT
RICERCA
SU TUTTO IL SITO
TellusFolio > Diario di bordo
 
Share on Facebook Share on Twitter Share on Linkedin Delicious
Maria G. Di Rienzo. Sicurezza
25 Marzo 2010
 

Da circa quindici anni, ad ogni tornata elettorale italiana, il tema della “sicurezza” torna sotto i riflettori. Poiché, tranne pochissime e lodevoli eccezioni, i candidati sono uomini che non sanno di cosa parlano o donne cooptate da uomini e quindi con bavaglio incorporato, la “sicurezza” diventa lo sbarazzarsi dei migranti e il fare di pubbliche vie e piazze altrettanti set di reality show (e cioè muniti di telecamere perenni) o campi d'addestramento paramilitare per ronde di esaltati.

Quand'è che una città è sicura, per tutti ma davvero per tutti? Quando le donne la percepiscono per tale.

Adulte, ragazze e bambine sono molestate sessualmente e aggredite ovunque: nelle loro stesse case, nelle strade, nelle piazze e nei parchi, a scuola, nei posti di lavoro e mentre usano mezzi pubblici. Così, nel cestino della merenda come nello zaino, nella borsa della spesa come nella tracolla, noi ci portiamo a spasso la paura. La portiamo con noi anche nei rari casi in cui non abbiamo mai subito una molestia o un assalto vero e proprio: perché tutte conosciamo qualcun'altra a cui è accaduto. Inoltre, non c'è episodio di violenza di genere che non sia riportato scaricando la colpa della violenza stessa sulla vittima, e correlato da innumerevoli assunti sulla “debolezza”, “fragilità” e “vulnerabilità” delle femmine umane. Il nostro timore ha di certo un fondamento nelle nostre esperienze, ma è nutrito dall'esterno, e di proposito. Quindi, che noi si abbia addosso la cicatrice della violenza o no (insicurezza o percezione di insicurezza) la paura ci impedisce di usare e di godere la nostra città pienamente. Non appena è possibile, se non vi siamo costrette da impegni di studio e lavoro, evitiamo quegli spazi che ci fanno sentire a disagio, o dove è accaduto qualcosa ad un'altra donna: il risultato è che strade, piazze, parchi eccetera sono più spesso usati da uomini e ragazzi.

La politica, se pure le capita di accorgersene, non ci fa gran caso nonostante si firmino di continuo impegni e protocolli a favore dell'equità di genere: se volete una prova leggetevi le deliberazioni del Parlamento Europeo, io ogni tanto le salvo e le rileggo sei mesi dopo per farmi l'ennesima amara risata (giacché all'impegno formalmente preso non segue in Italia un'azione concreta che sia una). Quando la politica parla di violenza è troppo spesso ipocrita e cieca: ipocrita perché pronta a denunciare e condannare quella della parte avversa nel mentre glorifica la propria; cieca perché non vede, o sottostima grandemente, la reale estensione della violenza contro le donne. Questo significa che qualsiasi programma disegnato a tavolino dai politici per contrastare la violenza nelle città è destinato al fallimento. Ma cambiare è sempre possibile.

 

Una città è sicura, ed è piacevole viverci per ogni essere umano e non umano quando:

1. Donne, ragazze e bimbe possono godere degli spazi pubblici senza timore di essere aggredite.

Il che significa, ad esempio, che tali spazi sono usati da cittadini/e diversi/e, che conducono attività diverse a diverse ore del giorno: la mescolanza e la varietà tendono a promuovere un clima pacifico, la ghettizzazione per contro ispira diffidenza e ostilità. Inoltre, più occhi ci sono sulla piazza più è difficile dare inizio alla violenza. Più questi occhi guardano in modo sfavorevole alla violenza, meno questa ha probabilità di accadere. Significa anche che gli spazi sono ben curati, accessibili a persone con disabilità, amichevoli verso gli animali, attrezzati per intrattenere i bambini e far sentire a proprio agio gli anziani.

2. Donne, ragazze e bimbe non sperimentano violenza domestica, non sono discriminate ed i loro diritti economici, sociali, politici e culturali vengono garantiti.

Il che significa che l'amministrazione cittadina si sforza di prevenire, diminuire e quando è possibile eliminare del tutto, le cause della violenza: incoraggia quindi la partecipazione delle donne alla vita democratica e la loro indipendenza economica; riconosce e attesta che la principale causa della violenza di genere è lo sbilanciamento di potere fra uomini e donne; riconosce e attesta che tale violenza è un ostacolo grave alla vita ed allo sviluppo delle città e delle comunità, nonché un danno economico (l'Europa spende milioni di euro ogni anno per la violenza domestica: li spende in cure sanitarie, spese di funzionamento di forze dell'ordine e magistratura, impieghi persi, servizi); riconosce e attesta che vi è connessione diretta fra violenza domestica e violenza negli spazi pubblici, e a seconda delle specificità relative al proprio territorio ed alle risorse in esso presenti disegna ed implementa programmi.

3. Donne, ragazze e bimbe sanno che i governi locali provvederanno attenzione e servizi per prevenire e censurare la violenza diretta contro di loro, e sosterranno il loro accesso alla giustizia.

