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Paolo Diodati. Risultato dell’esperimento voluto da Lucio Battisti
(Lettera a Enrico Mentana ed Alessio Vinci)
 
Commenti presenti : 83 In questa pagina : da 1 a 10
   03-03-2017
Caro Koalex,
ringrazio la Direzione, a cui chiedo scusa per questa coda inaspettata alle conclusioni più volte tratte sul risultato dell’esperimento voluto da Battisti e sul gioco che misi in moto. Contro quel gioco ci furono interventi, anche durissimi, affinché terminasse.
Chiediamo quindi scusa anche ai lettori interessati a tematiche ben più importanti. Le rispondo oltre che per educazione, perché credo che con il suo ultimo intervento, come al solito gradevole e civile, si possa concludere che lei abbia fornito ulteriori e dotti motivi per confermare le mie tesi. Intanto la ringrazio per il libro.
E veniamo a noi, spero per l’ultima volta, a meno che non voglia continuare il duello tramite indirizzi privati.
Quello che dovrei ora risponderle è già tutto scritto nell’altro articolo ancora in classifica tra i più commentati. Qui aggiungo solo alcune considerazioni sul perché del grande apprezzamento già segnalato della coppia Ilacqua-Galbani, per il loro brano sanremese. Rientrato da poco dalla Germania, posso testimoniare che il messaggio del testo, anche per chi non ne capisce una parola, è chiarissimo e reso comprensibile a tutti, trattandosi grazie al bellissimo video (cliccato quasi 2 milioni di volte al giorno) di un esempio di canzone globalizzata.
Tale comprensione è un fenomeno addirittura mondiale. Il successo è garantito, e durerà, anche per la musica (semplice, orecchiabile ma resa varia ed esplosiva dall’eccellente e sorridente Gabbani) e per un insuperabile arrangiamento.
Non si offenda, ma risulta inutile la minuziosa analisi del testo perché, ovviamente, tutti condividerebbero se non al 100%, in grandissima parte. E qui torniamo al solito punto: tutti condividono l’interpretazione delle parole (originali) di Ilacqua. Per quelle del Panella battistiano, c’è una torre di Babele di interpretazioni. Immagino che se mi sforzassi di scrivere frasi per me senza senso, lei sarebbe in grado di trovare il chiaro dov'è il criptico assoluto. Credo infine che il suo libro meraviglierebbe anche Panella, costretto a confessare "Ma guarda quanto sono profondo...). Resta anche da spiegare perché Battisti accettava i suoi testi solo se ...(parole sue) "non ci si capisse assolutamente nulla..." Tutto qui. PD
PS: Alcuni testi di Battiato hanno il difetto di usare parole insolite... per fare effetto, ma sfondoni scientifici. Es.: Viaggerò sulle onde gravitazionali ...
avesse detto iperluminari ... sarebbe stato meno irritante. Così per il centro gravitazionale... .

Paolo Diodati   
 
   27-02-2017
Caro prof. nessuna resa ma la dedica del libro è reale. Quaranta testi di canzoni analizzati verso per verso stimolato in parte anche dai suoi indimenticabili articoli.

Se me lo consente sarei felice di spedirgliene una copia.

La saluto con un non breve commento alla canzone di Gabbani che è certo un esempio interessante ma ha veramente poco da spartire con quella di Panella. Il testo (di Fabio Ilacqua) sia dal punto di vista della lingua che del contenuto si apparenta piuttosto allo stile di Battiato pre-Sgalambro.

Si tratta (come preannunciato dal titolo) di una scherzosa considerazione sul destino dell’occidente.

L’anglismo che trasforma la desinenza latina (Occidentalis) in genitivo sassone (Occidentali’s) preannuncia appunto una trattazione che allo stile enciclopedico dell’etologo preferisce soccombere al pragmatismo della neo-lingua manageriale globalizzata.

L’autore ha scelto di descrivere il declino dell’occidente guardandolo dall’esterno. “Occidentalis Karma” è quasi un ossimoro. Una corrispettiva versione per il San Remo giapponese potrebbe intitolarsi “Orientalis logos”.

Si tratta di descrivere una realtà di fatto («ciò che è») con leggerezza e ironia, senza per forza volerne trarre delle conclusioni etiche («ciò che deve essere»).

E forse per questo che il primo verso menziona la legge di Hume, l’interrogativo meta-etico che vieta il salto logico tra fatti e valori (da ciò che è a ciò che deve):

«Essere o dover essere
Il dubbio amletico
Contemporaneo come l’uomo del neolitico.
Nella tua gabbia 2x3 mettiti comodo.»

