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Ferrara. CDD: Una risorsa per la comunità 
Nuova sede e biblioteca per il Centro documentazione donna
18 Maggio 2014
 

Casa Cini, un tempo miniera di sapere, di cultura viva e di “solidarietà”, oggi solo “ceneri” di un crudele e rinnovato “Fahrenheit”

 

 

Si è svolta il 14 maggio a Ferrara la presentazione della nuova sede del Centro documentazione donna (Cdd) in via Terranuova, 12/b.

Alla conferenza stampa, oltre alla presidente pro tempore del polo bibliotecario, erano presenti i rappresentanti delle maggiori istituzioni ferraresi: l’assessore alla cultura Massimo Maisto, la presidente della Provincia Marcella Zappaterra, il direttore del Teatro Abbado Marino Pedroni e la professoressa Paola Zanardi a rappresentare l’Università di Ferrara, la quale ha aperto la conferenza esprimendo la soddisfazione per i miglioramenti apportati alla sede, d’ora in poi biblioteca ancora più efficiente e aperta a più possibilità. «I lavori che sono stati eseguiti in questa sede dimostrano l’interesse del Comune verso la cultura e il volontariato, i limiti precedenti sono stati superati e ora ci sono le potenzialità perché i ferraresi e gli studenti frequentino il nuovo Centro», ha proseguito la Zappaterra.

«Questo deve essere un luogo in cui i giovani devono avere accesso e avere la possibilità di trasformarsi da utenti a protagonisti, in accordo con il concetto di “cultura diffusa”», ha detto invece Maisto, che ha continuato: «Sono orgoglioso, perché tutta la giunta d’accordo ha deciso di investire in questo spazio, ed è stato dato così un segnale molto importante e positivo. Il nuovo Centro di documentazione donna non sarà solo una biblioteca, ma uno spazio culturale a 360°, verranno organizzati incontri scolastici, presentazioni di libri e iniziative in ambito artistico, storico e letterario».

È intervenuto anche il direttore del Teatro comunale, Pedroni: «È importante aprire ancora spazi di incontro e lettura. Proprio perché questo momento storico mette in crisi il libro, bisogna cercare di valorizzarlo. Credo che il teatro sia un terreno dove il problema di genere abbia spazio per esprimersi: perciò organizzeremo varie collaborazioni con questa biblioteca».

Il Centro Documentazione Donna di Ferrara è uno dei primi centri di documentazione delle donne nati in Italia, risale infatti al 1980, ed anche uno di quelli che ha il patrimonio librario più ricco (per quel che riguarda la biblioteca al momento – primavera 2014 – sono stati catalogati e sono presenti in OPAC circa 9.000 libri, mentre sia il materiale dell’emeroteca, che raccoglie circa 200 testate femministe sia italiane che straniere, sia quello dell’archivio devono ancora essere catalogati).

La biblioteca, convenzionata col Comune, la Provincia e l’Università di Ferrara, fa parte del polo bibliotecario unificato ferrarese.

L’attività del Centro Documentazione Donna consiste nell’apertura al pubblico della biblioteca/emeroteca specializzata e prestito dei libri, di consulenza bibliografica per la preparazione di tesi e ricerche, di informazione riguardo alla possibilità di reperire libri e documenti presso altri centri specializzati. Di scambio interbibliotecario in tutta Italia e all’estero.

All’attività principale di gestione della biblioteca si affiancano con regolarità presentazioni di libri e discussioni su temi riguardanti la cultura delle donne, laboratori di fumetto, di lettura, di scrittura creativa e di traduzione letteraria, rassegne cinematografiche e mostre tra le quali ricordiamo la Biennale internazionale dell’umorismo Le donne ridono, mostra a tema di fumetti di disegnatrici satiriche di tutto il mondo che si è tenuto per nove edizioni dal 1985 al 2003.

Nel 1994 è stato svolto anche un corso di formazione per bibliotecarie/documentaliste, in collaborazione con il coordinamento italiano dei Centri di documentazione, le biblioteche e le librerie delle donne (Rete Lilith), con finanziamento del Fondo sociale europeo.

Nel 2010 e 2011 il CDD ha partecipato come partner a un altro progetto europeo: EWA, interviste di donne di più di cinquant’anni a donne più che settantenni che hanno una vita attiva e piena di interessi. Il progetto è stato realizzato da centri delle donne di Germania (coordinatrice), Bulgaria, Repubblica Ceca, Austria, Lituania.

