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Yoani Sánchez. Coltivazioni di breve periodo
 
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   13-11-2008
Gaviotazalas, per rispondere strago questa volta quasi tutti dati da «Arquitectura e urbanismo de la revolución cubana» di Roberto Segre, uno degli storici e critici della architettura latinoamericana e mondiale più prestigioso, un milanese. Un libro (Editorial Pueblo y Educaciòn, 1989) che lei deve conoscere molto bene, visto che è un testo fondamentale nella Facoltà di Architettura dell’Avana, dove lei si è laureata.
Lo che lei chiama Gardaland, ossia il Parco Lenin, è una struttura di 7 chilometri quadri (tanto quanto l’isola Ponza) che fa parte del complesso Giardino Botanico Nazionale e Giardino Zoologico Nazionale. Lì, oltre al parco di diversioni stilo giapponese, ci sono la Scuola Nazionale d’Equitazione, l’acquario, l’anfiteatro, il cinema all’aperto, il rodeo (posto dove si svolgono competizioni e dimostrazioni tipiche dei contadini con cavalli e tori), la galleria di arte «Amelia Peláez», la peña letteraria, la casa del tè «1740», due aree per bambini, il complesso di piscine, la ministazione ferroviaria «Inglese», il Palazzo dei pionieri «Ernesto Guevara» (1.000 di capacità), il campeggio «Volodia» (oltre 250 di capacità), vari kioski, caffetterie e due ristoranti, uno di loro fra i più importanti dell’architettura rivoluzionaria, «Las ruinas».
Il Parco Lenin è un complesso educativo, sportivo, ambientale e ricreativo con capacità giornaliera per 65.100 persone. Nei primi 10 anni d’esistenza lo avevano visitato più di 7 milioni.
Altro che Gardaland.
A parte dei cittadini di Città dell’Avana – quelli da «tenere buoni e calmi» – arrivavano liberamente quelli della provincia L’Avana – i «poveri guajiros» –, spessissimo in viaggi organizzati. In un radio di 45 km circa rientrano più del 25% della popolazione cubana, dove ovviamente ci sono i «poveri guajiros». In più, come il Parco è direttamente collegato all’anello veicolare dell’Avana, che allaccia i ramali est e ovest della autostrada nazionale, arrivavano da molto più lontano altri «poveri guajiros», quelli che la governo non interessa “tenere buoni e calmi”.
Per ultimo, volevo contestare la visione di «campi di concentramento» delle scuole interne nella campagna, però forse non c’è bisogno: Gaviotazalas, lei non sa cosa sia un campo di concentramento.

Leonardo Mesa   
 
   11-11-2008

Il risultato dil CORDONE è:

1-Un piano Urgente (aprile 1967-1968) per dare di mangiare a gli abitante della Avana, quelli de tenere buoni e calmi sempre perchè e la capitale e la sede del dittatore.

2-Il Parco Lenin per i bambini -"della Avana"- perche gli altri poveri GUAJIROS del campo dovevano essere Vanguardia, destacati, o fare dei sacrifici per attraversare la isola e arrivare al sognato GARDALAND di CUBA.

3-Grazie al Cordone di Agrumi JAGUEY GRANDE MATANZAS - dove vivi sei anni- i bambini venivano portati a lavorare con solo 12 anni per quattro ore diarie obbligati a complire delle quote di lavoro, -al contrario gli facevano lavorare il weekend,- Dovevano caricare grossi pesi durante quelle ore di lavoro a cambio de un sistema STUDIO -LAVORO , che realmente non erano altro che campi di concentramenti, dove i bambini venivano separati d'allora dei genitore e andavano in mani della RIVOLUZIONE la quale aveva, il terreno libero per fare di NOI IL UOMO NUOVO.

