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Chiavenna. Con il Centro studi storici al Bersaglio e ai crotti in Pratogiano
Pratogiano un secolo fa
Pratogiano un secolo fa 
21 Settembre 2016
 

Sabato 1° ottobre 2016 il Centro di studi storici valchiavennaschi e il Museo della Valchiavenna terranno una visita guidata gratuita e aperta a tutti in Pratogiano a Chiavenna. Si visiteranno il Bersaglio e, grazie alla disponibilità dei proprietari, i crotti Bertacchi e Crosét. Il ritrovo è fissato per le ore 14:30 all’imbocco della via al Bersaglio.

Oggi proprietà di Roberto Scaramellini, il crotto Bertacchi fu donato al poeta nel 1922, mentre il crotto Crosét appartiene a Sergio Salini.

Se in Valchiavenna esiste qualcosa di tipico e di quasi esclusivo, questo è il crotto. Quasi esclusivo, perché i crotti, quelli autentici con tanto di soffio fresco naturale e inseriti in nuclei, sono documentati, oltre che nella parte svizzera della val Bregaglia, anche a Stazzona lungo la riviera occidentale del lago di Como, a Cama nei Grigioni, in Ticino e, in Piemonte, a Borgofranco d’Ivrea.

In genere i crotti ebbero grande sviluppo tra la fine del ’700 e l’800, quando in certe zone, più vicine all’abitato, divennero per famiglie abbienti un luogo borghese di rappresentanza. Più modesti e più naturali sono quelli di altre località nella valle, dove quasi ogni famiglia ne aveva, e ha tuttora, millesimi di proprietà. Infatti, poiché i crotti si tramandano di padre in figlio, sono molti i comproprietari, per cui nel luogo del sorèl si può trovare una serie di armadietti stretti e lunghi (i cosiddetti cancèi o cancéi a seconda delle zone), simili a quelli per gli abiti dei confratelli, dove ciascuno tiene la propria botticella, il boccale e poco più. Invece fuori i tavolini sono di tutti, anche di quelli che si trovano a passare e che era costume invitare a berne una volta. Ogni ripiano, ogni anfratto era buono per sistemarvi una panca e un tavolo in pietra grezza. Spesso i vari nuclei di crotti furono dotati di un campo di bocce, come alla Valcondria di Uschione, a Scandoléra, al Mót di Mese, a Menarola, a Novate ecc.

Particolare attenzione fu posta allo sfruttamento dello spazio disponibile, strappando alla natura quanto era possibile e apportando quelle misure atte a consentirne il miglior utilizzo, come la serie di canalette trasversali incise nella roccia sopra le entrate dei crotti per il deflusso dell’acqua, evitando lo sgocciolamento, oppure le mensole, ricavate nelle sporgenze dei massi, per appoggiarvi il boccale.

 

Centro di studi storici valchiavennaschi


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