Un problema antico e forse eterno che si pone a chiunque voglia descrivere l’etologia dell’uomo moderno che ha finito la sua parabola col chiudersi in gabbia da sé, probabilmente nell’abitacolo (due metri per tre) del proprio mezzo meccanico per recarsi (dove?) a ballare.

«Intellettuali nei caffè
Internettologi
Soci onorari al gruppo dei selfisti anonimi.
L’intelligenza è démodé»

Il trionfo tecnologico della comunicazione globale, orizzontale e condivisa, ha prodotto il collasso dell’intelligenza. Gli interrogativi esistenziali affidati ai motori di ricerca disegnano un finale ridicolo per la civiltà occidentale:

«Risposte facili
Dilemmi inutili.
AAA cercasi (cerca sì)
Storie dal gran finale
Sperasi (spera sì)»

E tutto scorre nell’indifferenza generale, cantando (e ballando) sotto la bufera:

«Comunque vada panta rei
And singing in the rain.»

E cosa fa l’uomo nella sua gabbia? Va a scuola di paradiso. Si reca in discoteca per l’estremo rito della distrazione occidentale.

In fila in mezzo al traffico o per entrare nel club, pazientemente come colui che ha raggiunto il massimo grado di illuminazione. Un’ora fuori dalla sua gabbia, l’uomo si dimena come un primate ballando all’unisono tra i suoi simili su musiche modulari che scandiscono slogan votivi rivolti al nulla, formule ripetitive e ipnotiche come mantra:

«Lezioni di Nirvana
C’è il Buddha in fila indiana
Per tutti un’ora d’aria, di gloria.
La folla grida un mantra
L’evoluzione inciampa
La scimmia nuda balla»

All\\\'epoca dell\\\'ideologia dell\\\'immanenza, il destino dell’occidente (la sua vetta) è la scimmia che balla:

«Occidentali’s Karma.
La scimmia nuda balla
Occidentali’s Karma.»

Ma così come il sudore in pista ha perso ogni fragranza animale, anche gli scambi tra individui hanno perso di umanità:

«Piovono gocce di Chanel
Su corpi asettici
Mettiti in salvo dall’odore dei tuoi simili.»

Non soltanto i rapporti sociali diventano asettici sulla rete, è l’umanità stessa a diventare sempre più virtuale grazie alla tecnica e alla cosmetica:

«Tutti tuttologi col web
Coca dei popoli
Oppio dei poveri.»

Il “metro sexual” è una scimmia nuda sterilizzata, priva di personalità, arida e incapace di passioni.

La virtualità dei “social” e l’onniscienza garantita dai motori di ricerca, per assurdo hanno prodotto una regressione intellettiva. La socialità e l’informazione tecnologizzate sono le nuove distrazioni di massa che ottundono l’intelletto occidentale:

«AAA cercasi (cerca sì)
Umanità virtuale
Sex appeal (sex appeal)»

D’altra parte, la sovrabbondanza di informazione riduce la capacità di elaborarla cristallizzando il senso critico.

L’evoluzione è dunque inciampata sull’insormontabile ostacolo della distrazione.

Al culmine della propria evoluzione l’homo Occidentalis balla:

«L’evoluzione inciampa
La scimmia nuda balla
Occidentali’s Karma.»

Il destino dell’occidente inciampa sulla distrazione:

«Quando la vita si distrae cadono gli uomini.
Occidentali’s Karma»

Caduto uomo si rialza primate. La postura buffa dei nostri cugini antropomorfi è uno “scimmiottare” la posizione eretta tipica di quello che una volta fu’ il culmine dell’evoluzione:

«La scimmia si rialza.»

Un declino allegro quello dell’occidente. Tutti stanno a guardare il dito e non la luna così che quando la scimmia nuda si rialza le masse applaudono intonando un coro da stadio.

«Namasté Alé»

E allora “ciaone”… Verso una nuova spiritualità priva non solo di trascendenza ma anche di intelligenza.

Parole che fanno senso (gustosa ambiguità di un fastidioso anglismo) perché un testo per funzionare deve pur avere una sua coerenza interna, una sua necessità. Ciò a prescindere dalla nostra capacità o volontà di capirlo perché come sostenuto da alcuni pensatori della radicalità noi siamo parlati dalla lingua e non l’inverso...

un caro saluto,
Alex


koalex   
 
   21-02-2017
A koalex e a chi, con questo nome, mi ha scritto privatamente:

Ricordo interventi non banali firmati Alex.
Quest'ultimo, alla Ionesco de Le sedie, con un ringraziamento credo ironico, con il prefisso KO a precedere Alex, è una resa, resa in stile Panella? (Alex finito KO...)

