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   26-12-2009
ringrazio professore. la ringrazio. per le ampie spiegazioni. Ho fatto il ganassa con le domande. Leggo spesso Alice Pagès nel Quaderno dell'ultimo piano. Mi basta per capire cosa è poesia cosa non lo è. Ha la metà dei miei anni prof. Di Scalzo!!! Ha presente il Soccombente di Bernhard! Una così suona come Gould il piano. Non ha bisogno d'altro. Essere fratello della poesia per una notte brucerebbe attorno ogni sottobosco di velleità mie. Riconoscente verso chi la pubblica su Tellusfolio e Tellus saluto. LUCA

Porpora di fine settembre.
S’apre l’effusione dello sguardo
Sull’azzurrata profondità (occhi
umidi come colline stasera)
dove parlo con te che non ci sei.
Il tempo disfa le corolle
nel giardino, le dita
le ciocche dei capelli.
Lieta frenesia
quest’attesa
della notte di cui
sono sposa
di cui sei fratello.


Luca Proh   
 
   26-12-2009
Proh, ci ha scambiato per oracoli? Io non lo sono. Le festività l'hanno spinta ad interrogativi ardui. Di Poesia on line Tf ragiona (producendone) in un intreccio virtuoso e virtuosistico. Ma potrebbe essere uno dei tanti abbagli on line. Che ne so! Quando ci incontreremo io, Assiri, ed altri, venga a trovarci. Lo comunicheremo su Tf. Sottobosco? Sottobosco? e Sottoradici no? In Tellusfolio c'è molta poesia. In "Telluserra", "Discorso Amoroso", "Cercando l'oro della poesia",... compare una produzione firmata da poeti e scrittori che in diversi gradi e stili hanno un dettato riconoscibile, nutrito di poetiche e storia letteraria, oppure di un estro sorgivo, chimerico, a volte sorprendente. Nella "Bottega letteraria" poeti e poetesse fanno le loro prove. Le propongono. Se negli ultimi tempi vi sono stati pubblicati, da me, Cerrai, Alessandri, Sciutti, Aglaia, Lanciotti, il TELLUS 30 con le sue proposte, l'intento è quello di fornire esempi, risultati, siti, e blog, e un annuario da conoscere, studiare,... testi utili per chi si "mette a bottega" per imparare poesia, conoscerne esisti già consolidati. Che altro posso dirle?! Il "sottobosco letterario" (io parlerei di un vero e proprio "proletariato poetico" che coinvolge tutti) va rivelato non negli esiti, spesso acerbi di chi scrive poesia, (a questo ci penserà il tempo o l'oblio, che sia chiaro riguarderà anche i poeti, probabilmente, che pubblicano da Mondadori!) bensì va rivelata tutta la "schiavitù" (e "servaggio") imposta da premi ridicoli, editori a pagamento, critici da operetta, che allignano sulla dabbenaggine o l'entusuasmo di poeti vergini. Per questo la BOTTEGA LETTERARIA dovrebbe impegnarsi. Rivelare il carbone (siamo vicini a Befana) e rivelare chi in questo campo lavora onestamente. Nel supplemento su 'L Gazetin questo in genere accade. Lo sfogli. Poi se mi parla di Alice Pagès, beh, che dirle? confronti una sola sua scrittura con altre in circolazione nella Bottega Letteraria e come non essere d'accordo con lei! Però è anche una giovane che se ne frega dei premi, delle plaquette, di editori grandi e piccoli, e per esere poeti e poetesse bisogna distruggere invece di farsi gli altarini in blog e siti e librettini e persino su Tf!! Buon Anno signor Proh, che voglio immaginare gioavne nell'entusiasmo poetico!...ci segua. La taragna e il pesce di lago è già poesia in proprio non ha bisogno di altro. Claudio Di Scalzo

