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Montecarlo Gran Casinò (1987)  
Comicità e febbre del gioco
04 Giugno 2010
 

Regia di Carlo Vanzina. Soggetto e sceneggiatura: Carlo Vanzina ed Enrico Vanzina. Fotografia: Luigi Kuveiller. Montaggio: Ruggero Mastroianni. Musiche: Manuel De Sica. Scenografia: Franco Ceraolo. Costumi: Roberta Di Bagno Guidi. Produce: Luigi e Aurelio De Laurentiis. Distribuzione: Filmauro. Interpreti: Massimo Boldi, Enrico Beruschi, Guido Nicheli, Christian De Sica, Ezio Greggio, Paolo Rossi, Florence Guérin, Mario Brega, Rossana Di Lorenzo, Lucia Stara, Lisa Sothard, Philippe Leroy, Clara Colosimo, Renzo Ozzano, Paul Muller, Jacques Stany, Max Turilli, Yoshu Wang, Antonello Fassari, Albano Bufalini, Gianluca Catalano, Larry Dolgin, Jean Masbevery, Alessandra Stordy e Corrado Taranto.

 

Alcuni italiani in vacanza si ritrovano al Casinò di Montecarlo per dare vita a una pellicola il cui filo conduttore è la febbre del gioco. Regista e sceneggiatore descrivono cinque tipologie di persone: il playboy romano squattrinato che evita con un colpo di fortuna al tavolo verde di dover soddisfare una vecchia miliardaria; due ricchi affaristi milanesi che sognano di sbancare il Casinò, giocano e perdono tutto il denaro che serve per una trattativa; due bari che riescono a fregare un esperto collega francese, ma alla fine vengono truffati da una donna. Si tratta del tipico film vacanziero targato Vanzina a base di sketch, alcuni divertenti, altri meno, spesso scenette già viste e affidate alla bravura del singolo comico. Il modello classico di riferimento è il cinema anni Cinquanta di Camillo Mastrocinque.

Furio (De Sica) è un avvocato playboy romano che vince una grande somma al Casinò, ma il barone Duroc (Leroy) lo riduce sul lastrico, non sa come pagare il conto dell’albergo, viene abbandonato dalla compagna Magda, finisce tra le braccia di una vecchia miliardaria che promette di pagare i suoi debiti se farà l’amore con lei. Gino (Boldi) e Lino (Beruschi) sono due fratelli milanesi proprietari di un ristorante che si trovano a Montecarlo per comprare un appartamento. Gino si lascia andare al vizio del gioco ma il più cauto Lino lo ferma in tempo. Il problema è la bella miliardaria Silvia (Guérin) patita del tavolo verde, che fa perdere la testa a Gino e soprattutto il denaro che serviva per portare a termine l’affare. Alla fine i due imprenditori per recuperare il denaro cercheranno di rubare una collana d’oro a un cumenda milanese (Nicheli) amante di Silvia. Oscar (Geggio) è un maldestro baro professionista che non ha successo, per questo la sua partner Patrizia (Sothard) lo molla e si mette in società con il barone Duroc (Leroy), un baro francese che non perde un colpo. Oscar riconquista Patrizia quando si vendica e sconfigge il barone Duroc grazie a Paolo (Rossi), presentato come falso ingegnere ma in realtà giocatore fortunatissimo. Oscar lo descrive come uno sciocco miliardario da spennare, ma in realtà vuole farlo vincere contro il barone Duroc. Paolo ha la meglio sul baro, ma Oscar perde tutto il denaro dopo una focosa notte d’amore con Patrizia che si appropria del malloppo e scappa alle Bahamas.