Saluto tutti con questa considerazione: Francesco Gabbani e il suo agreste ed eccellente paroliere, hanno centrato la ricetta giusta. Non esagerare né con concetti triti (le rose... le spine...), né con il cripticismo pur inserendo frasi e concetti a sorpresa.

Paolo Diodati




Paolo Diodati   
 
   02-02-2017
segnalo libro sul sodalizio Battisti-Panella (con tanto di di ringraziamento al prof. Diodati):

\"da Don Giovanni a Hegel\"

https://www.amazon.it/s/ref=nb_sb_noss?__mk_it_IT=%C3%85M%C3%85%C5%BD%C3%95%C3%91&url=search-alias%3Dstripbooks&field-keywords=Battisti+-+Panella+da+Don+Giovanni+a+Hegel&rh=n%3A411663031%2Ck%3ABattisti+-+Panella+da+Don+Giovanni+a+Hegel
koalex   
 
   13-09-2010
Caro Marcacci,
ho riletto i commenti e l’articolo di Ancillotti. Io salutavo il collega linguista con un “benvenuto sul ring”. Chi le dice che, saluto sul ring, Ancillotti non sia stato messo subito al tappeto e, per non prenderne altre, abbia deciso di scappare in silenzio?

A parte gli scherzi, Ancillotti ha voluto prescindere dal suo giudizio personale sui testi di Panella (che, da ascoltatore comune ed ex-rockkettaro, giudica delle autentiche schifezze: espressione sua) ed ha parlato esclusivamente da linguista. Convengo con lei sul fatto che avrebbe dovuto rendersi conto, come gli avevo raccomandato, di non parlare come se fosse in un’aula universitaria e non con degli studenti, ma con addetti ai lavori. Concordo anche sul giudizio negativo di alcuni aspetti della vecchia direzione e su quello positivo della pacata, saggia, non invadente, non irruente direzione attuale.


Paolo Diodati   
 
   12-09-2010
Bravo Simone! Ho avuto i brividi nel sentire quella ragazzina siciliana che per il secondo anno manda in delirio il pubblico con Amor mio. Ho riletto molti commenti a questo articolo. E' un vero peccato che non sia stato fatto un sunto dalla serie proposta. Non condivido assolutamente l'intervento del vecchio direttore. E condanno lo scritto del linguista Ancillotti. Tanto supponente, oscuro e altezzoso, da non degnare nessuno di una sola risposta. Direttore, non per riaprire il discorso, ma perché non fa notare ai collaboratori occasionali che rispondere a qualcuno è anche una questione d'educazione? Specialmente per uno che di professione fa il professore. Ma c'è qualcuno che ha capito un tubo del suo scritto ex-cattedra? Ma chi l'aveva sentita la mancanza di un linguista per giunta prolisso e oscuro?
Per favore, Direttore, non mi censuri. Ho fatto leggere l'articolo di Ancillotti a diverse persone di cultura. La frase più educata è stata questa: lo conosco bene Augusto. E' uno che si parla sempre addosso.
Domenico Marcacci   
 
   11-09-2010
Ieri sera sulla rete uno, due splendide canzoni di Mogol-Battisti (Insieme e Amor mio) hanno rispopolato, cantate da ragazzine di talento. Coro, pubblico e cantanti a decretare un successo forse maggiore di quello che ebbero all'inizio (quando, trenta, quaranta anni fa?).
Ancora grazie, prof, per il risalto che ha voluto dare a quel periodo d'oro della coppia Battisti-Mogol. Che pena, i successivi miagolii falso-intellettualoidi.
Simone   
 
   19-01-2010
Feninno credo sia il più grande conoscitore del periodo panella battisti e finalmente, dico, ha deciso di partecipare al gioco.Ora la questione si fa davvero interessante e penso sia doverosoa o per lo meno auspicabile una replica di Diodati e di tutti coloro che hanno affossato senza appello i testi dei dischi bianchi.
roberto   
 
   19-01-2010
Ciao a tutti
sono Francesco Feninno
La storia di Hegel - Mogol è ormai vecchia di anni, e telegraficamente ve la riassumo.
Tutto nasce da una semplicissima sovrapposizione,
H E G E L
M O G O L
alla quale sono state aggiunte altre considerazioni
1)Quando l'album uscì fu accompagnato da una serie di dichiarazioni di Pasquale Panella, rintracciabili in rete, delle quali ricordo qui le più significative :
Panella detesta la canzone governativa, la canzone serva : oltre a ricordare che la filosofia hegeliana divenne filosofia di stato, si deve porre l'accento sul fatto che proprio in quegli anni Mogol inaugurava il CET,(Tubinga?) quella scuola per autori di canzoni , tanto reclamizzata e che finora non ha prodotto nulla di significativo.