CDS sul sottobosco letterario fuori/dentro Tf   
 
   26-12-2009
Che fare della poesia on line? Caro Di Scalzo! Caro Hauser! caro Guglielmin, caro Assiri... ma questo è il meno! Se è poesia un suo ambito lo trova?! ma è "che fare del sottobosco poetico on line?" che dobbiamo chiederci! - mi sembra che questo sia il punto base! C'è sottobosco poetico on line e in alcune sezioni di Tellusfolio? Ci sono poeti da sottobosco in TF? Libri da sottobosco reclamizzati in Tf? Voi delal Redazione e il timone ce l'ha Di Scalzo cercate di mettere assieme chi pubblica nell'Almanacco dello Specchio di Mondadori e chi si autopromuove al Premio della sagra del pesce di lago! o della polenta Taragna! E' possibile questo? Ai viventi on line che s'intendono di critica letteraria e futuro l'ardua sentenza! Hauser, Guido!, ho letto di una tua attribuzione al Kitsch rispetto ad Alice Pagès!!! perdio! se è Kitsch questa ragazza mi chiedo cosa siano certi poeti intravisti nella Bottega letteraria e in Nuove Copertine! - Ribadisco nel vento on line senza eco: Che fare del sottobosco poetico? Di chi scrive per una vita poesie come se fosse rimasto sempre in trerza liceo sul suo Diario? Eh, Assiri, che ne facciamo? Luca Proh V.
Luca Proh valtellinese   
 
   17-12-2009
per varie ragioni, leggo un po' tardi questi commenti. In effetti, come lascia intendere Claudio Di Scalzo, la mia non era tracotanza. Volevo solo paventare l'idea di quanto sia rischioso riassumere un pensiero. La questione "pensiero" e "commenti" meriterebbe ulteriore attenzione e va nella stessa direzione del rapporto "pensiero" e "televisione". tuttavia, quanto scrive il signor Hauser sul rapporto fra "pensiero" e "corpo" è assolutamente decisivo, e distingue la filosofia contemporanea di radice Nietzscheano-heideggeriano-derridiano (semplifico) dal paradigma precedente, metafisico. Giusto dunque parlarne. La poesia credo che non possa prescindere dalla biologia: la parola poetica nasce dal corpo come suo succo e frutto. Poi viene la ragione calcolante, la griglia che taglia e cuce il testo secondo un modello atratto (la poetica?). in questo senso, l'io viene dopo o, meglio, si fa nel testo come impasto di suono e senso, in una specularità deformante, dove l'originale - se c'è - è nel testo. detto altrimenti: l'altro che nel testo si mostra è l'identità plurale e più vera che ogni esserci è.

un caro saluto anche a Colomba
gugl   
 
   14-11-2009
Caro Guido Hauser...veritiero. Il tuo Commento con la Redazione abbiamo deciso di postarlo in prima per il rilievo delle riflessioni. Poi perché è mia scelta (anche grazie al saggio che generosamente Stefano Guglielmin ha permesso di riprodurre) offrire ai poeti che scrivono poesia on line un luogo dove pubblicare-riflettere-scambiarsi. Dopo il fallimento (o rallentamento) di molti blog e siti nell'organizzare, anche se coraggiosamente, il magma; credo sia venuto il momento di un giornale (con tante voci-scritture) come Tellusfolio. Che ha anche i mezzi, tecnici, per reggere la mole di pubblicazioni. Sia chiaro. Esce ogni giorno, infatti. Ed è liberale-libertario-orizzontale-comunitario. Vero Soviet di linguaggi/testi.
Detto questo estraggo, caro Guido, dal tuo "Commento" questa frase: " per ricapitolare, da un punto di vista cognitivo io vedo delinearsi queste 3 figure: loro (filosofia); noi (romanzo); io (poesia)".
Ecco! secondo me, TELLUSfolio e TELLUS annuario, propongono da tempo su carta e pagine elettroniche le figure che tu ricordi. E tali scritture-voci-corpi sono davanti a tutti: inediti e muliebri.
Tranquillizzo Candida Colomba che come vede è stata pubblicata (e se spedirà testi anche con pseudonimo verranno pubblicati); affermo che mi riesce difficile immaginare tracotanza in Stefano Guglielmin, casomai come altre volte ho scritto, anche su Tf, la fiducia che possa esistere ancora una classe intellettuale usa a decidere cosa è poesia e cosa non lo è, non è più possibile (e io sono felice che tale mandarinato sia estinto o in procinto di esserlo, anche nei suoi esponenti che vanno dai Cucchi ai Magrelli ai vari vati e vatesse da casa editrice e mantello editoriale); e i poeti che hanno spazi on line devono curare, far crescere, ospitare, anche scritture non legate al "mestiere letterario" innervandole dentro il contesto del linguaggio-mondo. Che a volte, come su Tf sono quello prodotto in Ruanda o dagli appassionati della zucca. Altrimenti perché Pagès, Zanobini, Stein, Aglaia, Il Santo avrebbero migliaia di lettori? Claudio Di Scalzo

