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   08-07-2009
Milo Massimiliano Martinelli

ho preso gradualmente le distanze dal cattolicesimo, fino a renderle, ad oggi, incolmabili.
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Generalmente si dice che dal punto A al punto B c’è la medesima distanza che tra il punto B e il punto A. Ma questo vale per le misurazioni di questo mondo visibile e tangibile.
Ricordo una frase, spontanea quanto profonda, attribuita a Padre Pio e rivolta all’ingegnere che stava progettando l’Ospedale della Divina Provvidenza; sopraffatto dall’imponenza dell’opera l’ingegnere ,che voleva essere esonerato dall’incarico, aggiunse tra le altre motivazioni: “Ma io non credo in Dio!”. Fu così che Padre Pio, con la semplicità che lo distingueva, gli rispose: “Ma Dio crede in te!” Proseguì l’opera che oggi ammiriamo nella sua imponenza.
Ti sei allontanato dal cattolicesimo, ma il cattolicesimo si è allontanato da te ?
Ripeto cattolicesimo non limitatamente al confessionalismo occasionale.

Rosario Amico Roxas   
 
   08-07-2009
Apprezzo e condivido l'intervento di Amico Roxas. La mia era solo una "butade" un po' ironica.
Credo che Paolo VI, incompreso dai più, sia stato il miglior Papa del secolo scorso.
Personalmente, dall'epoca della sua morte, e poco dopo da quella di Luciani, ho preso gradualmente le distanze dal cattolicesimo, fino a renderle, ad oggi, incolmabili.
Saluto!
:)
Milo Massimiliano Martinelli   
 
   08-07-2009
x Milo Massimiliano Martinelli

L’invito rivolto al Vaticano di distribuire le proprie ricchezze ai poveri è antica e non originale; non voglio difendere questo Vaticano con le sue sviolinate al mondo capitalistico, desidero solo evidenziare l’inutilità della richiesta. Se il Vaticano distribuisse le sue ricchezze non risolverebbe il problema di fondo, tamponerebbe una piccolissima parte degli effetti senza contrastare la causa, rimanendo privo dei mezzi per proseguire l’opera che molti sacerdoti svolgono, spesso, molto spesso malgrado il Vaticano. Mi riferisco alla condanna comminata dall’allora cardinale Ratzinger alla Teologia della Liberazione e imposta al pontefice Giovanni Paolo II.
Quella condanna si perfezionò nell’incontro tra Giovanni Paolo II e il vescovo mons. Romero, che fu tenuto sotto il rigido controllo del cardinale Ratzinger con le forme inquisitorie che già aveva esercitato in Vaticano, seguendo u n itinerario programmato che lo avrebbe portato al seggio di Pietro. Ma l’uccisione di mons. Romero su quell’altare trasformato da un cecchino in un nuovo Golgota, trasformò il pontificato di Wojtyła, tant’è che elaborò l’enciclica Centesimus Annus, nella quale rivaluta e condivide i segni ispiratori della teologia della Liberazione.
Questo pontefice non farà mai riferimento a quell’enciclica che perfeziona l’itinerario del Magistero sociale della Chiesa nella Sociologia del Nuovo Umanesimo.
Ora promulga una enciclica sulla Carità; non intendo parlarne perché sono appena alla prima lettura e un documento pontificio va letto, studiato, ponderato, analizzato nei singoli termini; sarebbe importante poter studiare anche le elaborazioni precedenti, le correzioni, i ripensamenti (come ebbi modo di fare con la Populorum Progressio di Paolo VI) per poi offrire una lettura “laica”, cattolica e universale. La mia prima impressione è che si tratta di un documento “interno” della Chiesa, dal quale ricavare un decalogo che impone un tipo comportamentale ai credenti, evitando accuratamente di urtare la sensibilità di questo Occidente capitalista che sfocia nell’egoismo e nel neo-colonialismo. Quest’ultima enciclica, ricercando credibilità, cerca un confronto con la Populorum Progressio, ma effettuando una lettura troppo furba per poter essere universale, selezionando talune affermazioni e trascurandone altre ben più significative.
Promulgata alla vigilia del G8 non accenna nemmeno all’intervento di Paolo VI alle NU, sarebbe stato un vero esempio di umiltà e di riconoscimento dei valori che vengono, invece, misconosciuti e mimetizzati in un eccesso parolaio.
Paolo VI nel discorso all'Assemblea dell'ONU indicò in quell'organismo lo strumento di promozione e di equilibrio fra tutti i popoli della terra e incoraggiò l'ONU:

'a diffondere la cultura, a dare una moderna assistenza, a mettere a servizio di tutti le risorse della scienza e della tecnica ai fini di giustizia internazionale'.

Benedetto XVI non si rivolge ai potenti della terra, identificando nella “carità” cristiana la sua interpretazione della solidarietà, con un linguaggio curiale che non diventerà mai universale, anche perché finisce (e ce lo aspettavamo) con il riconoscere parità di valori per tutte le religioni, aggiungendo però una più elevata “parità” per la religione che vorrebbe dominare . (Il paragone non è blasfemo, perché si evidenzia da solo, con quell’altra affermazione: “la legge è uguale per tutti, ma per il presidente del consiglio è un po’ più “uguale”.)
E’ il metodo della Chiesa che deve cambiare, perché non basta indicare nella carità il fine.
Ciò che Benedetto XVI trascura di riconoscere nella Populorum Progressio, e per questo non ne parla, selezionando solo ciò che gli serve, è la concretezza delle proposte, il rigore per una nuova promozione umana e sociale: la PP si presenta non solamente come una pastorale pietistica, che fa appello alla carità cristiana, ma si trasforma nella nuova sociologia dell’umanesimo integrale, ponendo una pietra miliare nel pensiero sociale della Chiesa, destinato a tutti gli uomini, senza differenze di censo, cultura, religione o colore della pelle.
Ne scaturisce anche il concetto di un diverso e nuovo peccato: il peccato sociale, che Ratzinger rifiuta, confuso e assediato come si ritrova dal neo-liberismo.
Ma dovremo riparlarne, non senza avere capito tutto ciò che della Populorum Progressio non è detto in questa “Caritas in veritate”;, perché la verità non è, e non potrà mai essere manipolabile.



Rosario Amico Roxas   
 
   07-07-2009
Se Joseph Alois Ratzinger, che è sicuramente cattolico, non si comporta da cristiano [milioni di morti di aids a causa dell'assurda lotta ai preservativi, detenere la ricchezza e il lusso senza donare in proporzione(non meno del 50%! memento!), ecc...], perché mai dovrebberlo essere nientepopodimenoché dei poveri politici cattolici !!! Un pò di comprensione...
:)
Milo Massimiliano Martinelli   
 
   07-07-2009
Non è possibile nobilitare la figura di Giovanardi in nessun modo, meno che mai attribuendogli valori cattolici o cristiani.
E' uno dei più servili servitori del cavaliere, al punto di essersi inventato un comitato promotore per promuovere la candidatura del cavaliere al premio Nobel per la Pace (ovviamente comitato a spese del medesimo cavaliere !); l'idea sarebbe stata quella di ottenere anche la sola candidatura per utilizzarla come viatico etico idoneo a cancellare le porcate del cavaliere.
La statura dell'uomo Giovanardi non merita nessuna attenzione, si espone da solo al pubblico ludibrio.
Rosario Amico Roxas   
 
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Dir. responsabile Enea Sansi - Reg. Trib. Sondrio n. 208 del 21/12/1989 - ISSN 1124-1276 - R.O.C. N. 32755 LABOS Editrice
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