2) L'uscita del disco in una data simbolica , il 29 settembre
3) Una dichiarazione apparentemente assurda di Panella , passata inosservata e secondo me invece molto chiara.
"Hegel era un TERZINO, uno che difendeva la sua zona"
Mogol giocava appunto da terzino, nella nazionale cantanti

4)COntinue dichiarazioni polemiche nei confronti della canzone italiana (tiranneggiata dal mogolismo) e della donna ritratta in genere nei testi

Oltre a queste interpretazioni delle dichiarazioni di Panella aggiungerei tutto ciò che è contenuto nel testo della canzone
Battisti dichiara negli anni 70
"Voglio essere il fine dicitore della canzone italiana"

Ascoltando le sue canzoni si capisce che la ricerca della pronuncia corretta di tutte le parole è ancora viva anche nel periodo con Panella.
Sentite per esempio come pronuncia coscIenza in Estetica. La I si sente nettamente.
Oppure considerate la parola CENTOTRE, in A portata di mano: è un classico della dizione, almeno per i lombardi che la pronunciano sbagliando la o e la e.
Ecco, a fronte di una cura meticolosa nel pronunciare in modo corretto tutte le parole, nella canzone Hegel , stranamente ,Lucio( "lavorava moltissimo sulla melodia", Panella) pronuncia in modo sbagliato Hegel. Lo pronuncia alla napoletana: dice Hegèl.

E' praticamente un unicum, questo errore.
Pronunciato in questo modo, Hegèl suona come Mogòl.

Hegèl Tubinga suona come Mogòl Battìsti.
Certo siamo nel campo della fantasia pura. Ma andiamo avanti.


Panella detesta la canzone governativa, la canzone serva : oltre a ricordare che la filosofia hegeliana divenne filosofia di stato, si deve porre l'accento sul fatto che proprio in quegli anni Mogol inaugurava il CET, quella scuola per autori di canzoni , tanto reclamizzata e che finora non ha prodotto nulla di significativo.


Ultimamente Mogol ha dichiarato di non ricordare da dove abbia preso questo pseudonimo, ma è abbastanza semplice scoprirlo. Il Gran Mogol , quello vero , è il conquistatore di Costantinopoli, fondatore dell'omonima dinastia.
E' curioso inoltre notare che Lew Wallace ha scritto un libro sul gran Mogol, e Lew Wallace è l'autore di Ben Hur, titolo che riporta alla mente l'imperativo che l'Io di DonGiovanni rivolge all'ascoltatore. Segnalo e depennalo.

E fu come copiare di nascosto
fu come soffiare sul fuoco

La coppia Mogol Battisti produce un disco dopo l'altro, un progetto a tavolino che scivola sempre più nel commerciale. Soffiare sul fuoco significa alimentare un dissidio.Il dissidio lo vive Lucio, tra quello che sente di essere e quello che è per la critica italiana.

Poco dopo arriva una lei,

Lei nel suo bel nome era una Jena
Il bel nome è Grazia Letizia
Jena perché accusata da molti come la vera artefice del divorzio mogolBattisti,
( se fosse vero le dovrebbero dare l'Oscar, senza nulla togliere al periodo con Mogol, che ha generato grandi canzoni e grandi album come Anima Latina)

Qui però arrivano due o tre frasi che si intrecciano sia a Battisti Mogol, sia a Battisti Velezia e sia a Battisti Panella
Chi di noi il governato, chi il governatore
Chi fosse la provincia e chi l'impero son fatti che attengono alla storia

Aggiungiamo anche il presunto litigio sui diritti d'autore ( e persino quello su questioni di proprietà: ognuno esigeva la terra dell'altro. Ma potremmo anche aggiungere il cavalcato a pelo, che richiama in qualche modo uno dei pochi episodi noti della vita di Lucio, ossia la cavalcata Milano Roma fatta con Mogol, anche se i cavalli erano sellati!)