Il che significa che l'intera comunità è coinvolta nel progetto di fare della propria città una città “sicura” (volontariato, gruppi minoritari etnici linguistici ecc., personale sanitario, personale delle forze di sicurezza, sindacati...). Significa che l'amministrazione locale ha cercato ed ottenuto il consiglio e la partnership di chi di violenza di genere ne sa qualcosa: case per non subire violenza, gruppi antiviolenza, associazioni per i diritti umani, organizzazioni femministe, gruppi lgbt; che nelle scuole vi sono programmi tesi ad insegnare l'equità di genere e i principi della nonviolenza; che nel pianificare trasformazioni urbane le necessità e le idee delle donne sono state considerate; che le condizioni che favoriscono ed aggravano la violenza contro le donne, come la povertà, la disoccupazione, il razzismo e il sessismo vengono contrastate (non meramente elencate: è carino ricevere una pacca simbolica sulla spalla, ma ad una donna che voglia denunciare la violenza subita è più utile avere un'avvocata a disposizione e un fondo per le spese legali, l'accesso ad un impiego se non ce l'ha, la possibilità di affittare una casa a prezzo equo, e così via).

 

Davvero, non ho detto niente di nuovo. Se anche voi ne siete convinte/i,

rimbocchiamoci le maniche.

 

Maria G. Di Rienzo

(da Telegrammi della nonviolenza in cammino, 25 marzo 2010)


Articoli correlati

  Valter Vecellio. I tg e l'uso politico della paura
  Georgia. Il ministro La Russa ha inviato gli ultimi soldati disponibili nelle piazze italiane?
  Le parole sono pietre
  Il razzismo ci rende insicuri. Assemblea pubblica a Roma, martedì 17 giugno
  Valter Vecellio. Allarme sicurezza, denuncia Manganelli. Ipocriti
  Maria G. Di Rienzo. Come esseri umani
  Carceri. Radicali su detenuto iracheno morto per sciopero della fame a L'Aquila
  Rita Bernardini. Sicurezza non vuol dire strage di diritto e democrazia
  Stalking e decreto sicurezza: aggravanti solo per gli ex mariti ed ex fidanzati. E quelli attuali?
  Flavia Perina e il “Secolo d’Italia” parlano bene di Pannella e dei radicali? Censurati anche loro
  Sicurezza. Con Bossi-Fini clandestinità è necessità, non reato
  Mao Valpiana. Un gravissimo atto di discriminazione contro i Rom a Verona
  Sulla guerra di camorra
  A Parma fotografata seminuda prostituta in cella: ma quanto sono bravi i nostri amministratori - sceriffi!
  Stato di emergenza nazionale? Una trovata autopromozionale che decreta il fallimento della legge Bossi-Fini
  Novara. Corsi e ricorsi... Nulla di nuovo sotto il sole!
  Roma e sicurezza. L'Aduc scrive ad Alemanno
  Maria G. Di Rienzo. Sondaggi
  Maria G. di Rienzo. Parliamo di sicurezza
  Mao Valpiana. Verona. Militari e mendicanti
  Roma città sicura? Io aggredita in centro e forze dell'ordine disarmanti
  Marco Lombardi. Allibiti (attori) di fronte al male
  Niccolò Bulanti. E ancora ci dividiamo...
  Gianluca Carmosino. Questa è divenuta l'Italia?
  Gruppo EveryOne. Brutalmente aggrediti due ragazzi romeni e l'intera famiglia
  Valter Vecellio. Dopo Chianciano, una riflessione a margine
  Antonio Stango. Di luce, gioia, diritto e cittadinanza
  Michelangelo Tumini. Alemanno il sindaco più creativo
  Maria G. Di Rienzo. Telefonini
 
 
 
Commenti
Lascia un commentoNessun commento da leggere
 
Indietro      Home Page
STRUMENTI
Versione stampabile
Gli articoli più letti
Invia questo articolo
INTERVENTI dei LETTORI
Un'area interamente dedicata agli interventi dei lettori
SONDAGGIO
TURCHIA NELL'UNIONE EUROPEA?

 72.7%
NO
 27.3%

  vota
  presentazione
  altri sondaggi
RICERCA nel SITO



Agende e Calendari

Archeologia e Storia

Attualità e temi sociali

Bambini e adolescenti

Bioarchitettura

CD / Musica

Cospirazionismo e misteri

Cucina e alimentazione

Discipline orientali

Esoterismo

Fate, Gnomi, Elfi, Folletti

I nostri Amici Animali

Letture

Maestri spirituali

Massaggi e Trattamenti

Migliorare se stessi

Paranormale

Patologie & Malattie

PNL

Psicologia

Religione

Rimedi Naturali

Scienza

Sessualità

Spiritualità

UFO

Vacanze Alternative

TELLUSfolio - Supplemento telematico quotidiano di Tellus
Dir. responsabile Enea Sansi - Reg. Trib. Sondrio n. 208 del 21/12/1989 - ISSN 1124-1276 - R.O.C. N. 32755 LABOS Editrice
Sede legale: Via Fontana, 11 - 23017 MORBEGNO - Tel. +39 0342 610861 - C.F./P.IVA 01022920142 - REA SO-77208 privacy policy