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Punta Rosalba (m 2809)
La Punta Rosalba e il Monte Braccia visti da San Giuseppe
La Punta Rosalba e il Monte Braccia visti da San Giuseppe 
08 Settembre 2006
 
Itinerario


In Valmalenco l'ascensione alla Punta Rosalba, sopra S. Giuseppe, è l'occasione per visitare la selvaggia e desolata Val Orsera. Lo spigolo N, scelto da noi per la salita, offre spunti divertenti su roccia eccellente (III grado). La discesa per le rocce e gli sfasciumi del versante orientale è, invece, tanto semplice quanto noiosa.

Lasciamo la macchina a S. Giuseppe e pianeggiamo per qualche centinaio di metri paralleli al corso del Mallero (direzione SE) finché, approfittando di una grossa briglia, attraversiamo l’impetuoso torrente. Saliamo per un ripido sentiero segnalato il versante meridionale della montagna e, dopo innumerevoli tornanti fra gli abeti rossi, siamo sul ripiano dell’Alpe Lagazzuolo. Oggi rimangono solo i ruderi dell'antico alpeggio, pittorescamente posato su un terrazzo panoramico verso il gruppo delle Tremogge.

Pochi metri fra i prati (S) portano sulle sponde del Lagazzuolo. Cinto da alberi secolari e rocce variopinte, è uno dei più bei laghi della Valmalenco (m 1992, ore 2).

Costeggiamo la sponda settentrionale del lago per montare, quindi risalire la ripida pietraia rossastra a OSO. Un primo tratto fra grandi massi ci porta su un secondo più pianeggiante fra erba, rocce e terriccio. Siamo nell’alta Valle Orsera. In tale ripiano, ben oltre il limite della vegetazione, giace un laghetto turchese a cui i pastori hanno dato l'appellativo di Lagüsc (m 2256). E' un piccolo specchio d'acqua, ma così profondo da godere della fama di trappola per le capre. Infatti spesso i quadrupedi v'annegano, scivolandovi dentro mentre cercano di bere.

La pista segnalata non passa vicino al Lagüsc, ma poco prima piega a dx (O). Lottando contro faticosissimi sfasciumi ci avviciniamo alla Bocchetta del Cane (m 2548, ore 1:30).

Poco prima del valico ci spostiamo sulla sx e, grazie a un colatoio, andiamo subito a montare la cresta N della Punta Rosalba (si può anche prender la cresta dal passo, ma si allunga la strada inutilmente). Una volta sul filo, dinnanzi a noi s'apre un imbarazzante panorama sulle cime della Valbona. Sotto di noi fa capolino il lago Pirola, oggi di un insolito verde marcio che nemmeno lontanamente ricorda il suo solito blu intenso.

Pieghiamo a dx e c'inerpichiamo sulle rocce rotte che ricoprono la prima parte della cresta. Arriviamo ad un'impennata rocciosa che non si presta ad essere montata e la contorniamo ad E, per poi riprendere il divertente filo ferroso.

Poco sotto a quella formazione rocciosa che rassomiglia ad un dito (v. foto 3), il filo torna ad offrire difficoltà interessanti che è meglio superare dal colatoio sulla sx. Un centinaio di metri e riusciamo sulla cresta in un tratto molto aereo e panoramico. La roccia è quasi sempre buona. Quindi la groppa s'addolcisce e ci regala la vetta (m 2809, ore 1:15).

Il cielo comincia ad annuvolarsi. Diamo uno sguardo verso il Pizzo Scalino. Là piove, e il brutto tempo viene verso di noi. Subito iniziamo ad abbassarci lungo il versante E. Dapprima ci spostiamo verso S, poi per sfasciumi e rocce ci portiamo verso il delta del primo dei canaloni detritici che separano la Punta Rosalba dalla Cima del Duca. Il tracciato non presenta particolari difficoltà, ma bisogna prestare attenzione a non rimanere incengiati su qualche precipizio.

Inizia a piovere, ma giusto in tempo per non trovarci in difficoltà su rocce scivolose, siamo nella desolata pietraia della Val Orsera, all'altezza del secondo ripiano morenico. Pranziamo sotto uno spiovete roccioso, poi, quando torna il sole, riprendiamo il nostro cammino abbassandoci lungo la mezzeria della valle. Scomode gande e brevi chiazze di neve ci portano al Lagüsc (m 2256, ore 2). Il fondo del lago è foderato da lastre di ghiaccio che sono rimaste impigliate sotto i sassi. I principali immissari del bacino sono sotterranei e creano gorghi che rivoltano le acque del Lagüsc.

Azzardiamo il bagno per mostarci uomini. E' una questione d'onore, ma tanto è il freddo che non riusciamo ad immergerci oltre le ginocchia!

La solita ganda rossa ci porta al Lagazzuolo, quindi di nuovo fra i larici e, per la comoda via segnalata dell'andata, raggiungiamo S. Giuseppe. Ed ora sì, finalmente, un bagnetto completo e rilassante nelle tiepide (!?) acque del Mallero.

 

Partenza

S. Giuseppe (m 1433)

Come arrivarci

Da Sondrio salire a N lungo la SP 15 fino a Chiesa in Valmalenco (12 km), quindi prendere la strada asfaltata per S. Giuseppe (5km). Proseguire oltre il paese in direzione Chiareggio fino alle cave di marmo, in prossimità delle quali ci si abbassa per pista sterrata fino al greto del torrente Mallero. Si lascia la macchina nell'ampia piana detritica.

Via

S. Giuseppe- Lagazzuolo (m 1992) - Bocch. Del Cane (m 2548) - Punta Rosalbe per la cresta N (m 2809) - discesa per il versante E - Val Orsera - Lagüsc (m 2256) - Lagazzuolo- S. Giuseppe


Tempo previsto per l'intero giro

8 ore

Attrezzatura richiesta

Scarponi, la corda non guasta.

Difficoltà

3

Giudizio di guide serie (condizioni ideali)

PD-

Bilancio

 

 
Enrico Benedetti


Foto allegate

Sopra il Lagazzuolo domina severo il Monte Braccia
(foto 3)
 
 
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Dir. responsabile Enea Sansi - Reg. Trib. Sondrio n. 208 del 21/12/1989 - ISSN 1124-1276 - R.O.C. N. 32755 LABOS Editrice
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