Saluti

Francesco
Francesco Feninno   
 
   02-01-2010
Gentile lettore-navigatore Simone, su questa questione ho già risposto in altri Commenti e ne “Lo scaffale di Tellus”. Ne ripropongo alcuni estratti. Confido che sia esaurita qui l’ulteriore spiegazione. Poi i collaboratori di TF, autori di testi pubblicati, possono rivolgersi al sottoscritto per altri chiarimenti. In via privata. Scrivendo alla mia e-mail redazionale. O sull’eventuale nuova dislocazione e prassi (nella pubblicazione) attorno a queste tematiche. A questo serve una direzione. Distinti saluti, Claudio Di Scalzo


Da “Claudio Di Scalzo: Come intendo la sezione dei “Commenti” in TELLUSfolio- 1 Novembre 2009-Lo Scagfafle di Tellus.

Le mie responsabilità riguardo a questo giornale-rivista on line sono scritte in calce a ogni pagina telematica. E a partire da questo ruolo intervengo sulla questione dei “Commenti” e su come, io, intendo, e propongo, e, auspico siano. (…)
TELLUSfolio non è un giornale nato per accogliere, a partire dalle sue sezioni, alcun tipo di sfogatoio, confessione a ruota libera, dichiarazione ideologica continua, caccia da grafomani verso VIP della cultura per viverne il riflesso, passione totalizzante per la politica, per l’eros, per la letteratura. Cioè non intendiamo mappare qualsiasi vocazione logorroica o esistenzial-narcisistica così come essa si manifesta. Anche nobilmente o ignobilmente vocata dietro lo sventolio di qualche bandiera politica, o passione, o gioco, o vendetta, o dedizione, o blandizie infinita letteraria o calcistica o accademica...
Intendiamo approfondire le diverse tematiche politiche e culturali.
Esiste una linea editoriale e un progetto culturale, mobile, certo, ma che filtra e sceglie il materiale da pubblicare. E che in questa scelta tiene conto del complesso delle sezioni del giornale. (…)

Dunque ribadisco e metto in bella copia e sintesi l'ABC sui “Commenti (…)



PRONTUARIO IN FORMA DI TRITTICO PER I COMMENTI

1. I “Commenti” non possono configurarsi come una sorta di blog personale organizzati da chi ha la cura di una sezione in TELLUSfolio. O di una rubrica. O di interventi fissi. Il giornale-rivista on line Tellusfolio necessita nella sua parte giornalistica di commenti sintetici, efficaci, non ridondanti o virati nella autoesaltazione. Tf necessita nella sua parte rivista-Critica della Cultura di interventi che non scadono nella guerra per bande culturali e che nel caso di COMMENTI ampi, saggistici, devono essere concordati con la direzione per avere, nel caso, pubblicazione in prima. A TELLUSfolio non interessa diventare nei Commenti un forum o una comunità infinita di chiacchiere. On line ci sono spazi per questo tipo di prassi. Basta in essi inserirsi. In Tf, no.
2. È opportuno che i “Commenti” non scadano in un ripetitivo chiacchiericcio. Che siano argomentati senza l’eccesso di fastidiose battute polemiche. TELLUSfolio non ambisce al Cabaret sul web. La Direzione necessita di conoscere da parte dei collaboratori l'evoluzione dei testi culturali proposti. Non accetta che quanto iniziato su TF poi emigri senza che la Direzione ne sia avvertita su altri blog e siti con conduzione dubbia e fini non chiari. Se ciò accade la collaborazione si interrompe.
Se i lettori-navigatori necessitano di una maggiore intimità, anche nel litigio, si scambino per e-mail.
3. È comprensibilmente opportuno che altre sezioni abbiano la loro visibilità necessaria e non vengano soffocate, in materia di “Commenti”, da un’unica problematica. La Direzione privilegia la sezione COMMENTI “Un'area interamente dedicata ai lettori” perché qui i diversi pareri e testi si mischiano, si integrano, si sedimentano offrendo un panorama complessivo delle collaborazioni e delle tematiche in progress o del momento. Fondamentali per questo che la grafomania narcisistica di alcuni collaboratori o di commentatori stabili od episodici non soffochi il tutto. Perché ciò NON accada, nel mio ruolo, mi adopererò.
Il mio auspicio è che i lettori e i navigatori che hanno a cuore questo giornale on line si attengano a questo semplice Trittico.

Claudio Di Scalzo





Claudio Di Scalzo (ancora) sui Commenti   
 
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