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Nicoletta Varani. Isole Comore: arcipelago tormentato 
Piccoli scogli di un’Africa dimenticata
Bandiera dell’Unione delle Comore
Bandiera dell’Unione delle Comore 
07 Dicembre 2008
 

La riflessione che segue è un esempio di come il mondo, nella sua frenetica corsa verso uno sviluppo divenuto ormai insostenibile sotto ogni aspetto, da quello ambientale a quello economico, politico e socio-culturale, abbia completamente oscurato dalla scena Paesi e popolazioni che “non contano” e di cui però si serve se hanno ancora una posizione strategica nello scacchiere internazionale o risorse da sfruttare… Se poi questi Paesi risultano essere piccoli Stati insulari sperduti negli oceani, di cui solo un mappamondo accerta l’esistenza, e ancor più se fanno parte della martoriata e tormentata Africa, semplicemente: non esistono. Uno di questi casi è rappresentato dalle isole Comore.

 

Con l’indipendenza dalla Francia (1975) e il ritiro dei francesi, che portarono via gran parte delle infrastrutture e delle risorse finanziarie, per le Comore iniziò un lungo periodo di instabilità con colpi di stato (oltre una ventina, dopo l’indipendenza) e una cospicua presenza di mercenari tanto che furono soprannominate Coup-coup Land. La storia post-coloniale delle isole Comore, è sempre stata caratterizzata da un susseguirsi di fasi precarie, a livello politico-sociale, con alternanza di regimi dittatoriali ed episodi secessionisti tra le tre isole1 che fecero parte della prima Repubblica delle Comore (fino al 2002, Repubblica Federale Islamica delle Comore, oggi Unione) di cui l’isola di Mayotte non fece mai parte poiché ancor oggi Département della Francia. L’Unione delle Comore non ha mai accettato sostanzialmente questo stato di cose tanto che ancora in tempi recenti lo stesso Ministro degli Esteri ha dichiarato che Mayotte è parte integrante delle Comore ed è volontà del governo favorire la sua integrazione;2 è indicativo il simbolo delle quattro stelle insieme alla mezzaluna, presenti nella storia della bandiera dell’odierna Unione delle Comore, che rappresentano le quattro isole dell’arcipelago compresa Mayotte.

    

Recentemente si è verificata una nuova crisi politico-istituzionale, apertasi dopo l’ennesimo tentativo secessionista, che ha visto protagonista il presidente dell’isola di Anjouan, Bacar che nel maggio 2007, a mandato scaduto, si è rifiutato di dimettersi, interpretando alcuni punti della costituzione autonoma dell’isola in modo da giustificare la propria permanenza al potere fino alle elezioni del 10 giugno, dove gli abitanti di tutte e tre le isole della Repubblica Federale delle Comore erano chiamati ad esprimersi circa il proprio presidente.3 Il 30 aprile il presidente dell’Unione Sambi, eletto nel maggio 2006 a seguito delle prime elezioni democratiche nella storia post-coloniale del Paese sceglieva un presidente ad interim col compito di nominare un nuovo governo. Si è così creata una paradossale situazione di condominio, con due presidenti, due governi e una grande confusione istituzionale dovuta ai non chiari rapporti tra il governo federale centrale e i governi autonomi delle isole, e sulle rispettive competenze. Il 2 maggio le truppe del colonnello Bacar, hanno assaltato la sede provvisoria del nuovo governo costringendo le truppe dell’Unione e il personale civile a lasciare l’edificio governativo senza neppure rispondere al fuoco, data la netta inferiorità numerica e di mezzi rispetto alle milizie private di Bacar. Le imbarcazioni, che cercavano di riportare a Moroni i militari dell’Unione in fuga, sono state intercettate e affondate, lasciando sul campo vittime.