Claudio Di Scalzo   
 
   14-11-2009
Gentile poeta Stefano Guglielmin questa è la risposta che avrei preferito non leggere, altri poeti-poetesse stanno aggiungendo riflessioni al suo prezioso saggio on line che Tf ha ripubblicato e sono interventi travalicanti il solito “Commento” sbrigativo: mi spiace, non mi piace il suo modo di atteggiarsi e lei mi scusi tanto se mi permetto di scriverlo. Suggerisce a Guido Hauser e implicitamente a quelli che scrivono intenzionati  a confrontarsi con il suo testo on line pubblicato su “blanc de ta nuque” - suo mai banale blog - di leggere il volume che posso immaginare prezioso "Senza riparo. Poesia e finitezza" appena pubblicato dalla “La vita felice”. Non le sembra di essere eccessivamente autopromozionale ancorché accademico? Così rispondono i cattedratici!!!! Sembra un ossevatore di formiche, scruta dall'alto di un seggio imporporato, indossa una veste regale e non concede possibilità di dialogo. Questo e l'esito della sua lunga e molto onorevole esperienza intellettuale? Scrivere da molto tempo porta all'automatica assunzione di un ruolo divino per cui i postulanti le si devono rivolgere evidenziando tutto ciò che hanno letto di suo? Lei poteva riassumere le tesi del libro nella sua risposta e credo che l’avrebbero pubblicata volentieri a seguito dell'intervento di Guido Hauser sulla prima colonna di Tf dando più importante spessore a questa discussione on line su argomenti dei quali lei si occupa con competenza da molto tempo. Concludo, anche se banalmente, dicendo che son convinta che il poeta  possa dialogare con altro poeta anche senza che il poeta meno esperto meno noto abbia letto tutto quello che ha scritto il saggista. Mi firmo Candida Colomba sperando che Tellus mi pubblichi lo stesso.

Candida Colomba
Candida   
 
   14-11-2009
maeba e stefano, intanto buon giorno e ben trovati.

con un certo imbarazzo vi confesso che il mio intervento a cui trovo in calce i vostri commenti, nasce, a sua volta, come post al testo di maeba. è dunque solo grazie alla compiacente attenzione della redazione di TF, e qui li ringrazio, che con un certo stupore ho ritrovato le mie parole in forma autonoma, come un palloncino che si sia staccato dalla mano. provando a riacciuffare quel filo, così di impulso mi verrebbe da aggiungere:

- hai ragione maeba, o perlomeno io la penso come te. venuti meno i vincoli formali della tradizione, la linea di discrimine tra poesia ed altre scritture può essere ravvisata dentro l’individualità della visione; o più radicalmente dentro qualcosa di ancora più “profondo”, che più che all’estrinsecità dell’organo visivo io paragonerei al sistema digerente: la poesia come scomposizione e assimilazione di uno o più mondi, da parte del soggetto

- a tale opera di scomposizione e assimilazione, ne succede però una di segno uguale e contrario: la rigenerazione. è come se il poeta incarnasse la figura della lupa mitologica. la lupa che assale e divora ogni cosa che incontra; ma anche allatta i due gemelli, restituisce dentro la lingua i suoi saccheggi.

- in ogni caso, come sempre maeba suggeriva, il gesto poetico è irriducibile alla comunità, almeno nel suo farsi. da questo punto di vista un altro riferimento mitologico – trascurando quelli più ovvi (e secondo me anche fuorvianti) di apollo ed ermes ed orfeo – potrebbe essere quello di antigone. antigone che oppone la legge del cuore a quella della polis.

- ma di chi è, il cuore? il cuore è di chi “ha cuore”, semplice. cioè di chi sente, di chi fa esperienza delle cose attraverso un corpo vivo e palpitante. ecco allora il poeta che batte e ribatte il suo tamburo, per usare una bella immagine da una canzone di lou reed (lou reed che è stato un poeta, ricordiamolo, prima ancora che un cantante)

- da questa peculiare prospettiva, si delinea anche un'ulteriore e possibile linea di discriminazione tra poetico e romanzesco e filosofico. infatti nella parola filosofica non c’è un corpo che sperimenta il mondo, ma solo una voce astratta, una "res cogitans" – o almeno non c’era fino a certi esiti della filosofia francese e tardo novecentesca, o del pensiero della differenza.

