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Carlo Forin. A Danila Celant sulle presunte banalità del Papa e sulla laicità
 
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   09-11-2009
Cara Danila Celant,

Le rispondo volentieri agevolato dalla Sua chiusa: “Quanto alla mia vita,è nelle mani di Dio.Confido che ne disporrà secondo giustizia e misericordia, qualunque sia il mio destino.”
Mi tonifica!
La pubblicazione on line, oggi 9 novembre, di due miei articoli su www.agoramagazine.it, mi agevola ulteriormente il dialogo.
Io credo in Cristo come se fossi l’ultimo sulla terra a credere!
La sua lunga ed accorata mail prova che Lei sta testimoniando la Sua vita e non sta facendosi scorrere il destino addosso senza stare con i più deboli: questo è il messaggio di Cristo!
Beati i poveri di Spirito, beati quelli che hanno sete dello Spirito e vedono i vuoti tremendi che vivono tanti, troppi!
Il Vaticano è corresponsabile della Legge 8 agosto 2009, quale cofirmatario dei Patti Lateranensi. Oggi è festa della Dedicazione Basilica Lateranense; chissà che qualcuno mediti sulle Sue piaghe che mi ha descritto e sul Patto che non ha stracciato. Pensi chi vive in Vaticano alla sua anima e al suo destino!
Io, “quoquoversus obvio, gaudens obibam” andrò pieno di gioia in qualunque direzione dovrò andare!

Carlo Forin   
 
   08-11-2009
Caro Carlo Forin,
leggo la sua "risposta" con enorme ritardo,dato che l'ultima cosa che potevo immaginare era che la mia lettera fosse stata pubblicata e che avesse dato luogo a una polemica.Ma sia chiaro:mi assumo in pieno la responsabilità delle mie affermazioni e la rassicuro,visto che la prospettiva che io appartenga a quel 12% di credenti che la domenica va a messa la mette tanto a disagio:coerentemente con le convinzioni che ho maturato,non mi considero più parte della Chiesa Cattolica,ormai da tempo.Sono una persona che non sa vivere nell'ambiguità e nell'ipocrisia dei veri "baciapile",che non sono affatto coloro che sinceramente si sentono parte della sua Chiesa,con le cui posizioni posso dissentire,ma che comunque rispetto come ho sempre democraticamente fatto.I veri "baciapile",caro Forin,sono coloro che esprimono un opportunistico ossequio nei confronti delle gerarchie,e non si curano di informare la loro vita alla sostanza del messaggio evangelico,anzi,con i loro stessi comportamenti si pongono in antitesi rispetto ad esso.Eppure,- e mi scuso se potrà ravvisare in questa affermazione un tono provocatorio -a lei evidentemente questo non dà fastidio quanto una persona che esprime apertamente ciò che pensa,e se ne assume la responsabilità.Mi permetta di dire che non ne sono stupita.Ciò che posso dirle è che il disagio che mi ha condotto ad abbandonare per sempre la Chiesa Cattolica è anche quello di tanti credenti che vanno a messa,e mi dispiace se questo la inquieta.Dovreste avere il coraggio di affrontare questo disagio,questo senso di lontananza e di distacco che anch'io ho provato di fronte a certe posizioni assunte dalle gerarchie.Dovreste cercare di entrare nel cuore di chi sente l'estraneità di una Chiesa che sembra più interessata a manifestarsi politicamente - e va bene,un'altra provocazione - che a capire che cosa alberga nel travaglio spirituale di tante persone.Dovreste chiedervi che cosa stiamo diventando,che razza di paese è quello in cui si infierisce sui più deboli,sui "diversi",sugli immigrati,nella più assoluta impunità materiale e morale.E' "cristiano",questo?Eppure coloro che predicano l'intolleranza sono gli stessi che sono pronti a fare del crocifisso un simbolo dell'identità italiana "contro gli islamici"(sapesse che cosa mi è toccato leggere nei blog,in questi giorni...alla fine mi è venuta la nausea).Per i "voti cattolici" si fa questo e altro.Questo non le crea "disagio"?Davvero il problema è chi si permette di dissentire dalle gerarchie?Io insegno.Sono ogni giorno in trincea.Vedo i ragazzi,sento il loro smarrimento,il loro vuoto,la ricerca,a volte muta,a volte provocatoria,di un punto di riferimento,di un dialogo,o semplicemente di un po' di attenzione.Hanno paura del futuro,pensano che tutto sia inutile,anche studiare,e non per pigrizia:perché pensano che là fuori li attenda una società corrotta,in cui tutti sono in vendita,in cui tutto si compra,in cui il confine tra ciò che è morale e ciò che è amorale è una linea tracciata nel nulla.Crede che le encicliche di Ratzinger,che pure il docente di religione fa leggere a questi ragazzi abbiano un qualsiasi significato per loro?Molti di loro,anche quelli che si avvalgono del'IRC,non conoscono la Bibbia,non ne posseggono neppure una copia in casa.In sostanza,non conoscono la Parola.Per concludere - e mi scuso se ho messo troppa "carne al fuoco",il punto è questo:se la Chiesa Cattolica intende parlare ad uno "zoccolo duro" di credenti che accettano integralmente e senza discutere le direttive delle gerarchie,o se intende parlare a tutti gli uomini.Se intende chiudersi in una serie di "diktat" o se ha il coraggio di discutere con chi fa osservazioni scomode.Se preferisce confrontarsi con chi cerca di dare un senso etico alla sua vita e ai suoi comportamenti,anche se non condivide le prese di posizione delle gerarchie,o se si accontenta dell'ipocrita ossequio degli "atei devoti".Quanto alla sua ironia sul fatto che io non rischio il "martirio":né io né lei sappiamo che cosa ci attende.Se in questo paese dovessimo perdere la democrazia,sono pronta a pagare il prezzo della mia incapacità di "adeguarmi" all'ipocrisia e alla brutalità corrente.D'altra parte ho subito due anni di dolorosissimo mobbing per essermi opposta alla prepotenza delinquenziale di un gruppo di individui,e non pretendo che lei comprenda,solo chi ci è passato può.Quanto alla mia vita,è nelle mani di Dio.Confido che ne disporrà secondo giustizia e misericordia,qualunque sia il mio destino.
Danila Celant   
 
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Dir. responsabile Enea Sansi - Reg. Trib. Sondrio n. 208 del 21/12/1989 - ISSN 1124-1276 - R.O.C. N. 32755 LABOS Editrice
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