   

A seguito di questi fatti ad Anjouan le elezioni del 10 giugno sono state sospese per sicurezza ma le consultazioni, volute dallo stesso Bacar, sono avvenute ugualmente senza però la presenza degli osservatori internazionali alle operazioni di voto e di scrutinio e con una affluenza minima, solo il 15% degli aventi diritto. Risultato: vincitore il presidente uscente Bacar, unico candidato, con una percentuale del 76% dei consensi tra i pochi votanti vittime di forti pressioni. In tempi rapidi il 14 giugno, Bacar si è ufficialmente re-insediato,4 autoproclamandosi, nonostante la condanna sia dell’Unione Africana sia del governo federale delle Comore.

    

In questo periodo la popolazione di Anjouan è stata sottoposta a condizioni di vita molto difficili: la maggior parte dei dipendenti statali non ha più percepito stipendi, i conti postali e bancari sono stati congelati, le comunicazioni con il resto del mondo interrotte. Da giugno 2007 il governo di Bacar si è completamente distaccato da quello del governo centrale, trasformandosi così in un vero e proprio regime dittatoriale, con arresti arbitrari, limitazioni sulla libertà di stampa e di religione, innescando un vero e proprio esodo di popolazione clandestina dall’isola. Sono centinaia gli abitanti che hanno trovato rifugio nelle altre due isole dell’Unione ma questo fenomeno è andato ad alimentare un processo di emigrazione già innescato da tempo, quello dell’immigrazione che coinvolge l’isola di Mayotte. Il Dipartimento d’oltremare francese da metà degli anni Novanta è divenuto per le popolazioni delle altre isole un vero e proprio eldorado, un’oasi di stabilità e ricchezza economica (anche se le sue entrate provengono esclusivamente dalla Francia) che attrae chi vive invece in povertà ed instabilità politica. La popolazione di Mayotte è passata da poco più di 40.000 abitanti del 1975 (anno dell’indipendenza delle Comore) ad oltre 180.000 nel 2006.

  

Attualmente su una popolazione totale di circa 200 mila persone, Mayotte conta almeno 50 mila immigrati clandestini.5

   

Il governo di Mayotte e quindi indirettamente il governo francese hanno attuato misure politiche intransigenti nei confronti di questi massicci flussi migratori, accentuando la pressione sugli immigrati attraverso l’intensificazione delle retate a cui fanno seguito immediate espulsioni su “carrette” del mare con destinazione Moutsamoudou, capitale di Anjouan. E c’è ancora la presenza della Francia dietro alla decisione del Consiglio dell’Unione Europea (3 marzo 2008), sollecitato anche dalla Unione Africana (UA), di sostenere l’azione che ha imposto misure restrittive nei confronti del governo illegale di Anjouan e delle persone ad esso associate, in risposta al rifiuto persistente di adoperarsi per favorire un processo di stabilità e di riconciliazione nelle Comore affinché si tengano nuove elezioni da svolgersi con modalità corrette e trasparenti.

  

Alle sanzioni ha fatto seguito un’azione militare congiunta dell’UA e del governo federale comoriano (senza spargimento di sangue) che ha destituito il colonnello ed ex presidente Bacar consegnandolo alla sorveglianza nell’isola di Rèunion, altro possedimento francese nell’Oceano Indiano, e quindi di fatto sotto il controllo delle autorità francesi che si sono trovate pienamente coinvolte in una vicenda di politica locale che ha acquisito tutte le connotazioni di una complessa questione di geopolitica internazionale. Tutto ciò è dimostrato dal fatto che è stato proprio il governo di Parigi a trovare un accordo con il Benin per far trasferire a Cotonou (luglio 2008) l’ex dittatore Bacar.

