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Laboratorio di Lettura e Scrittura Poetica di Vicenza: Marco Rampon. Ivana Cenci (5)
 
Commenti presenti : 2 In questa pagina : da 1 a 2
   21-11-2007
Desidero anch'io riportare qui il commento alle poesie di Marco Rampon, sgusciato via chissà sotto quale pila di bit!

La poesia di Marco Rampon ha la leggerezza propria delle cose in movimento e del muoversi intorno alle cose; si dispiega in versi che chiedono spazio, si allungano, alcuni arrivano in velocità al margine del foglio e solo allora si rassegnano ad andare a capo. Il posizionamento e la costrizione del testo nei limiti della pagina, da una parte, e la vitalità - direi l’irrequietezza - della parola dall’altra, sono due aspetti che possiamo considerare metaforicamente come la possibilità o meno che ha il testo di aprirsi a una pluralità di senso. Questa considerazione suscita delle domande: può il poeta prendere una posizione, qualunque sia, per mezzo della poesia? Oppure è il testo scritto, con l’inviolabilità del suo senso più intimo, il solo a poter prendere posizione? La questione è aperta. Per parte nostra riconosciamo volentieri al testo questa facoltà; quel che ce ne viene in cambio è la possibilità e il piacere di con-versare (che significa girare insieme, cambiare continuamente posizione insieme); approfittiamo dunque del mezzo di locomozione messo a disposizione dal poeta Rampon, e “Se la marcia è innestata il cambio gira…… Se il motore canta…..Se l’amico di sempre conduce e lo sguardo è sereno…….. Se ancora il mio amico pilota tutto gira e gli ingranaggi inseguono il movimento…..” cominciamo pure a girare intorno al testo, e da ogni posizione cavare un senso; in fondo, dice Rampon “Se preciso ma non giro forse non vedo”. Forse.
C. Romano   
 
   12-11-2007
Non avendo trovato il mio commento alle poesie, lo aggiungo in questo spazio.

Marco Rampon conduce il lettore alla rottura con la superficialità, invia messaggi volti a mostrare la quotidianità nei suoi particolari anche frustranti, volgendo repentinamente la realtà alla sua natura più schietta, dove non c’è posto per l’inganno, l’apparenza. Si assapora la materialità che è attorno a noi, che lascia l’amaro in bocca se la si riesce a scorgere dietro le tende fascianti della banalità. L’angoscia per l’ipocrisia umana, per i gesti ripetuti e mai assimilati nella loro essenza, svogliatamente compiuti senza conoscerne il significato, annulla l’effetto benefico persino del natale, momento in cui tutto sembra essere migliore ma in cui pesano come macigni quelle “angosce sempre pari”, le “consolidate frustrazioni” che si ripetono ciclicamente anno dopo anno (poesia “Si appresta natale”). La gioia è effimera quando la si intende dovuta. Si sente forte il contrasto tra la teoria e la pratica, con privilegio per quest’ultima in “Forse”, emblematico inno alla ignorante dottrina che non è suffragata dall’esperienza, preminente fonte di intelligenza, troppo spesso relegata a piani secondari della percezione umana.
L’autore trova piacere nella descrizione dei dettagli, che ci fanno conoscere persino “l’interno dell’autovettura”, come fosse una seconda casa in cui si è calati in una dimensione nuova che costituisce il momento dell’ipotetico controllo sugli eventi della vita, che ci porta con ironia in una direzione ben stabilita, che saremo noi a credere di dirigere.
Nel componimento “Rossa Bocca” Marco Rampon stupisce con la sua originalità, si abbandona al sogno in cui quel rosso assurge a motore del mondo. Si chiama in gioco la fantasia e la sua assenza, la contemplazione della bellezza ed il nulla, il moto e l’immobilità…e in tutto questo egli interagisce con le forze misteriose della vita.

EloZ (poeta).

EloZ   
 
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