Sabato , 20 Aprile 2024
VIGNETTA della SETTIMANA
Esercente l'attività editoriale
Realizzazione ed housing
BLOG
MACROLIBRARSI.IT
RICERCA
SU TUTTO IL SITO
TellusFolio > Spettacolo > Notizie e commenti
 
Share on Facebook Share on Twitter Share on Linkedin Delicious
Ma Mì... I milanesi sono scappati 
Alberto Figliolia intervista Nanni Svampa
25 Ottobre 2007
 

Nanni Svampa è uno dei volti di Milano. Una delle sue voci: forte, antica e mai slegata dalla contemporaneità, colma degli umori della gente, sapida, ironica, feconda; fra disincanto e immediatezza del quotidiano, fra tristezze, sogni e allegrie, fra giochi della fantasia e pragmatismo popolano, specchio della vita. Dall’Antologia della canzone lombarda, opera di straordinaria coralità e suggestione, alla traduzione e interpretazione, in italiano e milanese, di Georges Brassens, dal cabaret alla canzone popolare e umoristica, non si è proprio fatto mancare nulla Nanni, autore, musicista, scrittore, cantante, persino attore. A metà settembre è uscito il suo nuovo album (un doppio), Ma Mì, ricchissimo e imperdibile omaggio alla canzone milanese d’autore dagli anni ‘30 ai ‘70.

Maestro, qual è oggi lo spazio per la canzone d’autore in lingua milanese, in un’era che pare tendere alla massificazione e all’appiattimento?

«Io mi rivolgo a tutti coloro che vogliono ascoltare, e ci sono anche tanti giovani che desiderano avvicinarsi al patrimonio della canzone e della lingua milanese. Perché dietro tale patrimonio ci sono la tradizione, la cultura e la poesia, e i giovani devono avere il piacere di conoscere tutto ciò, così come conoscono l’inglese. Come autore io ho questa funzione».

I brani dell’album Ma Mì spalancano universi di nostalgia. Tuttavia lei ama insistere sul concetto di memoria...

«La nostalgia è un inquinante della memoria. Io propongo di ricordare senza cadere in quel genere di nostalgia che ti fa dire... “Era meglio prima”. La canzone del resto è lo strumento più diffuso e familiare per verificare certi momenti e situazioni storiche».

Dalla solidarietà delle case a ringhiera, dal coeur in man, alla città esclusiva, degli affari e dei danè: un mutamento, quello di Milano, troppo violento, forse?

«L’ha già detto lei. Manca la vita di quartiere. I negozietti, i bar chiudono presto. Qui c’è la vita di una città spopolata: i milanesi sono scappati».

Lei è nato a Porta Venezia. Ci descrive quel pezzo della sua storia iniziale?

«Ho passato la mia gioventù fra San Babila e Corso Venezia. Passeggiando con gli amici si parlava di filosofia e si aspettava che le riviste passassero al Puccini. Era la Milano in cui si tirava tardi la notte e in cui s’incontravano giornalisti e scrittori. La gente era meno stressata nell’euforia degli anni ‘60 e c’era un modo di vivere per cui si era proiettati in cose, dialoghi, progetti».

Le è mai servita la laurea in Economia e commercio?

«Ho fatto contento papà. E poi una volta ho messo il Dottore sulla carta intestata!»

Con Ma Mì si compie un viaggio nella storia sociale e musicale meneghina. Un lavoro altamente filologico...

«Se vuole, antologico. Ho vissuto i suoi autori come amici e colleghi. L’album si divide in tre blocchi: l’anteguerra; le canzoni d’autore, con Fo, Carpi, Strehler, gli anni ‘50; quello che è uscito dai personaggi del cabaret, quando scrivevamo cento canzoni l’anno e quando anche i minori erano molto creativi».

Perché solo una sua canzone?

«Per falsa modestia».

Altri suoi programmi?

«Mi piacerebbe realizzare una collana discografica con tutte le mie canzoni in italiano. Canzoni strane e pazze. Oppure canzoni sulle cose che mi hanno fatto ridere dai 2 ai 60 anni».

Presto si esibirà al Piccolo Teatro nello spettacolo Omaggio a Brassens, autore da lei visitato sempre con passione...

«Un maestro. Il massimo poeta del ‘900. Nella canzone d’autore ha insegnato a tutti, a me, a Gino Paoli, a De André. Sarà un concerto collaudato, compresi i racconti e la lettura di testi poetici».

L’umorismo ci può aiutare ad affrontare la vita con un sorriso, meglio ancora se accoppiato con la musica?

«Chi diceva che l’umorista è colui che ha il senso tragico della vita? Non me lo ricordo. Ma è vero, anche se il discorso è un po’ più articolato. Di sicuro vivere con un po’ di humour e distacco alleggerisce dal peso dell’esistere».

 

Alberto Figliolia


 
 
 
Commenti
Lascia un commentoNessun commento da leggere
 
Indietro      Home Page
STRUMENTI
Versione stampabile
Gli articoli più letti
Invia questo articolo
INTERVENTI dei LETTORI
Un'area interamente dedicata agli interventi dei lettori
SONDAGGIO
TURCHIA NELL'UNIONE EUROPEA?

 72.9%
NO
 27.1%

  vota
  presentazione
  altri sondaggi
RICERCA nel SITO



Agende e Calendari

Archeologia e Storia

Attualità e temi sociali

Bambini e adolescenti

Bioarchitettura

CD / Musica

Cospirazionismo e misteri

Cucina e alimentazione

Discipline orientali

Esoterismo

Fate, Gnomi, Elfi, Folletti

I nostri Amici Animali

Letture

Maestri spirituali

Massaggi e Trattamenti

Migliorare se stessi

Paranormale

Patologie & Malattie

PNL

Psicologia

Religione

Rimedi Naturali

Scienza

Sessualità

Spiritualità

UFO

Vacanze Alternative

TELLUSfolio - Supplemento telematico quotidiano di Tellus
Dir. responsabile Enea Sansi - Reg. Trib. Sondrio n. 208 del 21/12/1989 - ISSN 1124-1276 - R.O.C. N. 32755 LABOS Editrice
Sede legale: Via Fontana, 11 - 23017 MORBEGNO - Tel. +39 0342 610861 - C.F./P.IVA 01022920142 - REA SO-77208 privacy policy