   

A questi fatti va legata una postilla sulle condizioni economico-sociali delle Comore che, dalle statistiche internazionali, risultano essere tra i Paesi più poveri del Mondo. Lo Stato comoriano presenta un’economia quasi interamente dipendente dalle rimesse provenienti dalla diaspora verso la Francia e l’isola di Mayotte (la cui percentuale sul PIL raggiunge il 50%), le rimesse, principale fonte di reddito, sono fondamentali per la popolazione ma vanno ad alimentare i consumi domestici e quindi le importazioni, aggravando così la bilancia dei pagamenti e incrementando la spirale del debito pubblico divenuto insostenibile. Dai dati di fine anno (2007), forniti dalla Banca Mondiale, risulta di 280 milioni di $ pari a più del 70% del PIL (il PIL procapite si aggira intorno ai 600 $). A questo si aggiunga una pressione demografica, eccessiva rispetto alle risorse limitate disponibili,6 dovuta al forte incremento demografico (2,2% tra il 2002 e il 2006)7 con una struttura per età fortemente giovanile, con il 43% della popolazione del Paese al di sotto dei 15 anni che vede un futuro solo nell’emigrazione all’estero (in primo luogo Zanzibar e poi Madagascar8 e alcuni Stati dell’Africa orientale). Inoltre non va sottovalutata la differente distribuzione della popolazione tra le varie isole. Questo è uno dei fattori da cui scaturiscono fenomeni di instabilità sociale: infatti non a caso l’isola più densamente abitata è proprio Anjouan, con oltre 500 ab/kmq, che nella storia dell’arcipelago ha creato sempre problemi alla precaria stabilità politica attraverso innumerevoli tentativi secessionisti e non solo.

  

La grave crisi comoriana del 1997 fu attuata proprio dal governo di Anjouan che aveva autonomamente proclamato la propria annessione alla Francia tentando di seguire, con molto ritardo, l’esempio di Mayotte, divenuta nel frattempo un miraggio per le popolazioni locali grazie alla sua stabilità politica ed al suo sviluppo economico. Nel 1997, violenti moti separatisti scossero Anjouan e Mohéli, intenzionate a unirsi alla Francia, e, nel 1999, il fallimento delle trattative tra i rappresentanti locali e il governo francese portò a un nuovo colpo di stato.

      

Il tentativo di secessione operato dal colonnello Bacar ha dimostrato che la stabilità politica, condizione necessaria per tentare d’imboccare la via dello sviluppo, è un traguardo ancora lontano per le Isole Comore, dove il potere centrale non ha il monopolio dell’uso della forza, è privato della possibilità di decidere autonomamente e dipende dall’aiuto esterno. L’incapacità di combattere Bacar dall’interno, data l’inferiorità numerica e di mezzi militari delle truppe federali ha reso fondamentale il ruolo dell’Unione Africana la cui mediazione è fortemente sostenuta dalla popolazione.

  

In questo contesto, per il governo comorese assume una fondamentale importanza sia la cooperazione multilaterale, ad opera di organizzazioni quali la Banca Mondiale e il Fondo Monetario Internazionale (con i propri programmi di aggiustamento strutturale, di sviluppo e assistenza), sia quella bilaterale con Paesi tradizionalmente legati, come la Francia (che ha avviato un progetto di cooperazione per il periodo 2006-2010, finalizzato a migliorare la qualità di vita della popolazione dell’arcipelago, a frenare i flussi migratori e ridurre il gap con l’isola di Mayotte attraverso una più decisa integrazione regionale) o con Paesi che nutrono interesse a mantenere buone relazioni politiche e proficui rapporti economici per aumentare il proprio potere geopolitico nel mondo. Uno di questi paesi è la Cina che, da tempo ormai, ma soprattutto negli ultimi anni ha sviluppato rapporti con molti Paesi africani, non tralasciando di acquisire ed instaurare rapporti anche con le stesse Comore. La Cina infatti è stata uno dei primi Paesi che hanno riconosciuto il nuovo stato indipendente delle Comore ed ha fornito aiuti per la costruzione di opere pubbliche (aeroporto della capitale Moroni, palazzo governativo, ecc).9

            

La crisi politico-istituzionale apertasi con il tentativo secessionista del colonnello Bacar, sull’isola di Anjouan, ha riaperto vecchie ferite e dissapori tra le tre isole, non totalmente sanati dalle prime elezioni democratiche del maggio 2006, quando è stato eletto presidente Ahmed Abdallah Mohamed Sambi, attualmente in carica.