Le battute della pellicola provengono dal classico repertorio individuale di ogni protagonista. Ezio Greggio ci delizia con i suoi Ce la fa, ce la fa… non ce la fa non ce la fa…”, cita il cinema clasico con “Il risveglio dei polli viventi!” e “Il calore dei soldi”, ma si lascia andare a espressioni come “I polli pullulano!”, “Hai fatto come la Carrà, sei passato alla concorrenza!”, “Ma lei è un vero fenomeno!”, “Ma cosa dico un miliardo… Novecento milioni!” e dice battute trash come “Sarà stato un colpo d’aria! La corrente del golf!”. Divertente uno dialogo tra Lisa Sothard e Paolo Rossi. Sothard: “Io ho un debole per gli uomini piccoli, intelligenti e ricchi”. Rossi: “Ma allora lei ha fatto tombola con me, perché primo, sono di mio più basso di così, c’ho un rinforzo da otto. Secondo, sono così ricco ma così ricco che pensi che l’altro giorno ho comprato un bambino per far giocare il mio dobermann in giardino, e quanto all’intelligenza poi, già da quando son nato ero così intelligente ma così intelligente che mia mamma voleva chiamarmi Quark!”. Ancora migliore un dialogo Rossi - Greggio: “Toilette?”. “Io a letto con quel pezzo di figliola!” (riferito alla Sothard). Sempre Rossi: “Altro che Tom Cruise e Paul Newman, noi qui facciamo la fine di Rita Pavone e Teddy Reno!”. Paolo Rossi interpreta un convincente doppio ruolo: il giocatore fortunato e il miliardario ingenuo. Non è da meno De Sica al tavolo da gioco: “Molla’ adesso sarebbe come Colombo che sta’ pe’ arriva’ in America e dice torno a La Spezia!”. Alla fine rifila uno sganassone alla vecchia miliardaria, la getta in piscina e grida: “Spartaco s’è liberato dalla catena!”. Boldi è al massimo della forma e i suoi interventi sono conditi da: “Lo so, lo so, non lo sapessi, ma lo so!”, “Ho ciapa’… ho ciapa’… ho ciapa’…”, ma pure da classici errori sui congiuntivi come “Allora sappi, suppi…”, “Se lo sapessi te lo dissi!”, canzoncine trash come “Tartufonati neri neri, neri, come il carbon!” (riferito ai soldi in nero), allusioni erotiche tipo “Belle fiches! Quante fiches!” e il citazionista “Over the topa!”. Brega e la Di Lorenzo sono una perfetta coppia di burini romani arricchiti che discutono con l’avaro cumenda Nicheli impegnato a recitare la parte della sua vita. “Voi dovete andare in vacanza a Pietra Ligure, mica a Montecarlo!” dice in milanese. Le presenze femminili sono coreografiche, anche se la Sothard che la Guérin sono buone attrici e svolgono con diligenza il loro ruolo. La Guérin è una giocatrice incallita che irretisce Boldi e delizia il pubblico in una sequenza dove indossa un vestito così scollato da evidenziare buona parte delle natiche. Nota negativa del film: la musica di Manuel De Sica. Sintetica e monotona, soprattutto infarcita di motivetti che seguono la moda dell’imperante disco-music. Tra tutti spicca la canzone di Zucchero Fornaciari: Non ti sopporto più, leitmotiv della storia tra la vecchia miliardaria e il mantenuto De Sica. Il film è girato in interni al Casinò, ma molte scene si svolgono nel Principato di Monaco, a Montecarlo e a Sanremo. Il finale è una citazione della pochade, perché vede in primo piano tutti gli attori principali davanti al tavolo verde intenti a litigare su chi ha vinto davvero. Immancabile la rissa finale. Per i giochi contribuisce il prestigiatore Tony Binarelli, come consulente e persino controfigura quando si tratta di manipolare le carte.

Paolo Mereghetti è caustico: «La solita comicità di grana grossa e di stampo televisivo alla Vanzina: l’unica novità è l’infelice innesto di Paolo Rossi che non ritentò più l’esperimento».

Secondo Marco Giusti Montecarlo Gran Casinò è «una specie di prova generale per valutare quali attori tra tv e cabaret potessero prendere il posto dei vecchi colonnelli della commedia all’italiana».

Steve Della Casa scrive: «Filmetto anni Settanta con un tocco di malizia forse involontaria che si segnala soprattutto per la riuscita e insolita coppia comica formata da Ezio Greggio e Paolo Rossi”»

Un film divertente, da riscoprire per passare una serata in famiglia. Basta essere consapevoli che non state vedendo Il gattopardo o Il giorno della civetta. Non è questo lo spessore del film.

 

Gordiano Lupi


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