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Patrizia Garofalo. Da mamma a Chiara… per amore
26 Luglio 2009
 

Scorrono le e-mail sul computer ed io ripasso la nostra storia di madre e figlia.

Non mi definisco amica, mi è sempre piaciuto poco questo termine associato al materno: Io sono tua madre il che non esclude affatto amicizia, confidenza e complicità. Mi manca il distacco dalle tue gioie e dolori; ogni volta che ti racconti sento scuotermi dentro come se qualcosa mi stringesse il ventre, sento che mi mancano le parole, il silenzio assume la corposità di risposte apparentemente non date e i nostri occhi ne inventano altre e più oltre:

Mi basta anche solo la tua voce al telefono per iniziare e concludere bene una giornata.

Non ho nostalgia, non riempirò questo foglio dei ricordi di quando eri bambina, vivo e amo la nostra storia di oggi senza più dovermi attaccare al passato pur consapevole che senza di esso non saremmo giunte all’amore che ci lega e certa che le strade accidentate portano più in alto delle altre. Scrivevo biglietti a matita… ricordi? Pensavo avresti potuto cancellarmi... non ho più paura.

Sei una donna giovane, soddisfatta del lavoro che fai, della città dove vivi, della casa da poco acquistata con le tue forze e ostinazione, oggi che la tua vita, come mi hai spesso detto, assomiglia molto alla mia di quando avevo la tua età, sento l’orgoglio della mia giovinezza spesso disdegnata, la dignità delle mie scelte, il coraggio di aver tenuto duro quando pensavo di non farcela. Questa è una lettera d’amore per me, per te, per noi, per quello che sei e sono stata, per quello che saremo domani.

Ero stata tentata di scegliere oggetti per la tua casa, non lo farò amore ma ho rimesso a posto il tuo letto e l’ho abbellito con una coperta calda ricamata di rose. Sbocceranno a Maggio come quelle della nostra terrazza.

Tu continuerai, per farmi piacere, a farti fotografare tra il fogliame tenero e io a sognare primavere infinite.

Sono a casa mentre scrivo, sto bene, sono serena, il tavolo è pieno di foto tue, di tuo fratello, del nostro cane, non riesco a staccare gli occhi dalla nostra ultima che ci vede insieme commosse, felici e ritrovate.

Una foto manca: la mia quando stavi per nascere, avevo una lunga treccia e una camicia di pizzo bianca. La tua nascita coincise con la morte di Montale e anche nella poesia ci siamo ritrovate.

Grazie giovane donna dai capelli d’oro e dagli occhi color del vento.

Con amore,

mamma


 
 
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