  

L'assorbimento della crisi politico-istituzionale appare un fattore determinante per evitare che il Paese sprofondi in una guerra civile, ipotesi da non sottovalutare vista la forza militare e l’esperienza delle milizie private di Bacar, momentaneamente nel Benin, che può ancora contare su risorse finanziarie proprie allocate in banche francesi e che recentemente sembra aver chiesto asilo alla stessa Francia che lo ha respinto.

    

Attualmente la situazione non è ancora del tutto chiara, a causa di molti fattori: la maggior parte della popolazione è rinfrancata dalla caduta di Bacar; un certo pericolo di destabilizzazione permane, per via dei numerosi mercenari francesi nuovamente presenti nelle isole Comore (Mayotte inclusa); il Governo federale intende far rientrare il dittatore nel Paese, per poterlo processare, ha già annunciato che chiederà la sua estradizione al Benin e accusa Francia e Unione Africana di proteggerlo.

  

Gli atteggiamenti di Francia e di Unione africana vengono giudicati ambigui: entrambe hanno accettato di intervenire per deporre Bacar, ora invece entrambe cercano di proteggerlo. Parigi, dopo aver incarcerato Bacar per tre mesi, con l'accusa di detenzione di armi, ora esclude un suo ritorno nell'arcipelago dove sarebbe a rischio la sua vita.

    

Infine non va sottovalutata la grave crisi economica in cui versa il Paese, con il rischio del ripetersi di proteste e disordini violenti al manifestarsi di un qualunque elemento destabilizzante sia proveniente dall’interno che causato da “interventi” provenienti dall’esterno del Paese.

    

Sono tutti presupposti ed ingredienti questi che, quando si trovano in quel “pentolone” chiamato Africa, trovano facilmente il “fuoco” e rendono complesso gestire poi la pentola ed il suo contenuto che cambia sempre odore e sapore a seconda del cuoco o dei cuochi!

Questo è solo un modo per riflettere sul fatto che spesso grandi guerre, eccidi e genocidi, destinati ad attrarre l’interesse dei media e a cadere, poi, nella lunga lista dei “conflitti dimenticati”, s’innescano su piccole situazioni d’instabilità locale a cui inevitabilmente si connettono fattori geopolitici riconducibili a fattori storici o a fattori economici passati o attuali e pure legati ad interessi di lobby che comportano sempre la violazione dei diritti umani e della stessa libertà d’ esistenza dell’individuo.

    

Su quanto è stato detto fino ad ora, sulla base documentata di articoli giornalistici e di notizie di agenzie d’informazione, sorge spontanea una considerazione immediata: nessuno ha posto la questione di come ristabilire un certo equilibrio all’interno di un arcipelago che detiene ancora una posizione geografica strategica, diversa dal passato, e che desta ancora interesse per una ex potenza coloniale come la Francia, in veste di pseudo mediatore, e che attira l’attenzione di una potenza economica che avanza, quale la Cina. È certo che con aiuti internazionali, sia bilaterali che multilaterali, seriamente mirati a risollevare le sorti di queste popolazioni, le Comore avrebbero svariate possibilità per uscire da una situazione d’empasse stagnante da molto tempo e tentare la via di un reale sviluppo facendo leva sulle potenzialità del turismo che potrebbe diventare il settore primario di una economia ora di sussistenza ma domani emergente come è quella altre isole dell’Oceano Indiano quali Mauritius e Seychelles.

 

Nicoletta Varani

 

 

1 L’arcipelago delle Comore è formato da quattro isole ma solo tre formano l’odierna Unione delle Comore: Gran Comore, l’isola maggiore, chiamata anche Ngzidja, Anjouan o Nzwani e la minore Mohéli o Mawali. Mayotte fa parte dell’arcipelago solo geograficamente poiché politicamente ed amministrativamente è a tutti gli effetti “Territorio d’Oltremare” francese da quando nel 1974 fu indetto un referendum di autodeterminazione in cui gli abitanti di Mayotte rifiutarono a grande maggioranza l’indipendenza. Per l’esito di tale consultazione che ha visto, unico caso nella storia coloniale, la quasi totalità della popolazione locale votare contro l’indipendenza, fu determinante l’influenza delle donne.

