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Lidia Menapace. Un difficilissimo discorso
13 Febbraio 2012
 

Dovrei partire da alcune dichiarazioni di fede o di fedeltà o di altri valori molto metafisici, e lo faccio: considero il patriarcato e la contraddizione uomo/donna un punto essenziale di analisi politica e sono d'accordo con la lettura che ne dà Engels: la contraddizione uomo/donna è originaria, quella capitale/lavoro è principale, sono reciprocamente autonomamente fondate e se si intrecciano danno un verso alla storia. Se dunque il patriarcato si intreccia al capitalismo, lo sorregge; se invece il patriarcato si intreccia col movimento operaio pure, e la storia va per due versi opposti. Sono interessatissima a tutto ciò. Osservo che il primo caso è molto più frequente e stabile, sicché vi sono molti uomini che, essendo patriarchi anche senza rendersene conto, credono di poter essere insieme comunisti.

Oggi il capitalismo è in crisi strutturale e globale, può essere superato se il proletariato gli usa contro le due contraddizioni, ecc.; può provocare la catastrofe che preannuncia, se invece riesce ad avere come alleato il patriarcato: ma ciò accresce solo la barbarie, perché il capitalismo in crisi strutturale e globale non è più riformabile.

Questa constatazione obbliga chi voglia dirsi comunista a darsi da fare dire pensare per avviare appunto, soprattutto sul terreno culturale, quella mutazione dello stato delle cose presenti, ecc.

 

Perché ho recitato questo sommario catechismo? perché segnali sempre più inquietanti di barbarie si avvertono e ancor più inquietante è che spesso non se ne accorge chi si dichiara di sinistra, magari rivoluzionario, magari comunista.

Metto di seguito alcuni esempi di patriarcato, che coprono la crisi capitalistica: il trattamento degli/delle immigrati/e, l'idea che tornare a un lavoro regolato solo dalle convenienze del “mercato” sia un passo avanti, una cosa “moderna” rispetto al lavoro stabile, considerato una debolezza; il rilancio del “merito”, che scavalca i diritti (che non si meritano, si hanno); una crescente barbarie, brutalità, volgarità delle relazioni interpersonali; una crescente superstizione diffusa, di tipo religioso o satanico o semplicemente tarocco.

Mi fermo su due osservazioni: sono in crescita sia le maternità tardive, che quelle precocissime. Il fenomeno merita un approfondimento: le maternità tardive dipendono dall'organizzazione del lavoro che non considera la riproduzione un valore, né un lavoro e non predispone un mondo accogliente per chi vi arriva: qui la faccenda è chiara, non dico sia facile porvi rimedio, ma certo lo sbaraccamento dello stato sociale aggrava la cosa. Le maternità precocissime (a 13, 14 anni) sono una avvisaglia più inquietante, riecheggiano una pratica fascista che era quella appunto di premiare ogni anno la mamma più giovane d'Italia ecc. ecc. Serve a tenere un certo numero di ragazze fuori dagli studi, e a offrire una “prospettiva” alle “nonne di servizio”.

 

I fatti di cronaca sono sempre più brutali, non solo gli omicidi a Roma, ma ad esempio gli automobilisti che usano l'auto come un'arma contro vigili urbani, persone che camminano su piste ciclabili, che non tengono il cagnolino al guinzaglio; cominciano ad esserci ragazze che abbandonate dal fidanzato, lo denunciano per stupro, bullismo anche di bambine e ragazzine, dichiarazione di voler usare il proprio corpo come una merce o una ricchezza da mettere sul mercato ecc. Tutto ciò è sotto i nostri occhi e genera barbarie sia della Cassazione quando non punisce stupratori di gruppo minori su minore e anche di femministe che ricorrono alle solite argomentazioni. Non si tratta più delle stesse cose: è un segno della barbarie. Forse vale ricordare che quando proponemmo la legge di iniziativa popolare contro la violenza sessuale chiedemmo esplicitamente che non vi fossero aumenti di pena e invece fossero attivati progetti di rieducazione.

Che cosa intendo dire? Che qualsiasi cultura non tenuta sempre al confronto col mutare del reale finisce per diventare ideologia nel senso gramsciano di “falsa coscienza” e spesso ciò produce guai, produce un sonno della ragione che -come sappiamo- genera mostri. Ho sempre cercato di evitare che anche episodi famosi ed eventi eroici fossero fissati in una immagine senza ombre e mi ricordo di aver sempre detto che ogni grande evento storico ha il suo oro e il suo fango, anche la Resistenza, della quale voglio poter narrare anche le cose sbagliate; così come anche i torti italiani in Libia e nella ex Jugoslavia, altrimenti non riuscirò mai a costruire una memoria storica che possieda insieme il rigore del giudizio e la comprensione umana.

Ed ecco la “scandalosa” conclusione di questo ragionamento: ho già detto che cosa è la sentenza della Cassazione, ma vorrei vederci più chiaro su chi sono i ragazzi che stuprano e alcune ragazzine che si lasciano stuprare. E perché mi spiacciono tanto le femministe che invocano carcere e punizioni, come se il carcere avesse mai prodotto altro che una vergognosa privazione della libertà: so che è ancora necessario, ma ogni volta che succede mi vergogno che siamo ancora tanto barbari da non aver trovato, con tutta la nostra maiuscola “civiltà” nulla di meglio.

Bisogna non smettere di cercare altro nella giungla urbana. La nevicata fuori misura che ha tenuto ferma fredda isolata mezza Italia, se non una intera, è stata una cartina di tornasole: o litigate tra politici che pensano a tradurre in voti il gelo o ragazzi/e anziani/e che dispensano soccorsi. E meraviglia: una anziana signora di Ferentino, mi pare, affacciata al balcone di casa, interpellata se le piacesse la neve (le domande dei giornalisti sono spesso di una banalità incredibile, capaci di chiedere mentre ci sono venti gradi sotto zero: “ha freddo?”) risponde: “certo è bella: ma mo' ci ha stufato”, mentre il signore anziano che spala davanti casa commenta inserendosi a tempo: “Quando è poca!”

Essere ancora capaci di scherzare è razionale, dà fiducia, i mostri si possono vincere, tenendo sveglia la ragione.

 

Lidia Menapace


 
 
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