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Claus Peymann compra un paio di pantaloni e viene a mangiare con me 
Tre brevi farse teatrali: Carlo Cecchi interprete del trittico di Thomas Bernhard
03 Novembre 2007
 

Nonostante la bravura indiscutibile di Carlo Cecchi, i tre piccoli drammi (Dramolette) di Thomas Bernhard riuniti con il titolo Claus Peymann compra un paio di pantaloni e viene a mangiare con me, dimostrano, nella loro sostanziale inconsistenza testuale, la difficoltà di trasferire una realtà tutta austriaca e viennese in una cornice italiana. I testi sono più adatti alla lettura che alla rappresentazione, anche se magistrale è la capacità di Cecchi di evidenziare, nella recitazione delle lunghe tirate bernhardiane, gli aspetti ironici, autoironici e sarcastici di questa che forse altro non è che una serie di riflessioni, acide e ciniche sul teatro e il suo farsi. I tre sketch, che nei toni molto riprendono della tradizione dello spumeggiante teatro popolare austriaco, fatto di frizzi salaci e d’allusioni, hanno per protagonista il regista Claus Peymann, oggi direttore del Berliner Ensemble. Nel primo, Claus Peymann lascia Bochum e va a Vienna come direttore del Burgtheater, il regista è alle prese con il suo trasferimento dallo Schauspielhaus di Bochum, teatro che dirige dal 1979, al mitico Burgtheater di Vienna, alla cui guida è chiamato nel 1986. A posteriori sappiamo quante discussioni e tensioni causò ai Viennesi – alle autorità politiche, non meno che la pubblico dei cosiddetti benpensanti – la presenza di Peymann nel tempio teatrale della capitale danubiana, dove accettò di andare a lavorare con la piena coscienza – e il testo di Bernhard lo sottolinea fino alla caricatura – di affrontare un pubblico conservatore e poco incline all’autocritica.

Il regista, interpretato appunto da Cecchi, affiancato da un bravo Elia Schilton, qui nel ruolo della segretaria, la signorina Schneider, è indeciso su cosa mettere nella valigia (metaforica, benché concretamente presente in scena): quali attori, quali autori, quali copioni. E mentre si fanno i bagagli, si sprecano gli improperi contro l’istituzione del teatro, contro la vanità e imbecillità di chi lo recita e l’insipienza e la mancanza di genialità di chi lo scrive; ma risulta per contro evidente che, pur con tutti i suoi intrighi e le sue umane bassure, il teatro è per Peymann la vita.

Il secondo dei tre testi, quello che dà il titolo al trittico, Claus Peymann compra un paio di pantaloni e viene a mangiare con me, vede il regista passeggiare per Vienna insieme all’autore; il suo giudizio sull’Austria e i viennesi non è cambiato; quello che gli dà soddisfazione è l’acquisto di un bel paio di pantaloni nuovi e la possibilità di poter gustare un’ottima cucina, con un trionfo della più tipica minestra con frittatine e, soprattutto, del Tafelspitz, un bollito di manzo servito con il rafano, che è, un po’ come la Sachertorte, quasi un simbolo della gastronomia viennese e che qualcuno ha persino definito con piglio blasfemo, ricordando Musil, “la transustanziazione della Cacania”. Naturalmente a chi non conosce nel profondo la cultura e la realtà austriache, questi dettagli sfuggono completamente, non permettendo di cogliere il tratto sardonico con cui Bernhard guarda al vanitoso regista e a se stesso, che dell’Austria, paese che ai loro occhi pullula di imbecilli e di nazisti, rifiutano tutto, salvo poi scegliere le pietanze più tipiche della tradizione per soddisfare il loro palato.

Ancora più ostico per un pubblico italiano è il terzo sketch, che prevede un dialogo fra Claus Peymann e Hermann Beil, il codirettore del Burgtheater. I due fanno insieme una gita fuori porta (per un picnic sulla Sulzwiese, un prato del Kahlenberg presso Vienna) e mangiano cotolette fredde – altro tipico piatto viennese. In questo brano al pacato Beil, che reagisce alle argomentazioni del regista sempre con un consenziente e irritante «Naturale!», si contrappone un iperloquace Peymann, che, nella sua ansia di rinnovare un teatro soffocato da una tradizionalismo retrivo che l’ha reso asfittico e insulso, parla del suo proposito di mettere in scena in una sola sera “tutto Shakespeare” in uno spettacolo che duri al massimo cinque ore. Il suo interlocutore, cui pure il progetto risulta evidentemente assurdo, resta impassibile di fronte alla dichiarata megalomania del regista.

Bernhard, mettendo in scena se stesso e tutta una serie di persone reali, si diverte qui a proporre al pubblico la propria analisi del mondo del teatro e di tutte le sue componenti, invitando tutti a non prenderlo troppo sul serio. Cecchi riesce in maniera eccellente a evidenziare l’aspetto più comico di queste argomentazioni.

La comicità vera, però, immediata e irresistibile arriva all’apice nell’atto unico successivo che completa la serata in cui l’attore si esibisce in un’esilarante interpretazione molto “napoletana” di Sik - Sik, L'artefice magico, uno dei capolavori di Eduardo De Filippo, scritto nel 1929.

***

Lo spettacolo è andato in scena, come gesto augurale, nella sede storica del del Teatro “Franco Parenti”, ancora in fase di ristrutturazione, di Via Pier Lombardo a Milano dal 30 ottobre al 2 novembre 2007.

Dopo Milano lo spettacolo sarà in tournée in molti teatri italiani e toccherà tra gli altri: 4 novembre - Asti, Teatro “Alfieri”; 6/18 novembre - Roma, Teatro “Valle”; 20 novembre - Casalmaggiore, Teatro Comunale; 21/25 novembre - Prato, Teatro “Fabbricane”; 27/28 novembre - Stradella, Teatro Sociale; 29 novembre - Soresina, Teatro Sociale; 1/2 dicembre - Tor Bella Monaca, Teatro di Tor Bella Monaca ed è già molto richiesto anche per la prossima Stagione.

 

Gabriella Rovagnati


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