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Maria Paola Forlani: Amanti. Passioni umane e divine
23 Giugno 2017
 

La 14ª mostra internazionale di Illegio (UD) presenta al pubblico fino all’8 ottobre il tema dell’amore di coppia dal titolo “Amanti. Passioni umane e divine” a cura di don Alessio Geretti.

Proprio l’amore di coppia è il file rouge dell’intero percorso espositivo che attraverso opere emozionanti e colpi di scena fa vivere allo spettatore le storie più incantevoli e struggenti, sublimi e torbide che come perenni monumenti rivelano in cosa consiste realmente l’amore e quale sia il suo destino. Attraverso un percorso suggestivo e raffinato per le rarità di alcune iconografie e per l’attualità dei temi, gli spettatori possono ammirare quarantadue opere, tra cui alcuni prestigiosi capolavori provenienti dall’Italia e dall’estero, da importanti musei pubblici e da collezioni private.

La mostra, attraverso, queste straordinarie opere crea un'indagine sull’iconografia dell’amore di coppia a partire da quattro cicli narrativi fondamentali della civiltà occidentale: la mitologia classica; la Sacra Scrittura; l’agiografia cristiana; la letteratura dal medioevo cavalleresco al romanticismo ottocentesco.

Qual è il percorso di quell’amore che nutre e sostiene la coppia umana? Che cosa dicono in merito le pagine bibliche della creazione, situate nei primi due capitoli della Genesi? Da esse si comprendono solo due motivi di riflessione.

Il primo motivo concerne l’antropologia dell’«immagine» di Dio, esplicitata in Gen. 1,27. Quel passo è elaborato secondo i canoni del parallelismo «chiastico progressivo», una delle norme capitali della letteratura biblica poetica.

Il passo si apre con la dichiarazione: «Dio creò l’uomo a sua immagine e somiglianza». A questo punto si ha una sorprendente puntualizzazione dell’«immagine» divina nella creatura umana: «Maschio e femmina li creò». Quindi a «immagine di Dio» corrisponde in parallelo la bipolarità sessuale.

La seconda riflessione è «non è bene che l’uomo sia solo» (2,18), mentre la realtà «molto buona/bella» è che esistano i due sessi (1,31), la cui identità non è una maledizione, bensì una benedizione divina (1,28). Inoltre la creazione dei due sessi è vista non come conseguenza di un peccato di ribellione contro Dio, bensì come un atto d’amore del Creatore nei confronti della sua creatura che si sente sola e imperfetta e che riceve, perciò, un dono, un aiuto e una presenza che gli stia «di fronte», in un dialogo d’amore.

La mostra propone poi la riscoperta di come il linguaggio dell’arte figurativa abbia saputo rendere percepibili quelle grandi domande, attraverso la rappresentazione tanto della dimensione sensuale quanto della dimensione spirituale dell’amore di coppia.

Nella prima sezione, L’amore e le sue figure classiche. Il simbolismo dei sentimenti”, le figure dell’amore attestano quanto la mitologia classica, anzitutto, e la cultura del medioevo cortese poi, siano consapevoli che l’amore è di difficile definizione, poiché nel vissuto umano è occasione di intrecci tra movimenti interiori affini ma non identici e non identicamente limpidi, né facilmente gestibili. Di certo è possibile cogliere il nesso e la differenza tra amore e attrazione sensuale, tra innamoramento e amore, tra amore pacifico e amore tormentato, ma non è possibile tracciare una linea netta di demarcazione tra questi poli del cuore umano e delle relazioni concrete tra l’uomo e la donna.

In tal senso, la mostra intende porre a confronto e leggere sinotticamente almeno alcune delle opere che accostano Eros-Cupido e Venere ad altri personaggi mitologici indicatori dei turbamenti e delle manifestazioni dell’amore (Piero di Lorenzo detto Piero di Cosimo, Venere, Marte, Cupido, 1490-1505; Negretti Jacopo detto Palma il Vecchio, Venere e Cupido, 1520-1528; Michelangelo Merisi detto Caravaggio, Amore dormiente, 1608, Canova Antonio, Venere e Adone, 1794, e anche Venere e Marte, 1817, ecc.

Nella seconda sezione, La dolcezza della passione. Il nascere dell’amore e i linguaggi della tenerezza”, i soggetti di fortuna relativamente scarsa nella pittura e nella scultura sino al Neoclassicismo, i gesti che esprimono sentimenti e affetti conobbero una straordinaria e popolare diffusione nelle arti soprattutto a partire dalla poetica romantica. La sezione si è concentrata specialmente sull’iconografia del bacio d’amore. Quando Francesco Hayez nel 1823 aveva elaborato l’ultimo bacio dato a Giulietta da Romeo su commissione di Giambattista Sommariva, uno dei principali collezionisti della Milano romantica, il pittore aveva ben presenti le due versioni del più celebre dramma amoroso di tutti i tempi, sia la fonte più antica, quella della novella di Luigi da Porto sia la ben più nota tragedia shakespeariana, di cui proprio a partire dagli anni Venti si incominciarono a illustrare i momenti salienti anche ad opera di Agostino Comerio, di Vitale Sala, di Giovanni Migliara e di quella come di altre storie d’amori impossibili e sventurati dei tempi passati avrebbe continuato a fruttificare e accrescere.

Nella quinta ed ultima sezione, Per sempre. L’amore redento e l’Amore divino”, viene messa in luce la Sacra Scrittura e l’annuncio cristiano in cui sta al centro il vangelo dell’amore. L’amore come contenuto del vangelo – in quanto amore di Dio che in Cristo viene a redimere l’uomo – e come oggetto del vangelo – in quanto amore dell’uomo per Dio e per il prossimo che viene finalmente guarito da Dio stesso nella sua fragilità e corruzione dovuta al peccato –.

Di questa rivelazione è in qualche modo segno anche un poema biblico, che sta nel cuore della Bibbia e ne costituisce in un certo senso la chiave di lettura complessiva: il Cantico dei Cantici, il canto dell’amore per eccellenza. Ѐ il canto d’amore tra il Creatore e la sua sposa prediletta Israele. Ѐ il canto di gioia che solo chi ama può dedicare a chi gli ha rapito e portato via il cuore. Il cercarsi, l’incontrarsi, l’allontanarsi sono scene e momenti che danno ritmo all’interno del Cantico, come una rincorsa appassionata attraverso cui ci viene descritta simbolicamente la passione di Dio per la creatura umana, da lui destinata a divenire sua consorte.

La redenzione dell’amore e la ritrovata unità spirituale, nella grazia e nella fede, tra eros e agape si possono riconoscere nell’esperienza mistica dei cosiddetti matrimoni mistici o in alcune estasi di santi, particolarmente travolgenti sul piano sensuale, frequentemente rappresentate nella storia dell’arte. La mostra lo suggerisce proponendo la contemplazione di alcuni dipinti dedicati a Maria Maddalena nel suo evidente distacco dal mondo e nel suo ancor più evidente attaccamento amoroso al Signore.

Sant’Agostino, commentando la prima lettera di Giovanni, si domandava:

«Quale volto ha l’amore? Quale forma, quale statura, quali piedi, quali mani? [] L’amore ha piedi che lo conducono alla Chiesa, ha mani che donano ai poveri, ha occhi con i quali si scopre chi è nella necessità».

 

Maria Paola Forlani


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