- insomma, nella filosofia abbiamo un’entità astratta che parla, che parla d’altri e mai di sé: voce monocorde che declina il “loro”. nel romanzo abbiamo invece una polifonia di voci che fanno esperienza del mondo, le potremmo riassumere nel pronome “noi”. Infine la poesia, che sempre assume la prospettiva di un “io” (ed è interessante il fatto che questo io, quando anche plurale come lo sciame di api di andrea roas, diventa un io corale, ma pur sempre un io)

- per ricapitolare, da un punto di vista cognitivo io vedo delinearsi queste 3 figure: loro (filosofia); noi (romanzo); io (poesia)

- ma la cosa a mio avviso davvero interessante della poesia contemporanea, è che la sua energia centripeta dentro un io, un corpo irriducibile alla moltitudine delle voci, è stata così violenta e definitiva da dissolvere spesso la sua unica premessa: un io senza più io, un io sperduto nel non-io.

- abbiamo così il montale che pronuncia la sua celebre dichiarazione di resa al mondo:

“Codesto solo oggi possiamo dirti, / ciò che non siamo, ciò che non vogliamo."

- o ancora più radicale è milo de angelis, quando conclude sconsolato:

“se ti tolgono ciò che non è tuo / non ti rimane niente..”

- per concludere provvisoriamente, il talento poetico è per me un “talento digestivo”, uno sminuzzare il mondo attraverso minuscoli enzimi verbali. per restituire infine quello stesso mondo fatto a pezzi nella visone digestiva, attraverso due sole possibili figure: la cacca oppure il latte, per allevare un nuovo mondo.

Ps – possiamo abbattere gli schemi, mi chiedi maeba. sì, certo che lo possiamo fare: possiamo fare quel che vogliamo. in fondo abbiamo montagne di letame con cui costruire le nostre cattedrali. ma anche qualche goccia di preziosissimo latte, con cui annaffiarle.

guido hauser   
 
   14-11-2009
Gentile Guido
io ti ringrazio per questa occasione di approfondimento e per non aver perso, nonostante le molte sollecitazioni che inviterebbero a farlo, la volontà di dialogare.
C'è molta confusione attorno al termine poesia, non sono convinta che sia un bene limitare gli ambiti e mettere delle barricate. Anzi proporrei di correre il rischio di abbatterle tutte anche se questo porterà un incremento del caos. Il caos in fin dei conti esiste già, a prescindere dalle barriere, dalle definizioni e dai dizionari e sono felice che sia così perché, a mio parere, se ancora c'è la possibilità di inventare qualcosa non lo si farà rimanendo dentro uno schema.
Il poetico dilaga in ogni cosa: in effetti molto spesso la poesia è più presente in un gesto, in una scena quotidiana piuttosto che in una scrittura. Ora come ora trovo poco di cui compiacersi, forse l'unico ambito in cui la "poesia" scarseggia è proprio lo schema (mentale-sociale e condiviso) in cui si avvalora un testo come testo poetico.
Ma, cercando di non divagare, il talento per me è la capacità di assorbire una realtà e di ridonarla trasformata dalla personale visione artistica del mondo. Il poeta non ripropone, non schematizza, non fotografa, ricrea e, se ha talento, è in grado di sentire le scene del quotidiano e di esprimerle. E' un espressionista nel senso pittorico del termine: la sua interiorità domina e stravolge il dato concreto, trasforma la vista in visione. Mentre la vista può essere una caratteristica collettiva, la visione è frutto di una singola persona, è unica, ha dei tratti inconfondibili. Per cui non può esserci spazio né per il già detto, né per il retorico: questi sono elementi culturalmente condivisi, non sono gesti creativi.
Un poeta di talento crea una visione trasfigurando l'oggettivo. Così per me.
Rilancio una domanda a te. Possiamo abbattere gli schemi?

Maeba   
 
   14-11-2009
gentile signor Guido, la ringrazio per le acute riflessioni.
il mio testo non ha alcuna pretesa di esaurire l'argomento, come ben sa anche lei. La mia idea di che cosa sia la poesia l'ho espressa nel libro "Senza riparo. Poesia e finitezza" appena uscito per La vita Felice editore. Se avrà l'occasione di leggerlo, ne potremo parlare con più calma.

un caro saluto
stefano guglielmin
gugl   
 
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Dir. responsabile Enea Sansi - Reg. Trib. Sondrio n. 208 del 21/12/1989 - ISSN 1124-1276 - R.O.C. N. 32755 LABOS Editrice
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