2 Nel 2002 un Collettivo per l’unità delle Comore ha fatto pervenire al Presidente Chirac una lettera in cui si afferma che «l’instabilità cronica dell’Arcipelago delle Comore è riconducibile principalmente alla decisione delle autorità Francesi nel 1975 di staccare Mayotte dal suo insieme culturale».

3 Con la Costituzione del 2002, frutto di un accordo condivisione del potere (Fomboni Accords) e rivolto ad attenuare le tensioni separatiste, le isole dell’arcipelago compongono una federazione e godono di un’ampia autonomia. La presidenza è assegnata a rotazione a ciascuna delle tre isole principali; il presidente viene quindi eletto ogni quattro anni tra una terna di candidati proposta da Grande Comore, Mohéli e Anjouan.

4 Bacar era andato al potere con un colpo di stato nel 2001, è stato eletto come presidente la prima volta nel 2002 e questo sarebbe il suo secondo mandato.

5 Il viaggio di un clandestino per Mayotte a bordo delle fatiscenti kwassa-kwassa, le tipiche imbarcazioni di legno dei pescatori, si aggira intorno ai 100 euro per un tratto di mare di circa settanta km, la distanza che separa Anjouan da Mayotte e che quando l’oceano è tranquillo ed il cielo è stellato il territorio europeo sembra ancora più vicino. Le organizzazioni umanitarie dichiarano che la tratta degli immigrati comporta circa quasi 500 morti all’anno, cifre paragonabili a quelle della più nota tratta mediterranea che porta i clandestini in Italia. Tra i clandestini molti sono donne e per di più incinte proprio perché uno dei sogni è far nascere il proprio figlio a Mayotte il che significa per il nascituro avere cittadinanza europea e la speranza per molti non è la ricchezza dei cittadini francesi ma cercare un futuro migliore in un'isola del proprio arcipelago in cui si possa avere accesso alle risorse di prima necessità, una assistenza medica e un’istruzione per i figli.

6 La struttura produttiva è basata essenzialmente sull’agricoltura, sulla caccia e la pesca, assorbendo l’80% della forza lavoro e contribuendo solo al 40 % del PIL. Queste attività non riescono ad assicurare una sufficiente copertura alimentare alla popolazione per carenze strutturali quali una bassa produttività del lavoro, tecnologia obsoleta e un sistema di infrastrutture inadeguato. L’industria è pressoché inesistente, esiste una produzione di essenze profumate, penalizzate al pari degli altri prodotti agricoli d’esportazione (vaniglia, chiodi di garofani, ylang ylang) dal regime tariffario del mercato mondiale. Tra i principali problemi ambientali che le isole Comore devono affrontare i più gravi sono rappresentati da deforestazione e degrado del suolo. Il 59,2% (2006) del territorio è coltivato e il depauperamento e l’erosione del suolo sono il risultato della coltivazione sulle pendici senza l’opportuna creazione di terrazze. Anche l’originaria foresta pluviale è ormai circoscritta a una minima parte del territorio.

7 Caratterizzato da un elevato tasso di natalità (pari al 37,5‰)e di fecondità (5,1) con una diminuzione della mortalità (8,4‰). Gli abitanti sono 731.775 (2008;), con una densità media di 337 ab/Kmq.

8 Grazie alla facilitazione della lingua malgascia parlata da molti abitanti delle isole Comore, il Madagascar risulta essere ormai la seconda patria per molti comoriani che da stime risultano essere una comunità di oltre 80.000 persone.

9 Dal 1991 al 2005 gli scambi commerciali tra i due Paesi sono aumentati del 700%, e tanto i rapporti economici quanto quelli politici sono destinati ad intensificarsi negli anni futuri, sulla base della creazione di una alleanza strategica.


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