Il verdadero CORDONE i quello che tira del collo al popolo cubano, con la mano della DICTATURA e di quelli che la difendono.

saluti



gaviotazalas   
 
   09-11-2008
Il Cordone dell’Avana, fu un piano (aprile 1967-1968) che consisteva in bordare l’Avana di una fascia verde di 30.800 ettari con coltivi, allevamenti e foreste. Includeva la costruzione di nuclei urbani e centri ricreativi satellite. Molti confondono il Cordone con altri piani agropecuario non esenti d’errori, anche gravi.
Nel Cordone dell’Avana si costruirono più di 4.500 abitazioni, 310 fattorie per maiali, polli, mucca e cavalli e altre istallazioni d’appoggio cui obbiettivo prioritario era le forniture della capitale, cui popolazione aumentava inarrestabilmente nella zona più stretta con minore area coltivabile, anche se di buona qualità.
Prevedeva 19.000 ettari di fruttali intercalati da cafè, 15.000 di agrumi, 6.500 di pascoli, 400 di boschi ed laghi artificiali per la acquicoltura, annaffio, la ricreazione e, anche per approfittare l’acqua del periodo piovoso e dei cicloni evitando o diminuendo, a sua volta, i danni per inondazioni.
Risultati del Cordone sono il Parco Lenin, il Giardino Botanico Nazionale, uno dei più importanti di America Latina, il Parco Metropolitano (non concluso), il Zoologico Nazionale (non concluso) e varie comunità, alcune ormai co-urbanizzate.
Il latte prodotto nel Cordone contribuì a mantenere per 30 anni il litro (prima 1 l, dopo 0,9 l) giornaliero (20-25 ¢ se per la libreta, $1 se liberato) per i bimbi fino a 14 anni, gli anziani e malati cronici, più del 33% della popolazione; fare lo yogurt (40-80 ¢/l), il gelato Coppelia (40 ¢/palla) e l’Ecil (20 ¢/palla), il formaggio Nela (simile al Philadelphia) (50 ¢/90 g, credo). Certo, tempi passati; però, se ancora si ricordano i passati errori della Rivoluzione, forse, sarebbe conveniente ricordare anche questo.
Grazie al Cordone e ha altri interventi nell’Isola della Gioventù e Matanzas, Cuba è uno dei principali produttori mondiali d’agrumi, 20° posto nel 2005, e ha un numero di cavalli pro capita dei più alti.
Se questi non sono risultati…
Il Cordone si vincolava ad altri piani nell’entroterra, come l’aumento della produzione e meccanizzazione della canna di zucchero e il riso. Uno dei quartieri arroceros (produttori di riso) nati con questi interventi si ubica nel mio paesino: il “Plan Arroz”. Quei contadini, che sembravano il riso con i piedi, abitavano in un’unica stanza con pavimento di terra e tetto di foglia di palma e i figli morivano di vermi e varicella, grazie alla riforma agraria sono oggi ricchi; però, stranamente, molti sono contro la Rivoluzione. La ricchezza fa male alla memoria, credo.
Il Cordone dell’Avana rimasse sotto le aspettative; però, in ogni caso, fu un’opera colossale nelle condizione economiche di quei tempi e che ancora oggi è importante per l’agricoltura, l’ambiente e il somministro alimentario della capitale.
E i maiali? Ebbene… si deve chiedere agli USA della febbre porcina. E il cafè e le frutta? Si deve chiedere a loro della Roya del cafè (Hemilea vastatrix) e la Muffa Blu (penicillium spp.). E gli ortaggi? Chiederli a loro del Thrips palmi. Sempre loro: gli USA e Miami. E parliamo solo del Cordone dell’Avana e dintorni; oltre c’è tanto da raccontare.
Se gli USA dovessero pagare il conto…

Leonardo Mesa   
 
   09-11-2008
sono curioso, però, di capire cosa propone yoani per far fronte alle distruzioni di gustav, yke e paloma. Non è che dopo una catastrofe di questa fatta ci sia da inventarsi qualcosa di mirabolante. Bisogna solo darsi da fare, ricostruire e coltivare la terra. La coltivazione di alimenti che hanno bisogno di poco tempo per crescere è una necessità.
nino   
 
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Dir. responsabile Enea Sansi - Reg. Trib. Sondrio n. 208 del 21/12/1989 - ISSN 1124-1276 - R.O.C. N. 32755 LABOS Editrice
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