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Marco Cipollini: La realtà della realtà (V)
 
Commenti presenti : 4 In questa pagina : da 1 a 4
   26-08-2008
Complimenti! Così è che s’insegnano e s’imparano le scienze: assieme alle percezioni e le emozioni. Serve a poco insegnare ad immagine e somiglianza dell’insegnamento, invece della vita. La scienza senza poesia è carbonio.
Un forestiero   
 
   26-08-2008
Ottimo esercizio, caro Marco!
Che potremmo utilmente complicare!
Da "Dei cinque sensi la vista è il testimone più sottile."
senso valido oggi; potremmo immaginare che non sia sempre stato il primo senso. E' mia opinione che l'udito sia stato il primo senso duemila anni fa e che l'odorato prevalesse fino a quattromila anni fa. E dò quest'idea senza elencare le motivazioni.
Com'era realmente immaginato il mondo al prevalere di altri sensi su quello della vista, finestra che accoglie e ricapitola oggi tutti gli stimoli?
Carlo Forin   
 
   26-08-2008
Caro Valerio, "io non la giro come voglio", ma quanto da me esposto si basa esclusivamente su affermazioni scientifiche (vedi la microbibliografia acclusa, che consiglio ai lettori di leggere). Il fatto che tutti concordiamo sui fatti visivi è perché tutti abbiamo il medesimo apparato visivo-neurale. Se venisse qua un alieno che captasse i raggi infrarossi o quant'altri, vedrebbe un'altra realtà (e così è per molti animali!). Noi vediamo ciò che siamo predisposti a vedere e questo, sia ben chiaro, NON corrisponde a una realtà universalmente oggettiva. E' così, Valerio, lo dice la scienza dell'ottica. Forse, perché tutti vedessimo una realtà oggettiva e universale, bisognerebbe che captassimo tutti tutta la stragrandissima gamma delle onde elettromagnetiche! Da impazzire. Ma poi resta la questione della materia oscura ecc. ecc. Ogni giorno che passa è proprio la scienza che allontana sempre di più i limiti del conoscibile... Ma sono d'accordo che, sic stantibus rebus, è ovvio che ci comportiamo "in pratica" (espressione da me asai ripetuta) come se questa fosse l'unica realtà oggettiva... Ma non è né unica né oggettiva. Insomma, ciascun ente creaturale, ha "giustamente" una visione propria dell'essere, e io non mi sento di dire a un vipistrello (lo scrivo così) che la sua visione notturna e ultrasonica è meno precisa e oggettiva della mia... perché non lo è affatto! Quanto alla matematica, sono proprio i filosofi della scienza a chiedersi se essa (detto sbrigativamente) corrisponda a una realtà oggettiva o a un ordine logico suo proprio. Il fatto del missile "intelligente" che colpisce un bicchiere (dopo l'Iraq, mi pare un esempio poco feice) NON dimostra che la "sua" realtà abroghi le altre, ma che la sua realtà funziona; ciò non toglie che anche le altre facciano altrettanto. Forse, bisogna essere un pochino meno non eurocentrici, ma addirittura antropocentrici... Ancora; non ho trattato quanto sopra "sub specie eternita[ti]s", perché mi sono sempre attenuto a una realtà immanente, considerata (attento!) secondo il mito della Scienza (sì, caro Valerio, ha ragione Vico). Ai limiti dell'immanente arriverò con il VII e ultimo saggetto. E soprattutto, considera che io sono un poeta, il quale (come ho ricordato rinviando al mio "Decalogo di poesia") considera il mondo in modo contraddittorio e armonico, e ciò, in tutta questa buriana di plurioggettività, mi pare alquanto saggio. E anche questa della poesia (di tutte le realtà della poesia) è una realtà che non ha nulla da invidiare a quella scientifica, assolutamente riduzionistica. Ne riparleremo nelle prossime puntate. Un abbraccio, Marco
Marco Cipollini   
 
   25-08-2008
Caro Marco,
girala come vuoi ma noi siamo condannati a con oscere il conoscibile così come ci appare. Giustissime molte tue osservazioni ma voglio aggiungere che l'umanità in questo mondo fenomenico si muove abbastanza bene; quello sub specie eternitas lasciamolo agli angeli. La cosa che mi colpisce è che tuttavia una base certa deve esistere. Ti porto un esempio: un missile scaraventato su una luna di Saturno mi può centrare un bicchiere. Non è proprio così ma ci siamo vicini. Cosa voglio dire? Che il linguaggio matematico riesce a "leggere" la Realtà e quindi questa realtà, oltre l'apparenza cioè come ci appare, dev'essere ben concreta. Un altro esempio: la scienza opera su un corpo malato e, in qualche caso, lo guarisce. Anche qui mi pare che la lettura della realtà sia piuttosto precisa. Poi se noi viviamo in un sogno o no, è una questione da rimandare all'altro mondo proprio nel senso che può esserci un altro mondo o altri mondi possibili che forse la scienza potra esplorare virtualmente o concretamente. Chi sa poi se la Realtà della Realtà non sia la sua irrealtà.

Un abbraccio e arrivederci a presto

Valerio


Valerio Vallini   
 
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