Il CDD ha organizzato numerosi convegni tra cui ricordiamo: nel 1982 un convegno sull’Editoria femminista, nel 1994 su L’imprenditoria delle donne in campo culturale, nel 2000 su La qualità dell’informazione culturale, nel 2010 su L’editoria di qualità. Il ruolo delle piccole e medie case editrici.

Va messo in evidenza che il CDD si regge unicamente sull’attività di volontariato delle socie e che il ricco patrimonio librario messo a disposizione del pubblico deriva in parte dalle donazioni delle socie ma soprattutto dai libri inviati da case editrici per recensione alla rivista Leggere Donna che a sua volta li dona alla biblioteca. Anche le riviste dell’emeroteca non sono state acquistate ma ricevute come scambio con Leggere Donna. Caso unico di una biblioteca/emeroteca il cui arricchimento di libri e riviste non grava sul bilancio pubblico ma è frutto di un’iniziativa privata.

Come l’acqua, le biblioteche sono un indispensabile bene comune che Google non può sostituire. Una società civile ne ha bisogno perché nella crisi sono una risorsa per i cittadini, in particolare quelli più deboli, meno capaci di usare tecnologie, in difficoltà con il lavoro. Sempre, esse sono una diga contro l’imbarbarimento, un’indispensabile infrastruttura democratica. Questo è il motivo per cui tutti i grandi paesi continuano a costruirne e se ne aprono molte perfino nell’Italia che non legge.

A Ferrara “colta città estense” esiste la storica Biblioteca Ariostea, vivace nella continua attività di conferenze, musica e convegni, fino a giungere alle biblioteche di quartiere (come la Biblioteca Bassani) in cui esiste “solidarietà”, un vivace collegamento con le scuole e il territorio, amore per “il libro”e per la “cultura”….

La distruzione della storica e ricca biblioteca di Casa Cini, da parte della diocesi, narra una delle pagine più nere e drammatiche della storia di Ferrara. Con i gesuiti (conduttori, dagli anni ’60 agli anni ’80, della casa che era stata la bella dimora in cui è nato il conte Vittorio Cini), la biblioteca presentava una delle collezioni di riviste cinematografiche più importante di tutta l’Emilia Romagna. In seguito, con la perdita dei gesuiti e con il nuovo direttore dell’Istituto di Cultura Casa Cini, don Franco Patruno, gli spazi si erano arricchiti di una delle biblioteche più imponenti della regione per volumi di storia dell’Arte, filosofia e teologia. Non mi soffermo su gli eventi culturali e convegni che hanno correlato tutto questo patrimonio, (fino al 2007, dopo la scomparsa del suo direttore) e la gioiosa presenza di giovani che popolavano quelle sale, vera fucina di ricerca, di cultura e solidarietà. In seguito, la cancellazione dell’Istituto di cultura e le violenze di ristrutturazione (a scopo di lucro e di affittanze) hanno compromesso un importante Palazzo Medioevale che rientrava nei percorsi UNESCO (ora non più). La curia ferrarese, la mano dell’uomo e la sua indifferenza alla “Cultura” ha compromesso un bene che persino il “terremoto” aveva risparmiato.

La storia insegna che uomini di cultura, ma senza risorse se non avessero avuto “questi luoghi del sapere” non avrebbero potuto produrre i loro capolavori.

Se non ci fosse stata una biblioteca come la British Library, Karl Marx non avrebbe avuto un luogo dove comporre Il capitale. E senza la biblioteca dell’università della California a Los Angeles, Ray Bradbury, povero in canna, non avrebbe potuto affittare una macchina da scrivere per tracciare l’apologia del leggere in Fahrenheit 451. A questo punto risuonano suggestivi dal romanzo i pensieri di Guy Montanag, che all’inizio della narrazione era convinto del suo agire... «Era una gioia speciale vedere le cose divorate, vederle annerite, diverse con la punta di rame del tubo fra le mani, con quel grosso pitone che sputava il suo cherosene venefico sul mondo, il sangue gli martellava contro le tempie e le sue mani diventavano le mani di non si sa quale direttore d’orchestra che suonasse tutte le sinfonie fiammeggianti, incendiarie per far cadere tutti i cenci e le rovine carbonizzate della storia».

Per Casa Cini la sua Fahrenheit, non solo ha distrutto gran parte della nostra storia, ma ha calpestato un “universo d’amore e solidarietà”.

Resta la grande impresa delle donne del Centro Documentazione Donna, generose, laiche e solidali verso la cultura come crescita e partecipazione, fatta di “silenzio” e di “convivialità”.

 

Maria Paola Forlani


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