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Stefano Bardi. Un fiore nel deserto: Angelo Fiore
02 Marzo 2017
 

Accanto ai grandi scrittori siciliani come Giuseppe Bonaviri, Luigi Pirandello, e Gesualdo Bufalino c’è un altro grande autore che rappresenta la vecchia guardia degli scrittori siciliani del Novecento; e lo scrittore in questione è Angelo Fiore (Palermo 1908-1986). Nell'opera letteraria del Fiore è rappresentata un'umanità vigliacca, borderline, emarginata dalla vita; e che intreccia legami insensati e corrotti. Romanzi ambientati, in un mondo in veloce decomposizione, in cui gli uomini per campare, compiono truffe e incutono paure. Alla base delle sue opere, c’è un filosofia surrealista e metafisica; e più precisamente per quanto riguarda la seconda, si tratta di una metafisica creata dallo scrittore medesimo, in cui un elemento giornaliero e di scarsa importanza, si carica di un intenso e importante messaggio. Per essere più precisi, nelle opere del Fiore le ombre, i simulacri, e le metafore entrano nel legame fra soprastante e il sublime.

Il principale leitmotiv delle sue opere è la dipartita di Dio, la quale ha abbandonato l'Uomo in balia di se medesimo. Dipartita che, secondo il Fiore, è stata causata da un difetto originario della Genesi, e che si attua in pratica con l'assenza dell'amore, sia nel sentirlo sia nel darlo agli altri. Un Dio quindi che da un lato è un emarginato, poiché l’esistenza degli uomini è la sua missione, ma dall’altro lato però è preso in considerazione, poiché è alla base dell’esistenza dell’Uomo, il quale è incessantemente immerso dentro un oceano, di angustia e di ansia ontologica. Quindi Dio vive in quanto è solo uno spirito, costretto a peregrinare all'infinito sulla Terra, nella totale assenza di un progetto o di un obiettivo. Peregrinazione che partorisce inquietudine e paura ontologica, che spinge continuamente e giornalmente l’Uomo alla ricerca e alla scoperta dei suoi natali mitico-ancestrali. Natali che, però, non sono alla base della ricerca degli uomini, perché essi comprendono che l’unica vera realtà è quella dello spirito. Uomo che è concepito da Angelo Fiore come una creatura divina eternamente errabonda, che aspetta il momento della rivelazione della sua parte “divina”, in modo che possa immergersi nel dottrinale oceano della fede. Attesa che però crea nel profondo dell’animo umano ambasce, che obbliga l’Uomo nello scegliere fra l’intollerabile tempo trascorso, l’indecifrabile attualità e l’oscuro futuro. Allo stesso tempo però codesta attesa allontana gli uomini dai dogmi e dalle verità extrapersonali, facendoli chiudere in se stessi e facendoli percepire come gli unici e veri padroni della loro esistenza.

Un altro tema di vitale importanza delle opera del Fiore è la sicilianità. Una sicilianità fatta di verità confutate, opposte, e allocroiche. Improvvisamente poi, in questa regionalità, si passa da momenti di pace a momenti paurosi e uggiosi. Concludo questo mio omaggio spendendo due parole sugli ultimi due temi di vitale importanza, ovvero i personaggi e le tematiche che ci servono per comprendere e leggere al meglio le opere del nostro autore siciliano. I personaggi delle opere del Fiore sono rappresentati da ombre umane, sempre in corsa per affermare la loro emarginazione spirituale e per imporre la loro anima nella vita degli altri. Personaggi che stanno sempre sul confine o nel mezzo dell’esistenza giornaliera e/o dell’irreale esistenza. La vita di questi personaggi molte volte, però, si conclude con la violenza psico-fisica nella quale si usano e si applicano parole vereconde, frasi e azioni peritose, scurrilità, impudicizie, e malefiche imprecazioni, che a loro volta creano un luminoso e magnifico universo. I personaggi fiorani comprendono che la loro esistenza non è solo ed unicamente trivialità, ma anche e soprattutto sacralità, che deve proteggerli e coccolarli dalle grinfie dell'oscurità. Personaggi dal destino infatuo sono, poiché essi sono eternamente confinati in un esilio sociale, perché a loro volta non sono in grado di raggiungere e soddisfare nessun tipo di scopo. Un destino sfigato il loro, a causa di un animo handicappato, che non riesce ad esprimersi né dentro né fuori da se stesso. In poche parole, i protagonisti fiorani sono mossi da un animo “diversamente abile” in cui guerreggiano fra di loro nel suo interno, la potenza contro la sottomissione.

Concludo questo mio omaggio sul grande Angelo Fiore attraverso l'analisi delle sue principali tematiche letteraria. Una prima tematica è quella del corpo, ovvero quello delle membra carnali intese dal Fiore come uno strumento per esplorare e identificare le verità. Attraverso un esame letterario e anatomico più dettagliato, il nostro autore mostra cosa sono nella realtà gli Uomini, ovvero degli esseri totalmente vacui di pace e di benessere. Una seconda tematica di vitale importanza è il sesso. Un sesso inteso come uno strumento di denuncia delle perversioni umane e inoltre ci mostra il volontario esilio dell'uomo dalle buone e celesti novelle. Anche il sesso, al pari del corpo, è concepito dal Fiore come uno strumento assai utile per l'Uomo nell'investigazione della verità e, più precisamente, di quella spirituale. Una terza tematica è quella delle malattie psico-fisiche, ovvero il tema dell'infezione mentale concepita come la distinzione fra i personaggi sfigati e la società ad essi inaccessibile; e come un simulacro della dissomiglianza e, allo stesso tempo, dell'estasi. Una quarta ed ultima tematica è costituita dall'universo del cibo, inteso dal Fiore come uno strumento memoriale, ovvero come uno strumento che ci riporta alla mente nostalgie ormai passate e dimenticate. Attraverso il cibo, Angelo Fiore rappresenta un Uomo dilaniato, irrequieto e imbrogliato dai suoi medesimi impulsi, che lo mutano in un essere ridicolo ed errabondo.

 

Stefano Bardi


 
 
 
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