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Gordiano Lupi. Gli intellettuali cubani denunciano: Repressione silenziosa
29 Dicembre 2009
 

Yoani Sánchez non firma ma definisce la lettera un momento di speranza, perché all’interno di posizioni vicine al governo stanno nascendo espressioni critiche

 

Un gruppo di giovani intellettuali, artisti e accademici cubani hanno denunciato un incremento dei controlli governativi sulle iniziative sociali indipendenti e hanno criticato il sistema di repressione silenziosa che colpisce persone e progetti associativi presenti sull’Isola.

Secondo i firmatari di una lettera aperta siamo in presenza di tendenze repressive che ricordano casi analoghi avvenuti negli anni Settanta (Heberto Padilla e il suo Fuera del juego), nel famigerato quinquennio grigio (1970 - 75) caratterizzato dalla ferrea censura praticata da Luis Pávon Tamayo.

La lettera è stata sottoscritta da 30 persone e 5 progetti socioculturali, pubblicata in un primo tempo nel blog Osservatorio Critico e subito dopo fatta circolare a mezzo e-mail negli ambienti intellettuali cubani.

I firmatari rifiutano la crescente tendenza a concepire come dissidenti, mercenari e controrivoluzionari tutte quelle persone che pensano e si comportano in modo diverso rispetto alle disposizioni del potere politico.

I promotori del documento sono giovani intellettuali che si autoproclamano difensori del socialismo cubano. Si tratta di scrittori, professori universitari e giuristi vincolati a istituzioni statali, alcuni collaboratori delle riviste telematiche Havana Times e Kaos en la Red. Tra i firmatari del documento troviamo l’ex diplomatico Pedro Campos (foto), uomo dalla indiscutibile fede socialista, che ha lanciato nel 2008 il Progetto di un Socialismo Democratico e Partecipativo per salvare il processo rivoluzionario e prevenire una possibile rivolta sociale.

La lettera denuncia molti soprusi: allontanamento dal posto di lavoro e dalle organizzazioni politiche di persone che hanno fatto proposte critiche negli spazi digitali, persecuzione ed esclusione dagli spazi pubblici degli artisti di Hip - Hop, impedimento del libero ingresso ai dibattiti organizzati dalla rivista Temas, arresti in seguito alla marcia contro la violenza del 6 novembre, atti di ripudio contro il progetto culturale Omni Zona Franca che ha sede in Alamar.

Yoani Sánchez ha detto a El Nuevo Herald di Miami: «La lettera aperta degli intellettuali rappresenta un momento di speranza, perché significa che all’interno di posizioni vicine al governo stanno nascendo espressioni critiche. Ho seguito da vicino l’evoluzione di persone che confidavano nelle riforme rauliste e adesso sono passati dalla frustrazione alla denuncia. Non è mai troppo tardi per gettare la maschera. Benvenuti nel circolo degli anticonformisti».

Yoani Sánchez non ha firmato la lettera, ma ha gradito la solidarietà manifestata in merito agli episodi di intolleranza che l’hanno vista protagonista.

Juan Antonio Blanco, ex professore dell’Università dell’Avana, ha detto che il documento rappresenta un punto di svolta per le posizioni degli intellettuali socialisti, perché comincia a serpeggiare l’idea che debba esserci libertà di espressione per tutti.

La repressione dei diritti umani a Cuba, purtroppo, continua a essere un problema della vita quotidiana.

 

Gordiano Lupi


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